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Home » Turismo e Viaggi » TURISMO IN MONTAGNA/ Il valore per l’economia dei territori e il falso mito dell’overtourism

  • Turismo e Viaggi

TURISMO IN MONTAGNA/ Il valore per l’economia dei territori e il falso mito dell’overtourism

Alberto Beggiolini
Pubblicato 26 Agosto 2025
Il Lago di Carezza (Image by scefy from Pixabay)

Il Lago di Carezza (Image by scefy from Pixabay)

Un recente rapporto realizzato da Uncem porta un po' di chiarezza sul valore del turismo per le montagne italiane

Quanto vale il turismo per la montagna? Si parla di sostenibilità, di protezione di un territorio fragile e delle sue comunità, della necessità di regolamentare i flussi per evitare la trasformazione delle terre alte in luna park. Ma si evita spesso di considerare l’economia e il mercato del lavoro di quelle stesse comunità.


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Lo fa adesso il nuovo “Rapporto Montagne Italia” realizzato da Uncem (l’Unione nazionale comuni comunità enti montani), che stabilisce che il turismo vale il 6,7% del Pil delle montagne italiane, un valore in linea con quello dell’intero Paese. E contraddice decisamente il concetto di overtourism in montagna.


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Il 90% degli intervistati da Ipsos ritiene le aree montane italiane “un’importante attrattiva per i turisti” e il 56% un luogo dove vivere. Nell’estate dell’aumento dei flussi verso le montagne italiane, il Rapporto fa un quadro in tutte le aree montane del Paese. Alpi e Appennini sono suddivisi in 387 “comunità territoriali”, aree omogenee di Comuni che già lavorano insieme in strategie e piani di sviluppo locale. Il riferimento ai dati del Rapporto è il 2023.

Montagna con neve
Fonte: Pexels.com

Nelle Alpi e negli Appennini vi sono 19,3 posti letto alberghieri ed extralberghieri ogni 100 abitanti. Il numero di presenze (pernottamenti) registrate nel corso di un anno negli esercizi alberghieri ed extralberghieri è in media di 1200 ogni 100 abitanti. La durata media delle permanenze, dividendo il numero delle presenze per quello degli arrivi, cioè dei turisti, è di 3,1 giorni di permanenza.


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Il Rapporto Uncem – edito da Rubbettino e realizzato nell’ambito del Progetto ITALIAE della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Affari regionali e per le Autonomie – fa un’analisi complessiva dei sistemi montani, nei quali il turismo non sarebbe possibile senza agricoltura e senza gestione dei versanti.

“Il turismo c’è perché ci sono paesi e comunità – evidenzia Marco Bussone, presidente nazionale Uncem -. È importante e in crescita. È a nostro giudizio sbagliato parlare di overtourism nella montagna. Possiamo piuttosto parlare di picchi in alcuni periodi dell’anno, di aumento di flussi in alcuni giorni e in poche aree. Ma non di overtourism. Come è invece necessario parlare di limiti, prima di tutto di chi affronta i territori per motivi ludico-sportivi.

Uno dei limiti è non capire che nelle aree montane, più che nelle città e nelle coste, si va in sistemi complessi, ecologici e antropici. E che le comunità dei paesi, che non sono borghi turistici, sono fondamentali. Accolgono e sono decisivi per il turismo stesso. Evitarli, pensare non ci siano, è assurdo e inopportuno. Chi sale non porti tutto da casa. Compri in valle, faccia vivere quei negozi e quei bar. Non chiediamo assistenzialismo, ma buonsenso e incontro. Comunione con le comunità dei territori. Che sono la vita delle montagne stesse”.

Il Rapporto Montagne Italia misura la consistenza dell’occupazione turistica in ciascuna Comunità Territoriale rappresentando semplicemente il numero totale di occupati. Nella classe nella quale il numero di occupati è maggiore si superano i 940 occupati per singola Comunità; in quelle nelle quali il numero è minore non si raggiungono i 70 occupati per ciascuna; il valore medio è di 650 occupati per singola Comunità.

Misura anche, sul lato dell’offerta, la dotazione di posti letto negli esercizi alberghieri ed extralberghieri (escluse quindi le seconde abitazioni private in proprietà o in affitto) di ciascuna Comunità, rapportandola alla consistenza della popolazione; nella classe dove la dotazione è maggiore si superano i 30 posti letto per 100 abitanti, in quella dove è minore abbiamo meno di un posto letto per abitante; la media è di 19,3 posti letto per 100 abitanti.

