Per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea potrebbero volerci decenni. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto al Parlamento di Strasburgo una nuova procedura speciale, cioè una scorciatoia, che però nei trattati costitutivi europei, da quello di Roma a quello di Maastricht, non c’è. Ad accendere i riflettori sulla procedura è il Corriere della Sera con Milena Gabanelli e Francesco Battistini. Il passo successivo prevede l’ottenimento dello status di candidato, riuscirci non è così semplice, basti pensare che la Bosnia ha presentato domanda di adesione nel 2016 e ad oggi non ha ancora ottenuto tale status. Normalmente la Commissione impiega un anno e mezzo per questa valutazione.
La commissaria Ursula von der Leyen si è impegnata a pronunciarsi entro giugno, ma poi toccherà al Consiglio europeo, che dovrà esprimersi all’unanimità e informare i parlamenti nazionali dei 27 Paesi membri. Poi il Parlamento europeo, con voto a maggioranza, conferisce lo status di candidato, che comunque non vuol dire ingresso automatico nell’Ue. Ad esempio, la Turchia è candidata dal 1999, con l’Ue che ha preso tempo perché il presidente Erdogan non ha fatto passi avanti verso i requisiti richiesti. La procedura per entrare nell’Ue, dunque, è lunga.
IL NODO DEI NEGOZIATI
Una volta ottenuto lo status di candidato, si passa ai negoziati su 35 materie, perché le leggi della nazionale vanno armonizzate a quelle comunitarie. Al termine di questa trafila, il trattato d’adesione va approvato all’unanimità dal Consiglio Ue e a maggioranza dal Parlamento europeo. Poi i parlamenti nazionali degli Stati membri devono pronunciarsi sul via libera definitivo e ratificare le procedure richieste. Ma i negoziati possono durare anni, in quanto il candidato spesso si ritrova in trattative bilaterali con i singoli Stati membri e poi a riferire alla Commissione Ue, che fissa parametri e date per gli obiettivi di ognuna delle 35 materie. Alla Croazia, ad esempio, è servito un decennio. Sulla procedura rapida per dare all’Ucraina lo status di candidato sono tutti d’accordo in Europa. Ma non è lo stesso per i negoziati, come evidenziato dal Corriere.
LE QUESTIONI IRRISOLTE
A favore di un ingresso accelerato sono Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia. Ma i Paesi che da anni negoziano non sono d’accordo: Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Albania. Invece Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Francia sono scettiche riguardo la reale possibilità che l’Ucraina entri rapidamente nell’Ue. La prudenza è dettata anche dal fatto che servono la pace e la sicurezza dei confini, a cui poi seguiranno anni di ricostruzione, per la quale secondo la Commissione Ue serviranno 500 miliardi di dollari. C’è poi una risoluzione del Parlamento europeo sulla corruzione nelle istituzioni ucraine e il problema dei dati personali, perché l’Ucraina cede banche dati a Paesi che non hanno legislazioni sulla privacy. La complessità della macchina burocratica non è da sottovalutare, considerando quanto accaduto con Ungheria e Polonia.