Ezio Zernar rompe il silenzio sul caso Unabomber: quelle rivalità tra investigatori che gli costarono la carriera dopo l'analisi al lamierino
Tra i grandi nomi coinvolti nel caso – ancora irrisolto, nonostante quella che sembrava essere una solida pista battuta negli ultimi mesi – Unabomber quello di Ezio Zernar è stato a lungo sotto i riflettori della cronaca con la pesantissima accusa (poi, fortunatamente, smontata) di aver manipolato le prove a disposizione degli inquirenti per la semplice volontà di incastrare a tutti i costi Elvo Zornitta; quest’ultimo altro grande protagonista della prima inchiesta su Unabomber.
All’epoca delle indagini – racconta Ezio Zernar in una rarissima intervista, rilasciata per il Gazzettino – fu assoldato per svolgere alcune prove tecniche sui reperti raccolti sul caso Unabomber e fu proprio lui a suggerire di partire dall’analisi del “toolmark”: si tratta, spiega, “del segno che due oggetti (..) lasciano l’uno sull’altro” quando entrano in contato tra loro, prassi ormai consolidata per le indagini balistiche ma, all’epoca, ancora poco utilizzati.
Inizialmente analizzò il potenziometro trovato a casa di Zornitta ma – prosegue Zernar – non bastò per arrivare a una conclusione e si parrò al famoso (per lui, sicuramente, famigerato) lamierino rinvenuto in una delle bombe piazzate da Unabomber: “Feci dei test per ricavare il calco del taglio” e ne uscì un “match perfetto” in una delle forbici individuate a casa del sospettato e fu in quel momento che a suo avviso “nacquero le gelosie“.
Zernar: “Io sono l’unico ad aver pagato, con la mia carriera, per il caso Unabomber”
In seguito al risultato di Zernar furono svolte altre analisi che “confermarono il match” ma la svolta arrivò nel 2006 quando il legale del presunto (poi scagionato) Unabomber – appunto, Zornitta – presentarono un esposto in cui sostenevano che “il lamierino fosse stato alterato” e anche se fu disposta una nuova analisi, “i Ris” senza aspettare i risultati convinsero il procuratore di Venezia che “avessi manomesso il reperto” e lì si aprì l’indagine a suo carico.

A poco servì il fatto che la nuova analisi confermò che “il lamierino non era stato tagliato” o il fatto che nella “comparazione tra i reperti” non emerse nessuna anomalia, perché tanto ormai la sua carriera fu irrimediabilmente compromessa, tutto – ammette amaramente – per “una questione di rivalità tra investigatori scientifici“: condannato nei primi due gradi di giudizio, Zernar fu assolto in Cassazione e – nel frattempo – Zornitta scagionato dall’accusa di essere Unabomber; mentre oggi l’ex tecnico ci tiene a precisare di non aver “mai detto che fosse stato Zornitta a tagliare il lamerino”, ma solo che fosse stata quella precisa forbice a farlo.
