Trump minaccia l’Iran: “Senza accordo sul nucleare, i bombardamenti saranno inevitabili”. Rischio guerra e caos globale alle porte
Donald Trump si è reso protagonista di un’altra delle sue dichiarazioni infuocate e provocatorie: “Se non ci sarà un accordo sul nucleare con l’Iran, bombardamenti in Iran sono inevitabili”, e con queste parole, che non lasciano spazio a interpretazioni, il Presidente degli USA non ha semplicemente acuito le tensioni preesistenti, ma ha anche gettato un’ombra oscura sulla stabilità e la sicurezza globale, mettendo a rischio non solo la sicurezza del Medio Oriente, ma l’intero equilibrio internazionale.
La minaccia di un’azione militare diretta contro l’Iran, se i negoziati non dovessero proseguire, è una mannaia sospesa che pende minacciosa sul futuro della regione e del mondo intero, e con la dichiarazione di Trump la situazione si fa ancor più delicata, quando le trattative sul programma nucleare iraniano sono in una fase di stallo che, se non risolta, potrebbe condurre a un conflitto aperto, con costi umani e politici tragici.
Jean-Noël Barrot, ministro degli Esteri francese, non ha nascosto la sua preoccupazione sulla gravità della situazione, esprimendo un allarmante timore riguardo alla vulnerabilità dei dialoghi in corso con gli USA ed evocando il pericolo di un’escalation militare che potrebbe destabilizzare ancor di più una regione già messa a dura prova da decenni di sanguinosi conflitti.
Il programma nucleare iraniano, d’altra parte, è sempre stato un punto di scontro tra Teheran e le potenze occidentali, che accusano la Repubblica Islamica di voler produrre armi atomiche, e il ritorno alle sanzioni statunitensi, voluto da Trump nel 2018, ha reso lo scenario ancor più complesso, esortando l’Iran a reagire in modi che vanno oltre la via diplomatica auspicata.
Tutto ciò accade in un momento in cui, a livello globale, cresce l’insicurezza. Le preoccupazioni per la crescente influenza iraniana in Medio Oriente, anche attraverso il sostegno ai ribelli Houthi nello Yemen, sembrano accendere la tensione, con ripercussioni potenzialmente devastanti per la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso, una delle vie marittime più strategiche al mondo.
La comunità internazionale si trova di fronte a una scelta che potrebbe cambiare il corso della storia: se da un lato si considera la via diplomatica, ancora praticabile ma che tende ad affievolirsi a pochi mesi dalla scadenza degli accordi, dall’altro sorge la minaccia di una guerra aperta, che potrebbe non solo distruggere la solidità regionale, ma avere effetti strazianti sulle economie globali, sull’ordine mondiale e sulla vita di milioni di persone innocenti.
Iran e Trump: il destino di un negoziato che rischia di diventare guerra
Il futuro dell’Iran, della sua popolazione e del Medio Oriente stesso è sempre più precario, mentre gli Stati Uniti e i loro alleati si preparano ad affrontare il possibile fallimento del negoziato sul nucleare: “La finestra delle opportunità si sta chiudendo”, ha detto Barrot con una consapevolezza che rivela paura e urgenza. La leadership iraniana, rappresentata dall’ayatollah Ali Khamenei, ha già avvisato che una “ferma risposta” sarebbe imminente in caso di attacco, una dichiarazione che mette in luce una ferrea determinazione del regime a difendere la propria sovranità, sfruttando ogni mezzo necessario.
La situazione pare destinata a degenerare, e con l’ipotesi di una guerra diretta se i negoziati dovessero fallire — che ormai appare come un’opzione sempre più concreta — il conflitto armato avrebbe conseguenze drammatiche e irreversibili per l’intera regione, destabilizzando Paesi già in crisi economica e umanitaria come l’Iraq, la Siria e il Libano.
Le alleanze tradizionali, le dinamiche di potere e le lotte geopolitiche che si intrecciano in queste ore potrebbero degenerare in uno scontro che trascende il solo programma nucleare iraniano. La dichiarazione di Trump non è solo un avvertimento alla difesa dell’Iran, ma una sfida indirizzata all’intera comunità internazionale, che si trova ora davanti alla dura scelta di schierarsi per una pace sempre più lontana o di abbracciare un conflitto che potrebbe spazzare via anni di tentativi di stabilire un ordine internazionale basato sulla via diplomatica, sulla convivenza e sul rispetto reciproco.