Ucraina, trattativa USA-Russia: Trump vuole allontanare Pechino e Mosca umiliando l’Europa. Ma rischia di giustificare le rivendicazioni cinesi su Taiwan
USA e Ucraina trattano sullo sfruttamento delle terre rare e, secondo Reuters, gli americani minacciano di escludere Kiev da Starlink per convincere Zelensky a firmare. Il New York Post rilancia la tesi dell’esilio in Francia per il presidente ucraino. Per come è stato impostato il negoziato sulla fine della guerra russo-ucraina, spiega Enzo Cannizzaro, ordinario di diritto internazionale e dell’Unione Europea all’Università La Sapienza di Roma, Trump, per isolare la Cina dalla Russia, correrebbe il rischio di incrinare irrimediabilmente i rapporti con l’Europa. Ma soprattutto, una decisione di Russia e USA sulla fine della guerra in Ucraina, a dispetto di tutte le norme internazionali, giustificherebbe le rivendicazioni territoriali anche di altri Paesi, come quella di Pechino su Taiwan, aprendo la strada a un pericoloso “tutti contro tutti”.
Lo scontro Trump-Zelensky, la trattativa USA-Ucraina sulle terre rare, il sostanziale appiattimento (almeno apparente) delle posizioni americane su quelle russe: cosa ci dicono questi indizi sull’andamento delle trattative? Che esito possiamo prevedere e su quali basi?
Occorre fare una premessa. È davvero difficile, in questa fase, capire le vere intenzioni dei protagonisti. Il presidente Trump ha pronunciato, secondo il suo stile, frasi inaccettabili, quale quella secondo cui l’Ucraina ha iniziato la guerra. L’aggressione russa non è un’opinione confutabile, è un fatto storico, anche riconosciuto da larghissima parte dell’opinione pubblica mondiale, espressa nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Questo inizio fa prevedere che le trattative saranno molto complicate; possono anche andare peggio qualora gli Stati Uniti decidano unilateralmente di cessare il supporto militare all’Ucraina. È possibile che lo stiano già facendo con un’intensità limitata, al fine di indurre l’Ucraina ad accettare le proposte concordate fra Stati Uniti e Russia.
Zelensky sembra diventato un ostacolo alle trattative. Putin ha sempre detto che non avrebbe parlato con lui, anche perché il suo mandato è scaduto, e gli USA hanno subito chiesto delle elezioni: vogliono farlo fuori politicamente?
Anche questa affermazione va nella direzione di privilegiare la Russia come interlocutore unico del negoziato, per poi fare pressioni sull’Ucraina al fine di accettare l’esito del negoziato bilaterale tra Stati Uniti e Russia. È vero che il mandato del presidente ucraino è scaduto, ma una guerra combattuta in grandissima parte sul territorio ucraino costituisce un ostacolo pressoché insormontabile per una consultazione elettorale. Ciò sia per difficoltà logistiche (come si potrebbero tenere libere elezioni nei territori occupati dalla Russia?), sia per evitare di dividere politicamente il Paese in un momento di supremo pericolo, nel quale la nazione ucraina deve stringersi intorno alle sue istituzioni.
Si parla di un possibile esilio per Zelensky. La sua sostituzione potrebbe non passare per le elezioni? Come potrebbe avvenire e con chi? L’Ucraina potrebbe essere consegnata in parte ai russi e in parte agli americani?
È presto per fare queste valutazioni. Come ho detto, le elezioni non si fanno in tempo di guerra, in particolare in presenza di una occupazione territoriale. Mi pare, però, che l’inizio delle trattative tra Stati Uniti e Russia vada nella direzione di una pace che comprenda cessioni territoriali da parte dell’Ucraina. Ma in questo momento non siamo in grado di determinarne l’entità. È evidente che l’Ucraina non potrà reggere a lungo la pressione militare russa senza un supporto esterno e, quindi, se davvero gli Stati Uniti si ritireranno dalla coalizione che ha assistito l’Ucraina per tre anni, lo scenario sul terreno militare non sarà semplice, nonostante il sostegno dei Paesi europei.
Putin e Trump ambiscono a due paci diverse? Il primo, più territoriale, per neutralizzare definitivamente l’Ucraina; il secondo per avere compensazioni sugli aiuti concessi dagli USA a Kiev?
La Russia non ha nascosto le proprie ambizioni. Gli obiettivi sono chiari sin dall’inizio della guerra. Il primo, la Russia lo sta per conseguire sul terreno militare, anche a costo di gravissime perdite, e cioè la conquista dei territori del Donbass. L’altro obiettivo, anch’esso proclamato a gran voce, è ottenere un’Ucraina demilitarizzata e sotto l’influenza politica ed economica della Russia. La richiesta degli Stati Uniti di pagare con le risorse minerarie l’aiuto ottenuto finora da parte ucraina è parte della filosofia trumpiana, che concepisce la politica estera come un grande mercato mondiale dove si mescolano questioni geopolitiche con questioni finanziarie.
Dov’è il punto di equilibrio tra queste due impostazioni?
Forse vi è qualcosa di più serio, e cioè l’ambizione di attirare la Russia sotto l’orbita degli Stati Uniti per isolare la Cina, la quale è il vero convitato di pietra di questa trattativa. Ma la Russia avrebbe tutto da perdere da questo ravvicinamento. Occorre ricordare che la Russia è uno degli Stati fondatori del BRICS, e cioè un patto tra Paesi molto diversi fra loro, i quali mal sopportano l’egemonia mondiale degli Stati Uniti. E anche la Cina potrebbe non desiderare l’entente cordiale tra Stati Uniti e Russia. Insomma, la posta geopolitica in gioco è molto alta e i contendenti dovrebbero esserne consapevoli.
Il passaggio di territori quali la Crimea e il Donbass in mani russe deve essere sancito a livello internazionale o, in un momento in cui le organizzazioni internazionali non vengono considerate, basta un accordo USA-Russia, cristallizzando delle situazioni già in atto?
Questo è un punto importante. È vero che il diritto internazionale è un ordinamento a basso grado di effettività. Ma è anche vero che una violazione così brutale del diritto internazionale, come quella di un’annessione territoriale sulla base di un accordo fra Russia e Stati Uniti, non si è vista dopo la Seconda guerra mondiale e dopo la fondazione delle Nazioni Unite. Il diritto internazionale, che assicura, nonostante la sua debolezza, un equilibrio pacifico fra gli Stati, ne sarebbe sconvolto alle radici. Ad esempio, la Cina potrebbe realizzare il proprio sogno di un’annessione di Taiwan. Insomma, saremmo in uno stato di guerra di tutti contro tutti. E non sarebbe una guerra convenzionale.
Secondo alcuni osservatori, Trump non ha chiesto ancora, o almeno non vi è evidenza che lo abbia fatto, una contropartita a Putin, mentre ha avanzato pesanti richieste agli ucraini. Cosa potrebbe chiedere al Cremlino: accordi strategici, vantaggi in termini di affari?
Non posso dire con certezza quali contropartite l’amministrazione degli Stati Uniti abbia chiesto alla Russia. I segnali che vediamo sono però inquietanti. Ma è difficile che, nonostante atteggiamenti francamente sconcertanti, l’amministrazione degli Stati Uniti metta a repentaglio gli equilibri sul teatro europeo senza contropartite geopolitiche. L’influenza politica europea non sarà quella dei secoli scorsi, ma l’Europa mantiene una certa centralità, non solo economica, nello scacchiere mondiale. Umiliare gli alleati europei potrebbe essere un errore fatale per gli Stati Uniti.
(Paolo Rossetti)
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