Trump valuta il riconoscimento dello Stato Palestinese senza Hamas. Vertice a Riad tra accordi miliardiari e cooperazione: cosa cambia per il Medio Oriente

Fonti diplomatiche del Golfo – riportate da The Media Line – rivelano che Donald Trump – atteso a Riad a metà maggio per il vertice con le monarchie arabe – starebbe preparando il riconoscimento ufficiale di uno Stato Palestinese senza Hamas, aprendo di fatto un nuovo capitolo nel conflitto israelo-palestinese, spesso cristallizzato in retorica e stalli negoziali: la proposta – definita “trasformativa degli equilibri regionali” – s’inquadra in una più ampia strategia per rilanciare e ampliare gli Accordi di Abramo con l’obiettivo di spingere altri Paesi arabi – in particolare quelli del Golfo – a una normalizzazione con Israele.



Ma non mancano le perplessità: l’ex diplomatico saudita Ahmed Al-Ibrahim ha voluto ridibadire come l’assenza di attori fondamentali come Egitto e Giordania possa ridurre l’iniziativa a un gesto simbolico, incapace di produrre effetti concreti sul terreno politico.

Nel frattempo, lo stesso Trump ha dato forza alle aspettative dichiarando – durante un incontro con l’ex premier canadese Trudeau – che il vertice sarà “molto importante” lasciando così intuire che il riconoscimento dello Stato Palestinese non sarà l’unico tema sul tavolo ma si accompagnerà a enormi accordi economici da 1.000 miliardi di dollari tra USA, Arabia Saudita ed Emirati, che potrebbero includere anche un piano di esenzione dai dazi per i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, una mossa destinata ad attrarre investimenti americani nell’area e rafforzare l’interdipendenza commerciale tra Washington e le monarchie arabe.



Trump e la sfida energetica: accordo nucleare con l’Arabia Saudita entro il 2030

Oltre alle manovre diplomatiche, il vertice di Riad punta con decisione al rafforzamento di una partnership energetica strategica: secondo fonti vicine alla corte saudita, sarebbe infatti in fase avanzata un accordo bilaterale sulla cooperazione nucleare civile tra gli Stati Uniti e il Regno, con l’obiettivo di costruire il primo reattore atomico saudita entro il 2030, seguendo l’esempio degli Emirati Arabi Uniti, che hanno avviato la centrale di Barakah – composta da quattro reattori – già nel 2020.

Si tratterebbe di un passo ambizioso, parte del più ampio piano “Vision 2030” voluto dal principe ereditario Mohammed bin Salman che punta a diversificare l’economia saudita e ridurre la dipendenza dal petrolio con Trump che invece vorrebbe rafforzare la leadership americana nel settore e replicare i mega accordi siglati nel 2017 – per un valore complessivo di 400 miliardi di dollari.



Ma il punto nevralgico resta la questione palestinese: se davvero dovesse essere annunciato il riconoscimento dello Stato Palestinese escludendo Hamas si tratterebbe di cambiamento di grande portata – e al tempo stesso controverso – nella linea tradizionale seguita dagli Stati Uniti nel conflitto israelo-arabo e alcuni osservatori mettono in guardia dal rischio che l’assenza di re Salman – ufficialmente per motivi di salute – e la mancata inclusione di Hamas possano trasformare l’annuncio in un atto unilaterale, non riconosciuto da una parte consistente della popolazione palestinese, altri – invece – vedono nell’azione di Trump la possibilità di costruire una nuova roadmap per la pace, più pragmatica e meno ostaggio degli attori armati della Striscia di Gaza.