Destra e sinistra contro il Governo Bayrou dopo il piano del Bilancio: Marine Le Pen parla di "sprechi dettati dalla UE”. Tutti gli scenari in Francia
IRA LE PEN DOPO IL PIANO BAYROU SUL BILANCIO FRANCESE: L’ULTIMATUM CHE ARRIVA ALL’ELISEO
Dire che non sia piaciuto il piano sul Bilancio 2026 presentato ieri dal Premier francese Francois Bayrou sarebbe un fortissimo eufemismo: come del resto già anticipato su questi schermi da settimane, la leader del Rassemblement National Marine Le Pen è furente contro la gestione della riforma pensioni e delle politiche economiche messe in campo dal Governo di unità nazionale (che, ricordiamo, si sorregge grazie soprattutto alla non sfiducia garantita da destra e socialisti, mentre fino ad oggi era rimasta solo la sinistra di Melenchon a contrastare il Premier centrista).
Mentre i sindacati si preparano agli scioperi generali contro la Manovra messa in campo da Bayrou, con l’aumento delle tasse e i tagli alla spesa che non piacciono affatto alle categorie dei lavoratori, è la destra di Francia a lanciare un ultimatum al Governo verso la discussione in Parlamento del prossimo autunno sul Bilancio 2026. In primo luogo, sottolinea Le Pen su X, il Primo Ministro scelto da Macron «vuole imporre un “anno bianco”, vale a dire una purga fiscale e previdenziale del valore di sette miliardi di euro».
Secondo la leader della destra, alleata di Salvini e Orban nei Patrioti per l’UE, tale costo sarebbe esattamente «il peso dell’aumento del contributo della Francia all’Unione Europea»: Le Pen si chiede come sia possibile accettare uno spreco del genere, specie davanti ad un popolo che in larga maggioranza in Francia ha votato alle Europee 2024 per congelare tale spesa, sostenendo la lista di Jordan Bardella.
I 43 miliardi di euro in risparmi da attuare entro il 2026 non convincono affatto l’RN che così passa al contrattacco spiegando come dopo 7 anni di sprechi e riforme non mantenute, Macron (e da poco anche Bayrou) «non sono riusciti a realizzare veri risparmi e presentano ai francesi l’ennesimo conto: quasi venti miliardi di euro tra tasse e privazioni».
NON SOLO MARINE, ANCHE SOCIALISTI (E MELENCHON) CONTRO IL GOVERNO: PRONTE DUE MOZIONI DI CENSURA
Il riarmo con il raddoppio delle spese della difesa (l’unico campo senza tagli nella bozza del Bilancio 2026 presentato ieri) e i mancati intervenuti sui temi invece essenziali per la vita dei francesi (energia, sicurezza, lavoro) fanno sostenere a Marine Le Pen che il Governo Bayrou stia in questo modo attaccando pensionati e semplici cittadini, «piuttosto che dare la caccia ai veri sprechi». Per la leader del RN, pochi sono gli spunti positivi nella bozza di riforma e per questo motivo se non verrà fatto un passo indietro su tale progetto, «passeremo alla sfiducia in Parlamento».
La goccia finale per far esplodere il “vaso” francese è rappresentata dalla proposta di abolire la Pasquetta (Lunedì dell’Angelo) come festa nazionale, così come il Giorno della Vittoria in Europa: secondo Le Pen l’esecutivo sarebbe ridotto alla disperazione per provare a rientrare nelle spese, invece che approntare gli sprechi indicati dal Rassemblement National. La richiesta di rivedere fortemente i tagli alla spesa pubblica non arriva però solo da Marine Le Pen e la destra francese: oltre alla sempiterna mozione di sfiducia sostenuta da Melenchon, anche la sinistra più moderata con i Socialisti di Glucksmann boccia sonoramente il Bilancio 2026 del Governo.
Dopo l’ultimatum di Le Pen, che si dice pronta a sostenere una mozione di censura nei confronti del Premier Bayrou, anche tra i socialisti si preparano a contrattare con Hotel Matignon e l’Eliseo per rivedere ampiamente la riforma: non solo, i capogruppo di LFI e Partito Comunista – Mathilde Panot e Fabien Roussel – hanno annunciato in giornata un nuovo provvedimento di sfiducia contro il Governo che dovrebbe essere poi discusso dopo l’estate in Assemblea Nazionale.
I 123 seggi in dote al RN, con i voti della sinistra radicale, potrebbero bastare per decretare la fine del Governo Bayrou a settembre, a meno che da Macron non arrivi un nuovo impulso per modificare l’impianto della Manovra e concedere alcune richieste poste dal presidente Bardella.