Grigory Kessel, storico medievalista dell’Accademia austriaca delle scienze, ha scoperto un brano nascosto del capitolo 12 del Vangelo di Matteo in un manoscritto custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana. L’antichissimo frammento, come riportato da Il Tempo, è scritto in siriaco antico, ovvero un dialetto aramaico orientale, che era parlato a Edessa e nelle regioni confinanti della Mesopotamia, largamente affermatosi poi come lingua letteraria della Chiesa di quella zona.
L’aspetto inedito della vicenda è che il testo è venuto alla luce poiché il professore si è servito della fotografia a raggi ultravioletti per analizzare il manoscritto. Il frammento era infatti stato redatto intorno al III secolo, ma le parole erano state cancellate prima da uno scriba palestinese e poi da uno georgiano. La pratica di sbianchettare i palinsesti e riscriverci sopra era in tal senso assai diffusa nell’Età di Mezzo. Allo stato del ritrovamento, in esso erano contenuti i cosiddetti “Apopthegmata patrum” in lingua greca. Le nuove tecnologie, però, hanno permesso la lettura anche di ciò che c’era sotto.
Vangelo di Matteo, scoperto un capitolo nascosto coi raggi UV: il testo
Il frammento di testo nascosto del capitolo 12 del Vangelo di Matteo rinvenuto tramite i raggi ultravioletti in un manoscritto custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana rappresenta soltanto lo 0,6% del documento completo. È per questo motivo che il professor Grigory Kessel ritiene che in origine quest’ultimo fosse di 160 fogli, o sedici quartine. Il valore della scoperta resta comunque inestimabile, dato che nel mondo sono stati trovati soltanto altri due testi che attestano la versione siriaca antica dei Vangeli.
Anche il contenuto del testo, inoltre, offre degli spunti di riflessione importanti, soprattutto al confronto con le altre versioni. Ad esempio, mentre l’originale greco, nel versetto 1, recita “In quel tempo Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle”, la versione siriaca dice “cominciarono a raccogliere i chicchi di grano, a strofinarli nelle mani e a mangiarli”.