Zelensky è pronto a combattere per tre anni, ma dimentica i guai del suo esercito. Il piano di Trump per l'Ucraina è un’incognita. Intanto i russi avanzano
Il nuovo “spauracchio” per gli ucraini, i Paesi NATO e non solo per loro, è il Burevestnik, un super missile che i russi dicono di avere messo a punto e che sarebbe in grado di volare per 15 ore arrivando fino a 14mila km di distanza. Insomma, osserva Giuseppe Morabito, generale dell’Esercito, fondatore dell’IGSDA e membro del collegio dei direttori della NATO Defense College Foundation e della Fondazione Machiavelli, Putin “fa il duro” mettendo anche l’Occidente di fronte a un’arma che, secondo la propaganda del Cremlino, sarebbe quasi invincibile. Zelensky da parte sua risponde affermando che (al di là dei tentativi USA di far passare un piano di pace modello Gaza) l’Ucraina è pronta a combattere ancora, dimenticando che il suo esercito deve fare i conti con i disertori.
La verità è che Kiev più il tempo passa e meno ha possibilità di resistere ai russi, tanto da rischiare di perdere l’ultima parte del Donetsk su cui ha mantenuto il controllo. La speranza è che l’inverno “congeli” la situazione e che le diplomazie facciano i loro passi.
Putin dice che la Russia ha un nuovo super missile. È veramente un’arma così avveniristica?
Siamo nell’ambito della propaganda, usata come strumento di deterrenza. Gli americani hanno paventato la possibilità di fornire i Tomahawk all’Ucraina e la Russia ha risposto dicendo che possiede armi più sofisticate e all’avanguardia. In realtà di questo super missile non sappiamo molto, se non quello che pubblicizzano i russi, che gli attribuiscono certe caratteristiche. Questa operazione è una spiralizzazione della deterrenza, rientra nella guerra di comunicazione. Sappiamo che l’hanno testato e probabilmente i satelliti occidentali l’hanno tracciato e lo stanno analizzando, ma una cosa è un esperimento, un’altra l’uso effettivo.
Parlando con il presidente polacco Tusk, Zelensky avrebbe detto che l’Ucraina è pronta ad affrontare altri due o tre anni di guerra. Le cronache dal fronte però ci restituiscono una realtà diversa: le dichiarazioni del presidente ucraino contraddicono ciò che sta succedendo sul campo di battaglia, dove Kiev sembra in difficoltà?
I russi stanno purtroppo avanzando anche se lentamente. Se non succede niente di nuovo fra tre anni, di questo passo, potrebbero anche arrivare nei pressi di Kiev. Non credo succederà e non penso che sia un obiettivo di Mosca. Di sicuro i russi possono occupare ancora più territorio, arrivare a prendersi tutto il Donetsk, per esempio. Ma più si occupa più servono truppe per il controllo dell’area conquistata: non è cosa semplice e soprattutto ha un costo notevole. Il Donetsk è la regione più importante di tutta l’Ucraina per le risorse minerarie e lì, comunque, la Russia continua ad avanzare, anche se lentamente.
Per questo Putin non accetta la proposta di Trump di fermarsi alla linea del fronte, secondo il piano che Zelensky descrive come simile a quello di Gaza? È perché gli manca una parte del Donetsk, oblast particolarmente ricco rispetto al resto del Paese?
Si tratta di una zona ricca di materie prime. Ed è russofona. I motivi per cui la Russia vuole acquisirla sono questi. Ma è chiaro che, se è così interessante economicamente, neanche l’Ucraina, che la controlla ancora con i suoi soldati, vuole perderla. E infatti si rifiuta di consegnarla a Putin.
L’Ucraina ha la possibilità di resistere, in quel punto e altrove, agli attacchi russi?
Kiev deve far conto sulle proprie forze, perché NATO e Paesi alleati, al di là della fornitura di armi e supporto economico, per ora non interverranno direttamente nel conflitto, e questo per evitare un’escalation. L’Ucraina ha bisogno di reclutare personale, ma se “pesca” ancora tra i giovani, se abbassa l’età minima per il reclutamento, Zelensky rischia di diventare impopolare. E non si può sottacere un altro fenomeno: in Ucraina ci sarebbero sia molti militari che lasciano il fronte e non vi fanno più ritorno, sia civili che cercano di evitare in tutti i modi il reclutamento, anche espatriando. Quando il presidente ucraino dice che potrebbe combattere ancora per tre anni, forse fa una dichiarazione di facciata per nascondere tutto questo. Spesso si sente dire che il Paese combatterà “fino all’ultimo ucraino”, ma bisogna vedere se questa è la reale volontà del popolo.
Ma la Russia il congelamento della situazione sulla base della linea del fronte attuale potrebbe accettarlo?
Anche se si mettesse in questa prospettiva, fino a che non diventa realtà ai russi conviene spingere per acquisire più territori possibili. E storia che quando all’orizzonte c’è una tregua i combattimenti vanno a intensificarsi per tale motivo.
Un editoriale del Kiyv independent fa presente che si è parlato tanto di Tomahawk da fornire all’Ucraina, ma che l’esercito avrebbe anche altre esigenze: non solo avrebbe bisogno di più droni, ma anche di mezzi per manovrare sul campo di battaglia e di personale. Com’è la situazione attuale delle forze armate di Kiev?
L’Ucraina per combattere una guerra totale ha bisogno di tutto: uomini, denaro, munizioni, mezzi, carburante. Le carenze evidenziate dal quotidiano ucraino, tuttavia, potrebbero non riferirsi a tutto il fronte. Ora, comunque, ci stiamo approssimando al duro inverno della regione, che rallenterà le operazioni, ma non lo scambio di droni e missili, un campo in cui comunque i russi, al momento, ancora superano il nemico ucraino. Può anche darsi che fino a primavera la situazione sul campo rimanga quella che è.
La difficile situazione nella quale si trova da tempo l’esercito ucraino alla fine potrebbe portarlo anche ad arrendersi?
Ad arrendersi no, lo escludo. Però prima di ipotizzare in Ungheria i colloqui fra Trump e Putin bisognerà valutare con obiettività cosa succede sul terreno, sempre ammesso che le parti accettino la prospettiva della tregua. Intanto una sorta di tregua, non dichiarata ufficialmente, la concederà l’inverno.
Nel frattempo i russi dicono, però, di avere sfondato a Kupyansk, mentre gli ucraini smentiscono che la città sia stata accerchiata. Dove sta la verità?
La guerra dell’informazione conta quasi quanto quella che viene combattuta sul campo. Quello che è sicuro è che negli ultimi mesi si osserva una lenta avanzata dei russi: se non è oggi, sarà domani, o forse tra un mese, ma la città, se non cambia nulla, sarà occupata. E si andrà avanti così. Alla fine, occorrerà vedere cosa succederà in primavera. Io spero che le diplomazie riescano a sfruttare questo momento per avviare trattative serie e costruttive. Certo, per come stanno le cose, ogni giorno in più che si combatte sfortunatamente è a favore di Mosca.
(Paolo Rossetti)
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