Misurato – lato domanda – anche il numero di presenze (pernottamenti) registrate nel corso di un anno negli esercizi alberghieri ed extralberghieri (escluse quindi le seconde abitazioni private in proprietà o in affitto) di ciascuna Comunità Territoriale, rapportandolo alla consistenza della popolazione; nella classe dove la le presenze sono più numerose si superano le 1.400 presenze (pernottamenti) per 100 abitanti, in quella dove sono meno numerose abbiamo meno di 24 presenze per abitante; la media è di circa 1.200 presenze per 100 abitanti.

La durata media delle permanenze, dividendo il numero delle presenze per quello degli arrivi, cioè dei turisti (per la durata maggiore si superano le 4 giornate, per quella minore meno di due giornate per ciascuna vacanza) è di 3,1 giorni di permanenza.

Più complesso l’indicatore che misura l’incidenza percentuale del valore aggiunto della filiera turistica (considerando quindi il complesso delle attività che concorrono direttamente o indirettamente alla produzione dei servizi di accoglienza e di ospitalità), sul totale del valore aggiunto di ciascuna Comunità Territoriale. È la misura più significativa dell’importanza del turismo nell’economia locale. Nella classe dove l’incidenza è maggiore il turismo concorre per circa l’11% e oltre al Pil;, in quella dove questa incidenza è minore si arriva a poco più dell’1%; l’incidenza media è appunto di circa il 6,7%.

Nel dettaglio dei territori, quello con la maggiore “occupazione turistica” è in Alto Adige, provincia di Bolzano. È l’area di Villabassa, Alta Pusteria: 84mila abitanti, per 12.849 occupati nella filiera turistica. Numeri molto rilevanti anche nella zona del Lago Braies. Sul podio del numero di occupati nel turismo vi sono altre due aree dell’Alto Adige: la Comunità di Verano e quella di Tires. A seguire, le Dolomiti Bellunesi. Al fondo dell’elenco, sempre sul fronte dell’occupazione nel turismo, vi sono tre zone montane delle isole e del Mezzogiorno: Bassa Valle del Tirso e Grighine (Sardegna), Vette dei Nebrodi (Sicilia), Locride.

Le Dolomiti hanno la meglio sull’incidenza percentuale del valore aggiunto della filiera turistica sul totale del valore aggiunto di ciascuna Comunità Territoriale. Podio nel Rapporto Uncem tre aree del Trentino, ovvero le Comunità di Trento (72%), Soraga di Fassa (62%), Tires (59%). Buoni i numeri dell’area di Tenno (Trentino), della Elimo Ericini (Sicilia) e ancora in Trentino della Comunità Villabassa Alta Pusteria. In 63 Comunità Territoriali montane descritte nel Rapporto, l’incidenza è sotto l’1%.

Sui posti letto alberghieri ed extralberghieri, numeri altissimi a Soraga di Fassa, Trentino-Alto Adige, con 254, seguita dall’area Walser Monte Rosa in Val d’Aosta con 239. Poi l’Unione Montana del Baldo-Garda in Veneto (220), la Comunità Territoriale di Spormaggiore (nel Parco Adamello-Brenta, in Trentino-Alto Adige) con 197 posti letto ogni 100 abitanti, seguita dall’area Valdigne-Mont-Blanc in Valle d’Aosta con 170. Bene anche l’Alta Val Susa con 149 e nel Mezzogiorno la Comunità Montana Lambro Mingardo.

Per quanto riguarda le presenze turistiche (numero pernottamenti nell’anno negli esercizi alberghieri ed extralberghieri, escluse quindi le seconde abitazioni private in proprietà o in affitto, di ciascuna Comunità Territoriale rapportati alla consistenza della popolazione), in testa troviamo le Comunità di Soraga di Fassa (30mila), Spormaggiore (27mila), l’area del Baldo-Garda (19mila), di Luserna (13mila), di Vermiglio (12mila).

La durata media delle permanenze, secondo il Rapporto Uncem, dividendo il numero delle presenze per quello degli arrivi, cioè dei turisti, vede con ottimi numeri l’Alto Maceratese, nelle Marche, con 13 giorni di durata media. Seguono l’area della Comunità del Versante Ionico, in Calabria, poi Terre di Castelli in Emilia Romagna, l’Area Grecanica e la Sila Greca in Calabria, il Metauro nelle Marche e la Comunità montana Lambro e Mingardo in Campania.

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