Sulla guerra in Ucraina Trump dà ragione a Putin. Vuole chiudere il conflitto sconfessando la UE: se la Russia non è un nemico cade il riarmo europeo
Adesso anche Christine Lagarde, presidente BCE, dice che c’è un modo per usare gli asset russi all’estero e aiutare l’Ucraina con 210 miliardi. Anche se il premier belga De Wever è pronto a ricorrere alle vie legali. Quella europea è l’iniziativa di una classe politica messa alla porta dall’accordo strategico USA-Russia. Trump, spiega Maurizio Boni, generale di Corpo d’armata e opinionista di Analisi Difesa, ha deciso che vuole una stabilità strategica con Mosca, che Putin ha ragione sulla guerra in Ucraina, tanto è vero che il presidente USA non vuole più che la NATO si espanda.
Dietro c’è la sua concezione di un mondo in cui contano essenzialmente gli accordi bilaterali. Ma se la Russia non è un nemico, anche il riarmo europeo non ha ragione di essere. Un problema rilevantissimo per un’Europa che dovrebbe cambiare leader e ripensare al suo futuro.
Intanto Macron, Merz e Starmer hanno telefonato a Trump, secondo fonti francesi, “per cercare qualche progresso”.
Trump ha dato un ultimatum a Zelensky. Non ci sono più spazi per mediare?
Dopo la pubblicazione della National Security Strategy credo che non ci sia più spazio per altre congetture o interpretazioni di quello che sta avvenendo. Il documento di Trump non solo definisce come interesse fondamentale per gli Stati Uniti la stabilità strategica con la Russia, ma dice che bisogna prevenire la realtà di una NATO in perenne espansione.
Di fatto è il riconoscimento che per lui i russi sulla guerra in Ucraina avevano ragione?
È scritto anche nel piano dei 28 punti: Trump, pur di concludere la guerra, riconosce quelle che ne sono state le cause, assecondando il punto di vista russo. Una posizione che non si può equivocare. Se agli USA occorre una stabilità strategica con la Russia, tutto il resto si deve adattare. E ciò avrà conseguenze. D’altronde se Zelensky si dice pronto ad affrontare il voto nel giro di due o tre mesi, sapendo benissimo che le perderà, glielo avranno chiesto gli americani.
Dunque gli Stati Uniti stanno premendo sul presidente ucraino perché ceda.
Se è vero che l’FBI ha aiutato l’Ucraina a istituire e a far funzionare le agenzie contro la corruzione e ogni giorno che passa emergono più dati su queste inchieste, c’è sicuramente l’influenza degli Stati Uniti, che stanno cambiando le condizioni all’interno del Paese. L’accelerazione della narrativa degli scandali è stata incredibile. Sono mesi che l’ipotesi della rimozione di Zelensky è sul tavolo, ora sono maturate le condizioni: c’è un accordo strategico Mosca-Washington.
Questa intesa cosa comporterà?
Si parla di un patto di non-aggressione tra NATO e Russia, di una delega degli americani (molto vaga) agli europei per la gestione di alcuni aspetti di un’Alleanza atlantica di cui si vogliono ridefinire i contorni. Tutto questo spiazza completamente chi voleva proseguire la guerra a tutti i costi e vedeva in Mosca un nemico strategico che gli Stati Uniti non riconoscono più. Adesso sarà difficile che una certa leadership politica possa rassegnarsi e cambiare rotta quando fino all’ultimo momento è stata favorevole alla guerra.
Zelensky ha modificato il piano con gli amici europei e ieri sera lo ha sottoposto agli USA. Una posizione velleitaria?
Gli amici europei in realtà sono Germania, Francia e Gran Bretagna. E gli altri? Si dovrà aprire un dibattito su come si deve comportare l’Europa, cominciare a definire il futuro.
Di fronte a un alleato come Trump che dice loro che hanno sbagliato tutto cosa possono fare gli europei?
Il problema è proprio questo. Ma non può essere la stessa classe politica che ha gestito il conflitto a parlare del futuro: non si rassegneranno mai. Zelensky non cede sul Donbass, ma i russi hanno detto chiaramente che se gli ucraini non se ne vanno lo prenderanno con la forza. E questo è talmente chiaro che neanche Trump prova più a riproporre il discorso. Però il presidente USA vuole concludere in fretta la guerra: quello che c’è scritto nel documento sulla strategia di sicurezza nazionale è inequivocabile.
Trump sembra abbia in mente un ruolo di assoluto vassallaggio per l’Europa: dovremo rassegnarci a questo?
Rispetto al passato non vedo alcuna differenza. Trump lo ha solo messo nero su bianco. Vuole un’Europa possibilmente di razza bianca e frammentata in Stati nazionali: secondo lui prevale il rapporto tra Stati e il ricorso alle organizzazioni internazionali appartiene al passato. Per questo accetta di buon grado che la NATO metta fine alla politica di espansione, il che la condanna inevitabilmente all’irrilevanza. Ora gli americani diminuiranno sensibilmente la loro presenza in Europa e questo farà cadere automaticamente la narrativa dei russi alle porte.
Elimina anche il presupposto sulla base del quale è stato costruito il piano di riarmo europeo?

Se gli americani non mettono come priorità la difesa dell’Europa, significa che l’Europa non è minacciata da nessuno. E questo spiazza tutta la classe politica che ha investito su questo discorso. Il riarmo UE è basato sulla minaccia russa. Se gli americani improvvisamente dicono che non esiste, è un cambio di prospettiva devastante.
La UE, però, sembra andare ancora per la sua strada. La Lagarde disserta su come utilizzare gli asset russi per garantire 210 miliardi all’Ucraina, anche se il premier belga è contrario e vuole adire le vie legali. Si andrà avanti così?
Per questo dico che è impossibile affrontare il futuro con le stesse persone che hanno gestito malissimo il passato e stanno gestendo molto male il presente. A questo punto è auspicabile un cambiamento politico a livello europeo: è necessario.
Zelensky accetterà o no le condizioni russe?
Poco importa. Putin ha sempre detto che non firmerà niente finché ci sarà lui, non lo riconosce perché il suo mandato è scaduto. Al presidente ucraino avranno promesso un futuro da qualche parte: non sarà lui a firmare gli accordi. Le elezioni Trump le vuole subito per trovare qualcuno che possa sottoscrivere un’intesa.
Merz, Macron e Starmer hanno telefonato a Trump per “fare progressi” nella trattativa. Un accordo di pace del tipo di quello voluto da russi e americani può mettere in crisi e far crollare le leadership europee?
Se gli Stati Uniti impongono la pace in questi termini, non ci sarà spazio per nessuna iniziativa da parte degli europei, perché a questo punto andrebbe chiaramente contro gli Stati Uniti. E l’Europa una cosa del genere non potrebbe farla.
C’è una grossa incognita sul futuro dell’Europa ma non se ne vuole parlare?
Bisogna pensare al futuro, a chi vogliamo essere, con l’incognita che la prossima amministrazione USA cambi tutto. La situazione attuale dipende dal fatto che si è voluto compiacere l’amministrazione Biden; dopo, però, gli americani hanno cambiato idea.
Lavrov intanto ha ribadito che la Russia reagirà se dovessero entrare truppe di Paesi NATO in Ucraina. Un’ipotesi ancora sul tavolo?
Ma sono solo due o tre Paesi che continuano a parlare di questa ipotesi di impiego. E il resto dell’Europa non li sta a sentire. E poi Macron è in bilico, Merz lo segue a ruota e Starmer ha uno strumento militare che è minimo.
(Paolo Rossetti)
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