SINISTRA “SCHIZOFRENICA” IN EMILIA ROMAGNA: LA STORICA UDI FEMMINISTA COSTRETTA A TESSERARE UOMINI
Succede anche questo nel “sol” dell’Emilia Romagna: una storica e nota associazione femminista, l’Udi (Unione donne italiane) si è vista costretta a modificare il proprio statuto pena la perdita del riconoscimento pubblico in quanto discriminatoria la regola richiesta per l’iscrizione fino ad oggi. «Sole donne» non piaceva all’orientamento politicamente corretto inclusivista e perciò l’Udi deve ora cambiare al volo un caposaldo della propria tradizione in quanto ente femminista dedicato al sostegno delle donne.
Il tutto fa discutere per l’incredibile “schizofrenia” di un’area culturale – quella a sinistra – che si batte da anni per il contrasto alle discriminazioni, l’eliminazione della “differenza di genere” per valorizzare ogni singola minoranza. Succede però che una sigla femminista di sinistra si trova “colpita” dalle proprie stesse armi: «devono potersi tesserare anche uomini», altrimenti l’associazione sarebbe tacciata di discriminazione.
IL COMMENTO DEL MINISTRO ROCCELLA: “PD DI SCHLEIN SI INCARTA PROPRIO SULL’IDENTITÀ DELLE DONNE”
L’incredibile storia dell’Udi dell’Emilia Romagna l’ha portata alla luce Fausto Carioti su “Libero Quotidiano” negli scorsi giorni e oggi arriva il commento con un editoriale sul medesimo giornale della Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella: «Un’associazione di donne composta da sole donne? No, non si può fare: bisogna essere inclusivi. Eppure abbiamo ascoltato tante volte Elly Schlein scagliarsi contro Giorgia Meloni perché “non serve avere una premier donna se non si occupa delle donne”». Secondo la titolare del Ministero, il caso dell’Udi è emblematico del cortocircuito culturale e politico che si innesca basando il proprio ragionamento sul tema assoluto della “discriminazioni” (che, attenzione, è sempre bene e giusto contrastare, non si sta giustificando affatto questo odioso fenomeno, ndr). Un cortocircuito che vede il Pd targato Schlein “cancellare”, paradossalmente, quell’identità delle donne costruita dopo anni di battaglie femministe.
«Il concetto di discriminazione ha acquisito un’accezione così distorta da essere applicato al suo esatto contrario», scrive ancora Roccella che si definisce femminista di destra da sempre impegnata a garantire l’identità definita del corpo sessuato, qualsiasi esso sia. L’Udi si vede “attaccata” da quella stessa sinistra che loda l’impegno per le donne: a differenza di quanto avveniva nel passato con i diritti riconosciuti alle donne anche grazie alle battaglie femministe di sinistra, oggi lo scenario è del tutto cambiato. Per la Ministra, la nuova frontiera del progressismo «sembra consistere nel contrario, mettere in discussione quelle opportunità e quegli spazi nel tentativo di annullare ogni differenza e anestetizzare qualsiasi specificità». Resta dunque un tema dirimente avanzato da Roccella nel suo ragionamento nella difesa strenua del diritto di esistenza pubblica dell’Unione delle Donne: o si ritiene che le pari opportunità siano un traguardo raggiunto e dunque le associazioni femministe e femminili sono “discriminatorie”, oppure – come crede la Ministra – «si ammette che dietro il tentativo di restringere gli spazi per le donne c’è la volontà di negare il riconoscimento della differenza sessuale come precondizione per le pari opportunità; di annegare tutto nel mare indistinto del neutro». O si lotta per abolire ogni differenza in un mondo dominato dalle “schwa” oppure – conclude Roccella – si cercherà sempre di difendere ogni identità, ogni differenza, da qualsiasi parte politica si provenga.