Al grande scrittore sovietico Vasiliji Grossman, autore di capolavori come "Vita e destino" e "Stalingrado", è dedicata una mostra del Meeting
In occasione dei 120 anni dalla nascita, viene presentata in questi giorni al Meeting di Rimini una importante mostra sullo scrittore russo Vasilij Grossman (1905-1964), autore del grande romanzo Vita e destino, e di altre opere forse meno note in Italia.
La mostra, promossa dallo Study Center Vasilij Grossman, costituisce un’occasione da non perdere per i visitatori del Meeting, in quanto permette di ripercorrere puntualmente le tappe dello sviluppo umano e letterario dello scrittore, dal coinvolgimento con gli ideali socialisti della giovinezza fino a quello che i curatori della mostra definiscono un realismo metafisico e religioso.
Attraverso la spiegazione delle sue opere, la visione delle molte fotografie inedite e di un cortometraggio tratto da un episodio di Vita e destino (Una telefonata di Stalin, interpretato da Alessandro Preziosi, che affronta il problema della fragilità umana di fronte alla sottile violenza dell’ideologia), il visitatore è accompagnato dalla narrazione delle guide della mostra che ne facilitano l’approccio e la comprensione.
Grossman nasce nel 1905 a Berdicev, in Ucraina, da una famiglia ebrea. È figlio di un chimico, e compie studi fisico-matematici all’università di Mosca. Dal 1932 lavora come ingegnere chimico nel bacino minerario del Donbass. Negli anni 30 comincia ad affermarsi come scrittore.
La sua esistenza, come quella di molti altri cittadini dell’Unione Sovietica, viene stravolta a partire dal 22 giugno 1941 con l’inizio dell’Operazione Barbarossa. La Germania, in violazione del Patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop sottoscritto nel 1938, attacca l’Unione Sovietica. L’intera popolazione sovietica è mobilitata nella grande guerra patriottica, che si concluderà con 25 milioni di vittime, di cui 17 milioni di vittime civili.
L’esercito tedesco in poco più di tre settimane avanza per oltre 350 chilometri in territorio sovietico. Il 7 luglio 1941 la VI armata tedesca occupa Berdicev e la madre di Grossman viene uccisa dagli occupanti. Lo scrittore, come molti altri, risponde agli appelli del governo e si presenta per l’arruolamento volontario nell’Armata Rossa.
Nel 1941 Grossman ha 35 anni, porta gli occhiali ed è sovrappeso. La domanda viene quindi respinta a causa del suo aspetto fisico, che lo fa sembrare molto più anziano di quanto non sia in realtà (i suoi vicini, che lo vedevano passeggiare con un bastone di canna, lo soprannominavano “zietto”).
Dopo la tragica morte della madre, Grossman vuole contribuire ad ogni costo alla difesa della patria e, nonostante non sia iscritto al Partito, comincia a tempestare di lettere la Direzione politica dell’Armata Rossa. Il generale David Ortenberg, direttore del giornale Krasnaja Zvezda (Stella Rossa) sente parlare di lui. Pur non avendolo mai incontrato personalmente ha letto uno dei suoi romanzi e chiede che venga assegnato a lui, con una motivazione a dir poco sorprendente: Ortenberg dice che, pur non sapendo nulla dell’esercito, Grossman sa tutto dell’animo umano.
Non essendo iscritto al partito comunista Grossman non può assumere il ruolo di commissario politico e non può essere nominato ufficiale. Il 28 luglio 1941 è arruolato quindi come attendente in qualità di corrispondente speciale di Krasnaja Zvezda. Grossman si presenta in redazione in divisa con la pistola di ordinanza, dicendo di essere pronto a partire immediatamente per il fronte, anche se in realtà non ha mai usato né un fucile né una pistola. Ortenberg lo affida quindi al colonnello Ivan Citrov, che per due settimane lo addestra all’uso delle armi.
Il 5 agosto 1941 Grossman parte per il fronte. Nei successivi quattro anni trascorre oltre mille giorni in prima linea di combattimento, diventando in breve tempo il più popolare giornalista e pubblicista di quegli anni, testimone delle più importanti fasi della guerra sul fronte orientale, intervistando generali, soldati e infermiere. Queste sue esperienze costituiranno in seguito il sottofondo dei suoi principali romanzi.
Grossman è testimone di tutte le grandi battaglie del fronte russo: l’invasione tedesca, la battaglia di Mosca, quella di Stalingrado (dove resterà per quattro mesi sulla linea del fronte, incrociando tra gli altri il generale Nikita Sergeevic Chruscev, in seguito segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica dal 1953 al 1964), l’operazione Zitadelle, la battaglia di Kursk, considerata il più grande scontro tra truppe corazzate della seconda guerra mondiale, l’offensiva sulla Vistola e la presa di Varsavia, l’arrivo delle truppe sovietiche al campo di sterminio di Treblinka, fino all’ultima battaglia a Berlino nell’aprile 1945.
A Treblinka è il primo reporter a descrivere un campo di sterminio nazista, dove i deportati passavano direttamente dai treni alle camere a gas nella agghiacciante efficienza di una macchina che produceva morte. Durante l’occupazione di Berlino da parte dell’Armata Rossa Grossman narra gli episodi di pulizia etnica da parte dei soldati sovietici nei confronti dei civili e in particolare delle donne tedesche. Sarà proprio questa sua attitudine ad assumere posizioni non politicamente corrette che porterà alla sua emarginazione avvenuta negli anni 40. Morirà in povertà a causa di un tumore l’11 settembre 1964.
Lo storico inglese Antony Beevor, curatore del volume Uno scrittore in guerra (Adelphi, 2020) ha raccolto e analizzato i taccuini su cui Grossman prendeva appunti per le sue corrispondenze dal fronte, e che in seguito sarebbero stati utilizzati dallo stesso Grossman come spunto per Vita e Destino. Si tratta forse dell’unica narrazione di parte sovietica scritta da un non comunista, e quindi non completamente soggetta alla retorica di partito comune a tanti altri scritti di reduci russi.
Con la sua capacità di descrivere in modo commovente sia l’animo umano di fronte al dramma della guerra sia gli sprazzi di umanità con i quali si imbatte, Grossman unisce alla descrizione delle vicende belliche una qualità narrativa che trasforma in grande letteratura gli eventi drammatici di cui è cronista e testimone.
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