La guerra in Ucraina dopo più di un anno e mezzo di combattimento sembra ancora piuttosto lontana dal giungere ad una qualche conclusione, sia dal punto di vista militare che diplomatico. Le missioni per cercare una mediazione con la Russia non mancano, ma l’idea più accreditata, almeno stando a sentire Mosca, è quella che Kiev accetti di non aderire alla Nato e ceda alcuni territori a Mosca, come già fatto con la Crimea nel 2014. Idea che, peraltro, sarebbe accolta anche da buona parte dei partner occidentali dell’Ucraina, ma che di contro sembra proprio non piacere a coloro che potrebbero essere gli unici ad accettarla: l’esecutivo e il popolo ucraino.
L’Ucraina dovrebbe cedere terreni alla Russia?
La storia, d’altronde, è costellata di esempi simili a quello dell’Ucraina, profondamente combattuta dall’idea di cedere quei terreni che considera vitali per l’indipendenza nazionale. Anzi, sembra addirittura che Kiev punterebbe ad annettere nuovamente anche la Crimea, seppur non sia chiaro né in che modo, né con quali mezzi. Ma tornando alla storia, gli esempio di “terre in cambio di pace“, sono parecchi, dalla Finlandia, ad Israele, passando anche per la Germania.
Il caso israeliano è considerato l’origine stessa del principio di cedere terre in cambio della pace, come si suggerisce all’Ucraina. Una soluzione che ha aiutato ad evitare una lunga guerra tra Israele ed Egitto, ma che ha aperto una lacuna enorme con i palestinesi. Similmente, la Finlandia si sente ancora privata di un tassello fondamentale, fin dal periodo sovietico in cui cedette terreni a Stalin nel corso della guerra d’inverno. Ma l’esempio a cui dovrebbe guardare veramente l’Ucraina è quello della Germania. Gli esiti della Seconda guerra mondiale sono evidenti a chiunque, con i tedeschi che si trovarono addosso la maggior parte della colpa. Willy Brandt all’epoca cedette il Berg, la Slesia e i Sudeti, riconoscendo il confine Oder-Neisse nel corso dei trattati con l’Europa orientale. Venne subito accusato di aver svenduto i tedeschi e la nazione, ma decenni dopo quegli stessi critici dovettero riconoscere che lo scambio permise alla Germania di entrare nelle grazie occidentali, aprendo ad un periodo di pace, prosperità e sicurezza nazionale.