Un uomo è entrato nello studio di una psicologa e, senza esitazioni, ha sparato mirando alla testa. L’ha uccisa con un solo colpo. La vittima è Morgane Nauwelaers, 31 anni e madre di un bambino di 18 mesi. Era psicologa come il marito, con cui aveva uno studio nel centro di Annecy, in Francia. L’uomo mercoledì era proprio nella stanza accanto. Quando ha sentito lo sparo e le grida della paziente è accorso, trovando la moglie insanguinata. Ha quindi lottato con il killer, lo ha disarmato, ma lui è riuscito a scappare per le scale. Lo ha rincorso, allertando i passanti, che lo hanno bloccato fino all’arrivo della polizia. Nel frattempo, l’ambulanza portava la psicologa in ospedale, dove è morta nel pomeriggio. I due pazienti nello studio non hanno riportato ferite, ma sono comprensibilmente sotto choc. Morgane Nauwelaers aveva appena cominciato il colloquio con una paziente quando il 75enne ha fatto irruzione col borsone. Lo ha aperto, ha tirato fuori il fucile e l’ha uccisa. Il movente? La psicologa stava per denunciare i suoi abusi su un’adolescente.
FRANCIA, UCCISA PERCHÉ STAVA PER DENUNCIARE ABUSI
L’assassino, incensurato, vive nella vicina Chambéry con la moglie e ha due figli. La procuratrice della Repubblica di Annecy, Véronique Denizot, ha spiegato che il perito che ha visitato il 75enne ha dichiarato che è privo di patologie mentali. Inoltre, ha confermato che ha confessato l’omicidio. Stando ai primi elementi emersi dall’inchiesta, e riportati dal Corriere della Sera, nelle scorse settimane una adolescente, paziente della psicologa Morgane Nauwelaers, aveva confessato alla psicologa di essere vittima di abusi sessuali da parte di un parente. Martedì sera, proprio alla vigilia dell’omicidio, la psicologa aveva scritto la “segnalazione per fatti di natura sessuale commessi su una persona minore di 15 anni nell’ambito famigliare” che doveva consegnare alla polizia il giorno dopo. L’assassino è venuto a conoscenza del fatto che stava per essere denunciato, quindi si è vendicato. Al momento però non si sa quale sia il rapporto di parentela tra lui e l’adolescente che è vittima dei suoi abusi sessuali.