L’Ucraina fa i conti non solo con le bombe ma anche con il calo della popolazione. Che indebolisce il Paese e lo rende una facile preda per i russi
Un Paese bersagliato dalle bombe, con le case distrutte, senza elettricità. Ma anche senza un futuro dal punto di vista demografico. E per chi, almeno si spera, prima o poi dovrà affrontare il peso della ricostruzione, avere una popolazione che si assottiglia è un problema non da poco. I dati, impietosi, sono dell’istituto demografico dell’Accademia nazionale delle scienze dell’Ucraina: se a febbraio 2022 la popolazione era di 42 milioni di persone, ora è di 36 e nel 2051 potrebbe arrivare a 25 milioni. Secondo altre stime relative al 2024 (CIA World Factbook) l’Ucraina è il Paese con il tasso di mortalità più alto e di natalità più basso.
In queste condizioni, spiega Giancarlo Blangiardo, già presidente dell’ISTAT, docente emerito di demografia all’Università di Milano-Bicocca e attualmente sindaco del Comune di Meina (Novara), l’Ucraina rischia di indebolirsi a tal punto da diventare sempre più un boccone facile per una Russia che vuole creare intorno a sé una fascia di Paesi satelliti.
Quanto pesa il crollo demografico sul presente e sul futuro dell’Ucraina?
C’è una situazione di difficoltà da tanti punti di vista ed evidentemente anche la componente demografica influisce. I rischi e le difficoltà che il Paese deve affrontare fanno sì che ne risenta la fecondità, un po’ perché i soldati sono al fronte e le coppie sono separate, un po’ per il senso di incertezza, oppure anche perché in un periodo come questo è più difficile che si formino delle coppie e comunque i progetti di mettere al mondo figli e fare famiglia sono completamente ridimensionati.
A lungo andare la guerra e questa deriva demografica dove portano gli ucraini?
Li portano ad accentuare sempre più la loro posizione critica. Per ricostruire un Paese che ha subìto una catastrofe del genere ci vuole anche una popolazione, una forza lavoro, una capacità produttiva che allo stato attuale è estremamente indebolita. E se le cose dovessero continuare in questi termini, sarebbe sempre più debole, come sarà sempre più difficile avere le risorse umane necessarie per riprendersi. Certo, le cose cambierebbero nel momento in cui ci fosse un aiuto di tipo esterno.
Molti in questi anni se ne sono andati. Quanto incide la loro mancanza?
L’Ucraina è anche un Paese di emigrazione, e lo era già prima dell’invasione russa, come ci racconta il fenomeno delle badanti. In Italia ci sono circa 300mila cittadini ucraini, tra i quali i rifugiati per la guerra non sono così tanti; molti altri erano già presenti in precedenza. Siamo di fronte a uno spopolamento sul quale ha influito anche il conflitto, ma era già iniziato prima: la guerra lo ha accelerato in maniera importante. Quello che è davvero preoccupante al momento e che non ci sono prospettive per un’inversione di tendenza.
Se la situazione rimane questa, cosa aspetta l’Ucraina?

Senza drammatizzare si può dire che è un Paese destinato a ridimensionarsi fortemente e questa sua debolezza può essere che scateni anche altri appetiti. In fondo una volta faceva parte dell’Unione Sovietica e l’aspirazione di Putin è di tornare a una posizione dominante della Russia con intorno i suoi satelliti. Uno dei quali potrebbe essere l’Ucraina. Nel momento in cui il Paese si indebolisse ulteriormente, magari fra qualche anno, potrebbe diventare una sorta di Bielorussia.
Secondo le stime del governo ucraino, l’aspettativa di vita media degli uomini è crollata dai 65,2 anni prima del conflitto a 57,3 anni nel 2024. Ed è scesa anche per le donne, da 74,4 a 70,9. Cosa significa?
La speranza di vita è un valore calcolato ogni anno, sulla base delle condizioni di sopravvivenza: se per qualche motivo quell’anno è stato particolarmente sfortunato, per la guerra o per il Covid, ad esempio, le probabilità di morte sono più alte e la speranza di vita alla nascita ne risentono. Il crollo dipende da condizioni congiunturali, che si innestano su un tessuto fragile dopo la caduta dell’impero sovietico.
C’è stata una diminuzione delle speranze di vita perché è peggiorata la qualità della vita stessa. La probabilità di morte poi dipende anche da altri fattori: il sistema sanitario, i comportamenti, le scelte di vita, che aumentano il rischio. Gli ucraini stanno vivendo uno shock. Il punto è come potranno tornare sui livelli precedenti, o a una crescita, quando lo shock finirà.
Secondo le simulazioni del governo di Kiev nel prossimo decennio all’Ucraina mancheranno 4 milioni e mezzo di lavoratori. Un dato che fa dubitare sulla ripresa?
Anche in Italia, nell’arco dei prossimi 4-5 decenni, spariranno 12 milioni di persone in età lavorativa, di cui gran parte potrebbero essere componenti della forza lavoro. L’effetto del mancato ricambio generazionale vale da noi come da loro. Gli ucraini già prima della guerra erano in una fase di progressivo abbassamento della natalità, sconteranno l’effetto di qualcosa avviato prima, che gli eventi bellici hanno accentuato, creando le premesse perché continui anche in futuro. Se le nascite erano diminuite prima del 2022 e con il conflitto sono calate ancora di più, gli ucraini pagheranno sempre di più nei prossimi decenni l’assenza di nuove forze da immettere nel sistema produttivo.
A questo si aggiunge che le persone che si sono rifugiate all’estero non sempre ritorneranno.
C’è anche questo aspetto del problema. Inoltre l’Ucraina, che in precedenza non permetteva di avere la doppia cittadinanza, adesso la ammette. In Italia, per esempio, è aumentato il numero di persone che ha chiesto la cittadinanza italiana e non credo che abbiano intenzione di tornare nel loro Paese di origine.
Possiamo dire quindi che all’Ucraina converrebbe che la guerra finisse quanto prima?
Le converrebbe anche per non deteriorare una situazione che rischia di arrivare quasi a un punto di non ritorno. Senza forze interne diventerebbe molto più difficile anche la ricostruzione, si dipende sempre di più dagli altri. È vero che arriveranno gli aiuti, ma sappiamo come va il mondo: c’è sempre un prezzo da pagare.
(Paolo Rossetti)
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