La variante Delta sta acquisendo una resistenza sempre più inscalfibile nei confronti dei vaccini anti-Covid e, per questa ragione, urge correre al più presto ai ripari. È quanto evidenzia uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Osaka, in Giappone, e pubblicato in pre-print su “BioRxiv” nelle ultime ore. In particolare, gli scienziati hanno ricordato quanto sia fondamentale identificare le probabili varianti di rottura per lo sviluppo futuro dei preparati anti-Covid. In questo lavoro, è stato scoperto che la variante Delta è sfuggita completamente agli anticorpi neutralizzanti del dominio N-terminale (NTD), mentre ha aumentato la reattività agli anticorpi che potenziano l’infettività anti-NTD.
Per citare nei dettagli quanto riferito dai ricercatori, “quando quattro mutazioni comuni sono state introdotte nel dominio di legame del recettore (RBD) della variante Delta (Delta 4+), alcuni anticorpi hanno perso l’attività di neutralizzazione e migliorato l’infettività. Mutazioni uniche nell’NTD Delta sono state coinvolte nell’aumento dell’infettività da parte dei sieri BNT162b2-immuni”. In virtù del fatto che una variante Delta con tre mutazioni RBD simili è già emersa, secondo il database GISAID, è necessario sviluppare vaccini che proteggano contro tali varianti di rottura completa.
VARIANTE DELTA: ECCO PERCHÉ I VACCINI ATTUALI NON BASTANO
Come spiegano ancora gli studiosi giapponesi nella loro pubblicazione in pre-print, è probabile che una variante Delta che abbia acquisito cinque mutazioni nella RBD acquisisca ulteriori mutazioni nel prossimo futuro. “Ci si può aspettare che altre combinazioni di epitopi neutralizzanti anti-RBD abbiano effetti simili o più forti della variante Delta 4+ – hanno sottolineato gli esperti –. Infatti, la Delta 4+ possiede ancora R346, uno dei principali residui di epitopo per gli anticorpi neutralizzanti anti-RBD come C135. Dato l’attuale ed elevato tasso di mutazione della SARS-CoV-2, prevedere le mutazioni spike emergenti è molto importante per sviluppare vaccini efficaci contro le varianti emergenti della SARS-CoV-2″.
Di fatto, l’immunizzazione dalle pericolose varianti della proteina spike che probabilmente emergeranno in futuro potrebbe essere efficace anche in ottica di prevenzione, con queste mutazioni che potrebbero dunque essere stroncate sul nascere o, addirittura, neppure fare la propria comparsa in scena.