"Cancellate quella scritta!" tuona la giornalista di Reuters. Ma Treccani le spiega che "Non siamo in uno Stato etico in cui una neolingua ripulita rispecchi il dover essere"...
La Treccani ha risposto a tono ad Anna Irrera, la giornalista di Reuters che si è dichiarata basita per aver letto sul dizionario la frase “lavorare come un negro”. “Wtf, what the fuck (tradotto: “ma che diavolo?”) – scrive la giornalista in un tweet – “Forse sarebbe il caso di togliere la prima espressione?”. Treccani ci pensa e poi risponde a tono. Un colpo ben assestato contro il politically correct. “Buongiorno Anna – scrive la redazione – Scusa per il ritardo, in allegato la nostra risposta. Un saluto!”.
Dopo il punto esclamativo c’è anche uno smile, che noi del Sussidiario.net abbiamo apprezzato molto. “In un dizionario – scrivono i linguisti – non è soltanto normale ma è doveroso che sia registrato il lessico della lingua italiana nelle sue varietà e nei suoi ambiti d’uso: dall’alto al basso, dal formale all’informale, dal letterario al parlato, dal sostenuto al familiare e anche al volgare”.
TRECCANI: NON SIAMO UNO STATO ETICO CON UNA NEOLINGUA RIPULITA
Il battibecco a colpi di tweet ha coinvolto una giornalista dell’agenzia di stampa britannica Reuters e l’enciclopedia più famosa d’Italia. “Si può cancellare quella scritta?” chiede la giornalista. Ma l’enciclopedia risponde di no. E lo motiva con argomentazione secca e schiacciante. “Il dizionario – scrive la redazione – ha il compito di registrare e dare indicazioni utili per capire chiaramente in quali contesti la parola o l’espressione viene usata. Starà al parlante decidere se usare o non usare una certa parola; se esprimersi in modo civile o incivile”. Stoccata finale, una citazione da 1984 di Orwell. “Non siamo in uno Stato etico in cui una neolingua “ripulita” rispecchi il “dover essere” virtuoso di tutti i sudditi”.
