Processo Becciu in Vaticano: inammissibile l'appello del promotore Diddi. Cosa succede ora dopo questa prima vittoria delle difese: effetti della decisione
PROCESSO BECCIU, COSA HA DECISO CORTE D’APPELLO VATICANA
Il procedimento a carico del cardinale Becciu legato all’acquisto del palazzo di Sloane Avenue, a Londra, conosce un inatteso sviluppo: il ricorso presentato dall’accusa è stato respinto in quanto viziato da errori formali e procedurali. Di conseguenza, non sarà più possibile discutere i motivi per cui la procura aveva chiesto di rivedere la sentenza emessa in primo grado.
Tale verdetto aveva riconosciuto colpevoli nove imputati su dieci, infliggendo al porporato una condanna a cinque anni e mezzo di reclusione per peculato e truffa aggravata. Restano in piedi solo i ricorsi delle difese.
Il processo di secondo grado in Vaticano cambia pelle e si dimezza: diventa un procedimento in cui gli imputati possono soltanto essere assolti o vedere confermate le condanne, ma unicamente per i reati riconosciuti dal tribunale in primo grado.

Nel caso del cardinale Becciu, le accuse di subornazione nei confronti di Perlasca, così come quelle di peculato e abuso d’ufficio, si erano concluse con un’assoluzione. Rimangono però ancora in piedi i capi di imputazione riguardanti i finanziamenti destinati alla diocesi di Ozieri, i versamenti a Cecilia Marogna e alcune operazioni d’investimento della Segreteria di Stato.
GLI EFFETTI DELLA DECISIONE PER BECCIU E GLI ALTRI IMPUTATI
Sul piano processuale, sia i difensori dell’alto prelato sia l’ufficio del promotore di giustizia avevano deciso di appellarsi alla Corte vaticana per tentare di rovesciare il verdetto.
L’iniziativa della procura, però, è naufragata a causa di gravi errori tecnici: invece di presentare nei tempi previsti l’atto formale di impugnazione, è stata depositata la requisitoria conclusiva del processo, con la conseguenza di invalidare l’intero ricorso. La questione era stata sollevata proprio dalle difese, che hanno avuto ragione, con conseguenze di rilievo.
Tra gli imputati che hanno beneficiato maggiormente di questa battaglia procedurale c’è il finanziere Raffaele Mincione, accusato in primo grado di undici reati, per molti dei quali era stato poi assolto. Attualmente, per lui restano in piedi soltanto le accuse di peculato e autoriciclaggio, mentre è prescritta quella di corruzione.
Il processo d’appello potrà dunque proseguire solo per valutare i ricorsi delle difese, con la possibilità di confermare o alleggerire le condanne, ma non di aggravarle. La prossima udienza è fissata per il 6 ottobre. Il vento è cambiato, ma c’è ancora tanta strada da fare anche per il cardinale Becciu.
