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Home » Esteri » Europa » UCRAINA/ “Con Putin bisognerà parlare, ma non può essere Orbán ad aprire un negoziato”

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UCRAINA/ “Con Putin bisognerà parlare, ma non può essere Orbán ad aprire un negoziato”

Int. Enzo Cannizzaro
Pubblicato 6 Luglio 2024
Viktor Orbán con Vladimir Putin (Ansa)

Viktor Orbán con Vladimir Putin (Ansa)

Orbán, presidente di turno del Consiglio UE, ieri ha incontrato Putin ma il suo ruolo non gli dà deleghe a trattare. Ma con la Russia occorrerà confrontarsi

La UE sconfessa il suo viaggio a Mosca messo in cantiere proprio quando l’Ungheria ha assunto la presidenza di turno del Consiglio. E ora mette in dubbio pure la tradizionale visita della Commissione europea nel Paese che detiene la presidenza semestrale. Ma Viktor Orbán, anche dopo l’incontro con Putin, non si scompone. Anzi, ribadisce che il compito dei suoi sei mesi di presidenza sarà proprio quello della lotta per la pace.


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In effetti, ribadisce Enzo Cannizzaro, ordinario di diritto internazionale nell’Università Sapienza di Roma, non aveva nessun mandato da parte della UE, come sottolineato dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, anche perché la politica estera dell’Unione va stabilita con decisioni all’unanimità da parte di tutti i Paesi che ne fanno parte. Al di là di questo, però, con Putin alla fine si dovrà parlare, anche se il tema per il momento non viene messo in agenda dalla dirigenza europea di Bruxelles.


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Orbán si è recato a Mosca da Putin mentre all’Ungheria tocca la presidenza della UE. Quale compito specifico prevede la UE per il presidente di turno del Consiglio? Ha compiti anche per quanto riguarda la politica estera?

Il presidente di turno del Consiglio non ha competenze specifiche. Lo Stato che ha la presidenza, in una turnazione semestrale, presiede tutte le composizioni del Consiglio, il quale non è composto dalle medesime persone ma, come indicano i Trattati, da un rappresentante dello Stato membro a livello ministeriale. Esso è, quindi, un organo a composizione variabile. Quindi, se il Consiglio discute di agricoltura, vi parteciperanno i ministri dell’agricoltura di tutti gli Stati membri e la riunione è presieduta dal ministro dello Stato che ha la presidenza per sei mesi. Fra le tante presidenze dell’Unione, la presidenza di turno del Consiglio è quella che ha il minore impatto sulle dinamiche istituzionali.


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Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, appena uscita la notizia della visita di Orbán a Mosca, ha precisato che il presidente ungherese non ha un mandato dell’Unione per parlare con Putin. È così?

Certo, non ha nessun mandato. Come ho detto, il compito della presidenza è quello di presiedere le riunioni del Consiglio e dare impulso alla discussione. Niente di più. Il solo componente del collegio dei ministri di uno Stato che non presiede nulla è proprio il capo del governo. Ciò è facilmente spiegabile. Al Consiglio partecipano i ministri competenti per materia. Il capo del governo partecipa, invece, al Consiglio europeo, che ha una posizione preminente nelle dinamiche dell’Unione, perché ad esso partecipano i capi di Stato e di governo.

Come si sarebbe dovuto procedere perché Orbán avesse una investitura ufficiale a parlare della guerra con il capo del Cremlino?

Sfortunatamente per Orbán, il Consiglio europeo ha il suo presidente stabile, il belga Michel, il quale sta per essere sostituito in quanto il mandato del presidente del Consiglio europeo coincide con la legislatura. Per poter parlare a nome dell’Unione, Orbán avrebbe dovuto avere un mandato dal Consiglio europeo, cosa improbabile, perché esso sarebbe andato in collisione con il presidente del Consiglio europeo. Mi sembra una condotta estemporanea di Orbán che non ha perso l’occasione di minare il rapporto, già molto precario, con le istituzioni europee.

Putin, accogliendo Orbán, ha ribadito di considerare il suo viaggio a Mosca come quello del presidente di turno del Consiglio UE. L’Unione Europea può agire nei confronti del premier ungherese per questa iniziativa?

È comprensibile che la dirigenza russa abbia accolto Orbán qualificandolo addirittura come il presidente dell’Unione, carica che non esiste. Se Orbán avesse incontrato Putin da capo del governo ungherese, sarebbe stato molto spiacevole, in quanto sarebbe andato in rotta di collisione con la politica estera dell’Unione. Ma, per fortuna, non può parlare a nome dell’Unione. Con Putin prima o poi si dovrà negoziare, pur nella consapevolezza degli immani crimini che ha compiuto. Ma non sono certo le azioni di Orbán che possono aprire un negoziato.

Orbán ha dichiarato che la sua intenzione è solamente di iniziare un percorso che porti a trattative di pace. La proposta del presidente ungherese potrebbe aprire un dibattito nell’Unione su questo tema?

Direi di no. Orbán come intermediario fra la Russia e l’Unione Europea non è credibile, dato che ha fatto di tutto, in questi anni, per schermare la Russia dai provvedimenti di politica estera che l’Unione ha preso nei confronti di Mosca per l’aggressione all’Ucraina. In pressoché tutte le decisioni fondamentali di politica estera – che esige l’unanimità dei consensi degli Stati membri – incluse le decisioni di assistenza militare all’Ucraina, Orbán si è messo di traverso, per poi evitare di porre il veto, ottenendo compensazioni, ahimè, su altri fronti.

Quali conseguenze può avere dal punto di vista politico e istituzionale all’interno dell’Unione e nei rapporti di Bruxelles con Budapest la visita di Orbán?

Credo nessuna. Da anni Orbán ha acquisito una posizione eccentrica rispetto al cammino dell’Unione. I dirigenti dell’Unione farebbero bene a minimizzare questo incontro che non ha alcun significato se non per ribadire la politica filorussa dell’Ungheria. Mi auguro che il popolo ungherese segua presto l’esempio del popolo polacco, che ha operato un cambio di governo proprio a ragione dell’ostilità del precedente governo verso l’Europa e verso i principi democratici.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Vladimir PutinOrban

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