Circola la bozza dell’accordo USA-Ucraina: per Kiev sarebbe una intesa capestro. Intanto Putin chiede elezioni sotto egida ONU
La vicepremier ucraina Yulia Svyrydenko dice che è un documento sul quale bisogna ancora lavorare. Di certo però, la bozza americana per il nuovo accordo USA-Ucraina sull’utilizzo delle risorse minerarie del Paese (petrolio e gas compresi), trapelata per vie non ufficiali, non è una buona notizia per Kiev. Per capirlo basta leggere qualche norma tra quelle rese note da un deputato della Rada, Yaroslav Zheleznyak: i proventi verranno gestiti da un fondo in cui tre persone su cinque saranno americane, l’accordo è a tempo indeterminato e il contributo fornito dagli USA sono gli aiuti arrivati dal 2022; infine, gli statunitensi godranno dei diritti anche su nuovi progetti e potranno mettere un veto sulla vendita ad altri Paesi.
Considerando la bozza, spiega Marco Bertolini, generale della Brigata Folgore e comandante di numerose operazioni speciali in Libano, Somalia, Kosovo e Afghanistan, e la richiesta di Putin di nuove elezioni presidenziali in Ucraina sotto egida ONU, l’Ucraina appare un Paese che non è più padrone a casa propria, che americani e russi si vogliono spartire. Zelensky, intanto, prova a puntare i piedi, dichiarando che l’Ucraina non riconosce come debito gli aiuti inviati dagli americani.
Circola la nuova bozza dell’accordo USA-Ucraina per lo sfruttamento delle risorse naturali del Paese. Quanto costerà a Kiev l’aiuto americano?
Messo così, è sicuramente un accordo capestro, che di fatto completerebbe l’esproprio di tutte le ricchezze dell’Ucraina da parte degli USA. Un esproprio che in parte era già iniziato, perché dobbiamo ricordare che BlackRock è già presente nel territorio con l’esclusiva sullo sfruttamento delle risorse agricole, senza dimenticare la Burisma, società nella quale lavorava Hunter Biden, figlio dell’ex presidente americano, e che sfruttava le risorse fossili, soprattutto nel Donbass. Tra l’altro, la cessione dei proventi dell’estrazione delle risorse avviene in cambio non tanto del futuro supporto da parte degli Stati Uniti all’Ucraina, ma come pagamento di quello fornito dal 2022.
Zelensky ha sempre detto che un accordo si può fare, ma che l’Ucraina ha bisogno di garanzie per la sua sicurezza. Che assicurazioni vengono fornite sotto questo aspetto?
Il contratto non sembra prevedere la possibilità di una copertura dell’Ucraina in futuro. O meglio, una copertura ci sarebbe: siccome le risorse del Paese diventano di proprietà statunitense, questo dovrebbe porre un freno a eventuali ulteriori interventi da parte della Russia. Ma non è abbastanza per consolare gli ucraini. Credo che tutto questo sia un segnale del fatto che Zelensky sia veramente disperato: se accetta un accordo capestro come questo, vuol dire che non ha proprio più spazio di manovra.
Come si inserisce questa intesa nel contesto delle trattative USA con la Russia?
Il petrolio, il gas e tutte le altre risorse ucraine diventano americane, gli USA le tutelerebbero perché sono di loro proprietà. Gli ucraini, in pratica, non conterebbero più niente. Che le risorse se le prendano i russi o gli americani, per loro sarebbe una perdita comunque. Bisogna vedere a questo punto quali saranno gli accordi fra Putin e Trump per il futuro. Può darsi che, così come sta succedendo per il Nord Stream, arrivino a una forma di collaborazione commercialmente vantaggiosa anche per lo sfruttamento delle risorse naturali, che arrivino, insomma, a spartirsi l’Ucraina. Le risorse di cui si parla, d’altra parte, dove sono? Nel Donbass? Questo aspetto è ancora un po’ fumoso.
La bozza parla di un accordo addirittura a tempo indeterminato, che comprende anche future iniziative imprenditoriali. L’Ucraina verrebbe di fatto consegnata agli americani.
Una cosa è certa: da una parte, l’Ucraina rischia di perdere territorio a favore della Russia, dall’altra rischia invece di perdere le risorse naturali a favore degli americani, che negli organismi che le gestiranno avranno tre consiglieri su cinque, mantenendo di fatto un potere di veto, con i fondi immediatamente trasformati in valuta straniera e depositati all’estero. Il Paese diventa una proprietà altrui, un territorio da sfruttare.
Putin chiede elezioni in Ucraina sotto l’egida dell’ONU e con un governo provvisorio. È solo l’altra faccia della medaglia dell’accordo sulle risorse con gli USA?
Non so se sia l’altra faccia della medaglia, perché quell’accordo ha una rilevanza essenzialmente commerciale, finanziaria, economica. La proposta di Putin, invece, ha una rilevanza essenzialmente politica: il capo del Cremlino, come dice da tempo, insiste sul fatto che non vuole trattare con Zelensky, ribadendo che c’è bisogno di un’investitura popolare per il suo prossimo interlocutore. Di fatto, però, c’è un russo che dice a Kiev come si deve comportare, che arriva a dire che l’ONU deve sovrintendere alle operazioni di voto. La realtà è che l’Ucraina è un Paese fallito, nel quale sono altri che decidono.
Come si è arrivati a questa situazione?
Ci si è arrivati confidando sul fatto che la guerra l’avrebbe vinta l’Ucraina con il supporto occidentale. Ma non è stato così. Secondo me, in Ucraina stanno maturando le condizioni per un cambio al vertice, che dobbiamo sperare sia incruento e democratico. Non c’è dubbio, comunque, che Zelensky abbia esaurito le sue carte.
Cosa si sta muovendo per la sua sostituzione?
Julija Timoshenko, ex primo ministro, ha ricominciato a far sentire la sua voce critica nei confronti di Zelensky. Si parla addirittura di possibili suoi contatti con i russi, nonostante sia stata l’antesignana dell’opposizione alla Russia nel 2004. Oltre a lei, si fanno i nomi di Poroshenko, Zaluzhny. L’attuale presidente, invece, se la può giocare giusto con il gruppo dei volenterosi, nelle riunioni che vengono fatte a Londra o a Parigi. Ma a Kiev deve stare attento a come si muove, perché c’è un’opposizione che sta strutturandosi anche a livello parlamentare.
(Paolo Rossetti)
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