Bambini-influencer pubblicizzano armi sui social: contenuti virali, pistole colorate, zero regole e le aziende produttrici ne approfittano

Il volto è quello innocente di un bambino, Autumn Fry – undici anni, con un cappello da baseball rosa e lo sguardo fiero mentre brandisce una pistola semiautomatica – sul suo canale YouTube (seguito da centinaia di migliaia di utenti) recensisce armi da fuoco, mostra come si impugnano, come si smontano, e promuove link affiliati per acquistarle ma non è un caso isolato: sempre più bambini diventano influencer di pistole negli USA, protagonisti di un nuovo marketing feroce che travolge i social media americani e normalizza la presenza delle armi nella vita quotidiana dei minori.



Il fenomeno – studiato da università e osservatori indipendenti – mette in evidenza una crescita esponenziale della presenza di contenuti armati nei feed di ragazzi tra i 10 e i 17 anni: l’82% ha visualizzato almeno una volta video di questo tipo mentre il 34% segue attivamente account che promuovono le armi.



Si tratta di una strategia pianificata per cui le aziende produttrici sanno che, agganciando i futuri consumatori nella fascia preadolescenziale, costruiscono fedeltà e desiderio proprio come accadde decenni fa con il tabacco ma con una differenza agghiacciante: qui si parla di strumenti di morte pubblicizzati come fossero giocattoli e nessuna legge federale sembra fermare questa deriva.

Il far west digitale: armi in mano ai bambini, like al posto di regole

Con armi decorate in stile cartoon, colori brillanti, impugnature firmate e custodie glitterate, il mondo delle pistole cerca di apparire “cool” e accessibile: i contenuti creati dai bambini sono diventati virali tra reel, tutorial, “pistola del mese”, sfide di tiro nei giardini di casa, il tutto senza limiti, senza filtri, senza età minima richiesta dalle piattaforme.



Un far west digitale dove i minori non sono più semplici spettatori ma veri e propri testimonial e le aziende – ufficialmente – negano ogni coinvolgimento ma documenti emersi da inchieste giornalistiche mostrano campagne mirate che spingono micro-influencer under 14 a promuovere modelli di armi da fuoco in cambio di prodotti gratuiti, visibilità, codici sconto.

Si tratta di un marketing occulto ma devastante per cui la pistola – in questo immaginario – non è più un oggetto di morte ma un accessorio da esibire: secondo David Hemenway, docente di salute pubblica ad Harvard “questa dinamica mina le basi della prevenzione perché banalizza la violenza in un’età in cui si formano i valori”. E mentre il Congresso rimane paralizzato da lobby e compromessi, il flusso di contenuti continua, travolgente: i bambini imparano presto che un grilletto fa visualizzazioni e che un’arma ben mostrata può valere più di mille parole.