Scott Bessent dice che gli USA vogliono far crollare l'economia russa. Ma Mosca è sempre più vicina a Cina e India e a Trump conviene dialogare
Niente di nuovo sul fronte Ucraina: le trattative sono in fase di stallo e Putin non dà molto seguito alle richieste di negoziato. Anzi, davanti a Trump che cercava di sfilarlo dall’alleanza con la Cina, ha rinsaldato ancora di più i legami con Paesi come India e Iran. Per il presidente americano la materializzazione di un incubo, di quello che non voleva proprio. E allora, spiega Rita Lofano, direttore responsabile dell’AGI, ecco che anche gli americani tornano a parlare di sanzioni contro Mosca, cercando di concordarle con gli europei.
I toni sono accesi, il segretario del Tesoro Scott Bessent, infatti, ha minacciato di far “crollare l’economia russa”. In realtà Trump pensa alle sanzioni perché in questo momento sono l’unica arma che ha in mano, ma vuole continuare a trattare con Putin, anche perché non ha alternative. Altrimenti dovrebbe dichiarare la sua sconfitta.
Bessent che annuncia la volontà USA di far cadere l’economia russa, Trump che parla di sanzioni, anche se poi annuncia di voler parlare ancora con Putin. La strategia americana con Mosca sta cambiando?
Vista la situazione di stallo in Ucraina, anzi il rischio di un’ulteriore escalation, ad oggi è da considerare fallito il tentativo di Trump di portare Putin dalla sua parte in chiave anticinese. Il vertice della SCO, cui è seguita la parata militare a Pechino, è stato una prova di forza non solo da parte di Xi Jinping: al suo fianco c’erano anche il presidente russo, così come Kim Jong-un, e il presidente dell’Iran Pezeshkian, a capo dello Stato che fornisce alla Russia i droni per la guerra in Ucraina. Lì si è materializzato il peggior timore di Trump: il suo tentativo era proprio quello di sfilare Putin da questa alleanza. Ora a Washington arriva David O’Sullivan, inviato dell’Unione Europea, per discutere di sanzioni contro la Russia.
Ma queste sanzioni possono far paura a Mosca?
Se la Cina e l’India continuano a comprare il gas russo, anche se andasse a zero l’import da parte dell’Europa, dei Paesi occidentali, non mi sembra che l’economia della Russia ne possa risentire. Ci sono molti studi che indicano che il Paese potrebbe tranquillamente proseguire con la guerra per altri due anni. Non solo, la realizzazione del nuovo gasdotto Russia-Cina richiederà tempo, però è linfa vitale per i russi, mentre Lavrov ha annunciato che Putin andrà entro l’anno in India. E Modi aveva un buonissimo rapporto con Trump durante il primo mandato di quest’ultimo. Il presidente americano è in difficoltà, anche se si è un po’ rinsaldato l’asse con l’Europa.
Cosa farà allora Trump?
Penso che continuerà a cercare un dialogo con la Russia sulla guerra in Ucraina, come strategia geopolitica, perché l’antagonista di Trump in realtà è la Cina.
Bessent però ha fatto dichiarazioni perentorie contro la Russia. Come si sposano con la necessità di dialogare? C’è una parte del partito repubblicano, del suo staff, che spinge Trump a sanzionare Mosca?

Il sentimento anti russo è sempre molto forte negli USA, retaggio della guerra fredda. Le trattative non si fermeranno, ma è altrettanto vero che si alza la posta e con essa le minacce: sono una forma di pressione, la solita tattica dell’amministrazione americana del bastone e della carota. Da una parte si cerca il dialogo con Putin, dall’altra si minacciano sanzioni e si stringe un accordo per la vendita di armi alla Nato da mandare all’Ucraina. Le sanzioni, comunque non sono suggerite da una parte dell’amministrazione, ma dalla situazione. La Russia ha appena messo a segno il più massiccio attacco all’Ucraina, anche se circolano bozze su proposte americane per una nuova Yalta che stabilisca delle zone d’influenza.
D’altra parte Trump parla di sanzioni alla Russia, ma poi si dice ottimista per un accordo di pace e annuncia che si confronterà ancora con Putin. In realtà la sua linea non è cambiata?
Trump ha bisogno di una leva, ma anche di negoziare. Credo che l’Europa andrà avanti con il pacchetto numero 19 di sanzioni e che anche gli USA proseguiranno su questa strada. Non è cambiato il sentiment, credo che sia una posizione dettata dalla situazione.
L’ottimismo ostentato da Trump per la pace in Ucraina si basa su qualche elemento nuovo?
Continua a tentare di negoziare perché ne ha tutto l’interesse. Non ha alternativa. Cosa può dire, che ha perso? Che si arrende? L’unica cosa che mi sento di sottolineare è che non vedo alcun tipo di disimpegno americano, Trump ci sta provando in tutti i modi.
In questo contesto le sanzioni sono l’unica iniziativa che possono prendere?
Forse è detto in modo un po’ brutale, ma di fatto è così.
(Paolo Rossetti)
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