Gli USA introducono stretti controlli social per gli immigrati contro l'antisemitismo: già 200 casi esaminati, studenti a rischio
Gli USA hanno deciso di innalzare l’asticella nella lotta contro l’antisemitismo, dando il via a un sistema di screening senza precedenti per chi tenta di entrare nel Paese.
A partire dalla primavera del 2025, ogni richiesta di visto, green card o status di residente dovrà essere accompagnata da un’attenta e minuziosa analisi dell’attività sui social media del richiedente; il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale ha chiarito che questa misura punta – in modo specifico – a identificare i soggetti che potrebbero diffondere odio o sostenere organizzazioni considerate terroristiche.
“Stiamo costruendo un muro digitale contro l’estremismo“, ha affermato un alto funzionario del DHS durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa: il sistema verrà applicato in modo particolare agli studenti universitari, categoria considerata a rischio dopo le numerose proteste pro-Palestina che hanno infiammato i campus nell’ultimo anno.
Secondo fonti interne, già oltre 200 casi sono sotto esame, incluso quello dello studente palestinese Mahmoud Khalil, il cui visto è stato revocato dopo la partecipazione a una manifestazione alla Columbia University.
Le autorità assicurano che tale processo sarà condotto nel rispetto della privacy, ma molti esperti sollevano interrogativi e perplessità sull’effettiva possibilità di garantire un’analisi equa e obiettiva di contenuti spesso complessi e sfumati.
USA, social e antisemitismo: il delicato equilibrio tra sicurezza e libertà
Mentre l’amministrazione difende la nuova politica come necessaria ed essenziale per salvaguardare la sicurezza nazionale, le organizzazioni per i diritti civili lanciano l’allarme sulle possibili conseguenze per la libertà di espressione.
“Stiamo creando un pericoloso precedente”, è l’avvertimento del direttore dell’Unione Americana per le Libertà Civili, mettendo in luce come la vaghezza e l’opacità nella definizione di “antisemitismo” potrebbero condurre a censurare anche legittime critiche politiche.
Il dibattito è divenuto ancor più acceso dopo che alcuni casi hanno rivelato come semplici hashtag o like a post critici verso Israele siano stati sufficienti a far scattare allarmi; fonti del Dipartimento di Stato hanno confermato l’esistenza di una lista nera di termini e frasi che attivano revisioni approfondite, ma si rifiutano di renderla pubblica per non “aiutare chi vuole eludere i controlli”.
In questo panorama, nelle comunità accademiche continua a crescere la preoccupazione per l’impatto che queste misure restrittive e intransigenti potrebbero avere sulla libertà accademica e sul dibattito politico nei campus: molti, infatti, ricordano come durante l’era McCarthy simili strumenti di controllo portarono a gravi abusi, e temono che la storia possa ripetersi in forma digitale.
Con le tensioni in Medio Oriente ancora alle stelle, il governo americano sembra determinato a procedere sulla strada dei controlli rigorosi, nonostante le aspre critiche dei contestatori e i rischi per i diritti fondamentali.