La Commissione Ue fa causa al Regno Unito per la violazione dei diritti di libera circolazione dopo la Brexit e per il mancato superamento degli accordi bilaterali sugli investimenti con sei Stati membri. La prima denuncia era stata presentata nel 2020, ma l’azione legale era stata sospesa l’anno scorso, perché le parti hanno provato a risolvere le divergenze sugli accordi commerciali tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord.
Lunedì, però, la Commissione Ue ha annunciato con un comunicato ufficiale che porterà il caso davanti alla Corte di giustizia europea, visto che le condizioni della Brexit stabilivano che può farlo entro il 31 dicembre. Quindi, la Corte Ue fino ad allora può giudicare su questioni che risalgono a prima del termine del periodo di transizione della Brexit e il Regno Unito dovrà attenersi alla sentenza.
DUE DENUNCE DELLA COMMISSIONE UE CONTRO IL REGNO UNITO
La tesi della Commissione europea è che il Regno Unito abbia introdotto ostacoli alla libera circolazione dei cittadini comunitari dopo la Brexit e restrizioni ingiuste sul diritto dei familiari dei cittadini comunitari di vivere nel Paese. Nel Regno Unito risiedono oltre 5 milioni di cittadini dell’Ue che hanno diritto di residenza ed è emerso un numero crescente di casi di cittadini dell’UE a cui è stato negato l’ingresso alla frontiera del Regno Unito o che sono stati oggetto di ordini di espulsione, dopo essere tornati da vacanze o visite familiari all’estero.
Il secondo motivo per il quale la Commissione Ue porta il governo britannico davanti alla Corte di giustizia europea riguarda gli accordi bilaterali di investimento con 6 Stati membri quando c’è stata la Brexit. In particolare, il deferimento è legato al fatto che il Regno Unito non ha posto fine ai trattati bilaterali di investimento (TBI) ancora in vigore con Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Lituania, Polonia e Slovenia.
Per la Commissione Ue questi trattati si sovrappongono e sono in conflitto con il diritto europeo, infatti gli Stati membri, tra cui il Regno Unito, si sono impegnati nel 2019 a risolverli in maniera coordinata. Ma il Regno Unito non ha risolto quelli con i sei Stati membri sopracitati, che erano stati conclusi quando era ancora parte dell’Ue.
LE MANOVRE DI RIAVVICINAMENTO TRA UE E UK
“Non abbiamo intenzione di commentare i procedimenti legali. Questo si riferisce a quando eravamo uno Stato membro dell’UE e durante il periodo di transizione. Restiamo concentrati sul lavoro per reimpostare le nostre relazioni con l’UE e per far sì che la Brexit funzioni per il popolo britannico“, ha fatto sapere Downing Street in una dichiarazione.
Sebbene i funzionari britannici abbiano cercato di minimizzare l’azione legale dell’UE, il caso potrebbe causare attriti, perché l’Ue ha fatto sapere che procederà con nuovi accordi solo quando il Regno Unito avrà dimostrato una “piena e fedele attuazione” di quelli esistenti. Infatti, la decisione della Commissione Ue arriva in una fase delicata in cui Regno Unito ed Europa stanno cercando di riavvicinarsi.
Ad esempio, il cancelliere britannico Rachel Reeves ha incontrato i ministri delle Finanze europei questo mese per chiedere un accesso migliore all’Ue per quanto riguarda i servizi finanziari, che non sono inclusi nell’accordo di commercio e cooperazione post-Brexit. Secondo Reevs, il superamento delle barriere commerciali favorirebbe entrambe le parti, comunque colloqui dettagliati dovrebbero cominciare l’anno prossimo. A febbraio 2025 è previsto un incontro tra il primo ministro Keir Starmer e i 27 omologhi dell’Ue per una cena informale: si tratta del primo incontro di questo tipo da quando c’è stata la Brexit.