Caso Epstein, Tucker Carlson: "Lavorava per servizi segreti di Israele". Interviene Trump: "Basta, non importa a nessuno di lui". Ma spunta video modificato

Jeffrey Epstein era un agente segreto israeliano? A suggerire la clamorosa ipotesi è l’ex conduttore di Fox News, Tucker Carlson, secondo cui tutte le persone che conosce a Washington sono convinte che l’imprenditore, condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minori e morto suicida in carcere, lavorasse per il governo di Israele.



«Jeffrey Epstein lavorava per conto di servizi segreti, probabilmente non americani. E noi abbiamo tutto il diritto di chiederci: per conto di chi stava lavorando? Ora, a nessuno è permesso dire che il governo straniero è Israele, perché siamo stati in qualche modo costretti a pensare che sia una cattiveria. Non c’è nulla di sbagliato nel dirlo. Non c’è nulla di odioso nel dirlo. Non c’è nulla di antisemita nel dirlo, e nemmeno di anti-israeliano», ha dichiarato Carlson in un summit a Tampa.



Lo scandalo Jeffrey Epstein (ANSA-EPA)

Per il giornalista conservatore, le autorità americane vogliono silenziare chiunque provi a far emergere la verità su Epstein, arrivando a definire «oltraggioso» il comportamento del governo e criticando l’atteggiamento di chiusura delle istituzioni su questo scandalo.

TUCKER CARLSON: “VOGLIONO METTERMI A TACERE”

«Perché il governo degli Stati Uniti ha archiviato il caso con tanta fretta e con così poco interesse alla verità? Quando ho chiesto spiegazioni, la risposta è stata: “Caso chiuso. Taci, complottista”. È stato troppo per me», ha aggiunto Carlson, convinto che le resistenze del governo a fare chiarezza sulle connessioni del finanziere siano sintomo di un insabbiamento sistematico.



Proprio il fatto che Epstein avesse legami con personalità potenti rimaste segrete ha alimentato teorie e ipotesi su un possibile network di ricatti e intelligence. Per Carlson, questo atteggiamento di censura dimostra che il caso è tutt’altro che chiuso e che c’è ancora molto da scoprire.

Ma Carlson si è interrogato anche sul motivo per il quale nessuno abbia chiesto conto a Epstein degli incontri con l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak in Florida e a New York, tra il 2013 e il 2017. «Non ho mai incontrato nessuno che non lo pensasse», ha aggiunto poi in merito al fatto che tutti a Washington credano che Epstein fosse al servizio del Mossad.

CASO EPSTEIN, INTERVIENE ANCHE TRUMP

Il caso Epstein è tornato alla ribalta negli ultimi giorni, dopo che l’amministrazione Trump ha deciso di non divulgare i documenti dell’indagine e ha affermato che la tanto sbandierata “lista dei clienti” non sia mai esistita. La decisione del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI ha fatto infuriare anche personalità conservatrici di estrema destra e membri influenti della base di Trump, che da tempo sostengono che i cosiddetti attori del “Deep State” stiano nascondendo informazioni sui “soci” di Epstein.

Non a caso, Donald Trump è intervenuto in difesa della ministra della Giustizia Pam Bondi, attaccata dalla base Maga. «Non mi piace quello che sta succedendo», ha scritto su Truth il presidente USA, secondo cui ci sarebbero degli «egoisti» che cercano di danneggiare la sua «amministrazione perfetta» a causa «di un uomo che non muore mai, Jeffrey Epstein».

Il tycoon si è chiesto anche il motivo per il quale si stia parlando dei file Epstein, che la sinistra avrebbe potuto pubblicare se vi fosse stato qualcosa che poteva danneggiare il movimento Maga. Per Trump bisognerebbe concentrarsi sulle inchieste riguardanti la corruzione politica e le frodi elettorali, anziché occuparsi di Epstein. «Non sprechiamo tempo ed energie su Jeffrey Epstein, qualcuno di cui a nessuno importa», la conclusione di Trump.

IL VIDEO ‘GREZZO’ DEL DOJ È STATO MODIFICATO?

L’appello di Trump, però, è destinato a cadere nel vuoto, visto che negli ultimi giorni è emerso anche il caso del video “grezzo” dell’FBI sulla detenzione di Jeffrey Epstein. Il Dipartimento di Giustizia USA aveva rilasciato quasi undici ore di quello che è stato descritto come un filmato di sorveglianza «completamente grezzo», proveniente da una telecamera posizionata vicino alla cella del finanziere la notte prima che si suicidasse.

Il rilascio doveva servire a placare le teorie cospirative sulla morte di Epstein, ma invece le ha alimentate ulteriormente, perché i metadati incorporati e analizzati da WIRED e da esperti indipendenti di video forensics mostrano che quel filmato sarebbe stato modificato, probabilmente usando lo strumento di editing professionale Adobe Premiere Pro. Infatti, pare che il file sia stato assemblato da due clip e salvato più volte, esportato e caricato sul sito web del DOJ per essere presentato come un video “grezzo”.

Ma per gli esperti non è chiaro cosa sia stato modificato esattamente, e i metadati non provano una manipolazione ingannevole. In altre parole, il video potrebbe essere stato semplicemente elaborato per essere reso pubblico utilizzando il software disponibile, senza modifiche che vadano oltre l’unione di due clip. Ma non è stata fornita alcuna spiegazione chiara, e questo non migliora la situazione.