La nuova inchiesta bolognese sulle azioni della banda della Uno Bianca, che insanguinò l’Italia tra gli anni ’80 e ’90 sfociando in 24 omicidi e decine di ferimenti, passa attraverso la pista dell’eversione. Non rapine finite nel sangue, ma presunte trame di un’altra faccia del terrorismo che si sarebbero insinuate nella “parentesi” tra la scia di attentati di matrice politica e delitti eccellenti che segnarono decenni della storia italiana fino al 1984, tra cui quello di Aldo Moro, e il 1999, anno dell’omicidio D’Antona.
Alberto Capolungo, vicepresidente dell’associazione dei familiari delle vittime della Uno Bianca, riporta Repubblica, sottolinea che è proprio in questo spazio “lasciato vuoto dal terrorismo tradizionale” che si innestano i crimini della banda che forse, questo punterebbe ad accertare la nuova indagine dei magistrati di Bologna, potrebbero avere una firma ancora più estesa rispetto alle persone identificate, una firma che potrebbe portare a soggetti rimasti finora nell’ombra e capace di riscrivere una gran parte della storia. La vicenda e i potenziali riflessi della nuova inchiesta sono al centro del podcast del giornalista Antonio Iovane, 8 puntate sotto il titolo “Uno Bianca – Il romanzo criminale dell’Emilia-Romagna”.
Uno Bianca: la nuova indagine a Bologna
Alcuni familiari delle vittime, attraverso l’avvocato Alessandro Gamberini, nel maggio scorso hanno presentato un esposto con cui dare impulso a una nuova indagine sui fatti della Uno Bianca, assalti e delitti commessi tra il 1987 e il 1994 che insaguinarono le cronache con 24 morti e oltre 100 feriti. Secondo le sentenze, il gruppo criminale guidato dai fratelli Savi avrebbe agito per soldi. Secondo i parenti delle vittime, però, la matrice sarebbe terroristica: azioni commesse non solo per questioni di denaro, ma per portare avanti una strategia di destabilizzazione di una parte del Paese sull’onda lunga di stampo eversivo.
Ci sono altri moventi e altri responsabili impuniti dietro la banda della Uno Bianca? Fu terrorismo? A queste domande dovranno rispondere gli inquirenti nell’ambito della nuova inchiesta della Procura di Bologna, impegnata a valutare, sulla base dell’esposto depositato quasi un anno fa, se sussistano elementi concreti per riaprire tutto e arrivare ad un nuovo processo. Acquisizione di documenti ed escussione di testimoni sarebbero le due attività chiave di questa fase.