Con la giusta preparazione il trekking diventa davvero un piacere
Affrontare un trekking in montagna non è solo questione di svago o spensieratezza: serve consapevolezza e il giusto equipaggiamento per trasformare un’avventura tra i sentieri in un’esperienza indimenticabile… e non in un incubo.
Lasciarsi tutto alle spalle per qualche giorno per andare in montagna ad imboccare sentieri che serpeggiano in mezzo alla natura, respirando l’aria pura dell’altitudine, è un buon modo per ricaricarsi. Fare trekking è la passione di chi ama stare all’aria aperta, ma anche una sfida personale, un ritorno alle origini, un’esperienza che mette alla prova corpo e spirito. Ma attenzione: non è un gioco. Quando si parla di camminate di più giorni in quota, la parola “sopravvivenza” non è solo una metafora.
Per quanto suggestiva possa essere l’idea di percorrere crinali alpini o stradine sterrate tra le vette, non bisogna sottovalutare l’impegno che comporta. Il trekking in montagna richiede preparazione fisica, capacità di adattamento e una pianificazione attenta. La differenza tra un’esperienza memorabile e una sofferenza fisica senza fine può stare tutta in quello che (non) hai fatto prima di partire.
Purtroppo non basta avere solo la buona volontà o un paio di scarponi nuovi per farcela: il trekking, soprattutto quello che si protrae per più giorni e in ambienti montani, è un’attività seria che mette alla prova resistenza, capacità di recupero e prima di ogni altra cosa, organizzazione.
Allenarsi per resistere: l’unica vera regola
Per avere una buona esperienza con il trekking, la prima regola da rispettare è farlo dopo essersi preparati. La preparazione fisica infatti è la base.
Camminare per cinque o dieci chilometri in città non è paragonabile al salire e scendere per ore in montagna, con uno zaino in spalla e magari a 2.000 metri d’altitudine. L’unico modo per capire se sei pronto? Prova a fare due giorni consecutivi di escursioni, poi guarda come ti senti il terzo. Se le scale ti sembrano l’Everest, c’è ancora da lavorare.

L’allenamento migliore è progressivo: inizia con uscite semplici, aumenta il dislivello, poi prova con due giornate di fila. Aumenta l’intensità di camminata o inserisci attività cardio per migliorare la tua resistenza. Con il tempo, anche i muscoli indolenziti delle prime uscite smetteranno di protestare e la tua percezione della fatica cambierà radicalmente.
Ma c’è un altro aspetto da prendere in considerazione, spesso sottovalutato: lo zaino. Quando si parla di sopravvivenza in montagna, lo zaino è il tuo miglior amico… o il tuo peggior nemico. La regola d’oro è: porta solo ciò che serve. No, non tutto il guardaroba. Sì a maglia termica, giacca antipioggia, un ricambio asciutto, cibo energetico e una buona riserva d’acqua. Il resto può aspettare a casa.
Ricorda che ogni grammo in più sulle spalle pesa il doppio dopo il secondo giorno di cammino. E se il sentiero prevede tratti senza punti di ristoro o fonti d’acqua, dovrai calcolare bene le tue scorte. Essere leggeri e pronti è il segreto per goderti ogni passo senza rimpianti (e dolori).
Ma oltre alla fatica, al sudore e all’organizzazione minuziosa, c’è qualcosa che rende il trekking unico: l’esperienza umana. I legami che si creano lungo il percorso, le chiacchierate al rifugio, la semplicità degli incontri in quota… sono momenti autentici, che restano impressi nel cuore più del paesaggio.
