VENDITA BORSA ITALIANA/ Le mosse sospette del Governo tra europeismo e Golden power

- Mara De Feudis

Sembra siano arrivate tre offerte per l'acquisto di Borsa italiana. Ma la gestione del dossier da parte del Governo non convince nemmeno tutta la maggioranza

borsa italiana Piazza Affari, la Borsa di Milano (LaPresse)

Da fonti di stampa si apprende che per l’asta privata indetta dal London Stock Exchange Group per la cessione di Borsa Italiana, sarebbero arrivate tre offerte: quella del duo Cdp-Euronext, quella del gruppo svizzero Six e quella di Deutsche Boerse.

Hanno fatto discutere le parole del Ministro Gualtieri, mercoledì sera, in merito all’auspicio di soluzione comunitaria e il ricorso al potere di Golden Power del Governo. Molti hanno interpretato tali parole come un’investitura alla candidatura francese di Euronext, soprattutto perché, cosa riportata da parecchia stampa e mai smentita dai diretti interessati, il Ceo di Euronext Stéphane Boujnah avrebbe fatto visita al nostro ministro dell’Economia prima che quel comunicato venisse diramato.

Boujnah fu consigliere del ministro dell’Economia Francese Dominique Strauss-Kahn, socialista e passato alle cronache per vicende non prettamente finanziarie. Gualtieri si sa, è politicamente cresciuto al Parlamento europeo dov’era Presidente della commissione per i problemi economici e monetari fino a prima della nomina ministeriale, eletto grazie anche ai voti dei socialisti francesi.

Se tali fossero le intenzioni del ministro, andrebbe subito evidenziato il fatto che, nel caso specifico di Euronext e Deutsche Boerse, ci si trova dinanzi a due società quotate quindi scalabili in qualsiasi momento tramite per esempio Opa di una qualsiasi società quotata del globo terrestre. Se poi scaviamo ancora più a fondo notiamo che le due quotate hanno tra gli azionisti una netta prevalenza extra Ue (Regno Unito, Usa, Singapore ecc.). Six è invece partecipata da società non quotate. Insomma, l’europeismo alla Gualtieri sarebbe inesistente in partenza.

E per quanto riguarda la velata minaccia dell’uso del Golden power nel caso che il suddetto europeismo non si verifichi? In un lancio odierno Breaking Views di Reuters ha detto che il Governo gioca come “attaccante” e “arbitro” allo stesso tempo, aumentando il costo del “doing business in Italy”, con tutte le conseguenze relative, tra cui la reputazione di uno Stato in cui vige sempre di meno la certezza del diritto e prevalgono atteggiamenti contrari al mercato e agli affari.

Cosa dire invece del dibattito che ha visto protagonista la maggioranza? Tutti sempre e solo incentrati alle posizioni, ovvero alle poltrone e in particolare a quella di Presidente, dove la vittima sacrificale sarebbe una personalità di grande statura quale quella del prof. Andrea Sironi, già rettore della Bocconi. Una persona che al contrario andrebbe valorizzata.

Dall’esecutivo non è mai uscito un ragionamento sull’autonomia di Borsa Italiana, sugli investimenti, sui costi dei servizi offerti o sull’attrazione di nuovi investitori e quindi liquidità per le nostre imprese. Questo silenzio è stato notato anche da parte della maggioranza, tanto da spingere l’ex ministro Padoan a scrivere in settimana una lettera molto critica all’attuale condotta pubblicata sul Messaggero.







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