Resta guardinga Giorgia Meloni, senza rallentare la sua marcia verso la formazione del nuovo governo. Il vertice di Arcore di sabato ha confermato che veri problemi politici dentro la coalizione non ce ne sono, solo i normali appetiti degli aspiranti a posizioni di potere. Tutto nella norma.
Ma le trappole da evitare non mancano: sulla composizione della squadra il centrodestra si gioca moltissimo. Imperativo numero uno: non sbagliare la squadra di governo. Imperativo numero due: non entrare immediatamente in rotta di collisione con l’Europa.
Per quanto riguarda il primo aspetto, Adolfo Urso ha confermato che ci saranno alcuni tecnici, ma che il governo Meloni sarà politico. Quei tecnici saranno praticamente tutti in quota Fratelli d’Italia, perché Lega e Forza Italia reclamano almeno quattro poltrone a testa. Ancora irrisolto il nodo della casella più importante, l’Economia. Meloni non ha perso le speranze di convincere Fabio Panetta a mollare la Bce, magari con la sponda del Quirinale, ma si ragiona anche sull’ex ministro Domenico Siniscalco e, ultimo entrato nel toto ministri, il ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio. Esclusa, pare, la permanenza a via XX Settembre di Daniele Franco: darebbe troppo l’idea di continuità con Draghi.
Nel vertice di venerdì sembra poi che Salvini abbia definitivamente abbandonato ogni velleità di tornare al Viminale; sale il nome di un tecnico, il prefetto di Roma Matteo Piantedosi, che del leader leghista era stato capo di gabinetto. Inatteso è spuntato dalla tasca di Berlusconi il nome di Maria Elisabetta Alberti Casellati come ministro della Giustizia, nome su cui è difficile fare muro. Sono altri i nomi azzurri che suscitano perplessità, in particolare Licia Ronzulli.
Sensibili sono anche altre caselle economiche: alle Infrastrutture potrebbe finire Salvini, per lo Sviluppo economico circola l’ipotesi di Flavio Cattaneo, ex numero uno della Rai, ora a Italo. Ma non sono tramontate altre candidature, come quella di Giancarlo Giorgetti, a meno che non vada a occupare la poltrona di presidente della Camera, visto che i leader del centrodestra hanno stabilito che nessuna presidenza parlamentare verrà lasciata all’opposizione.
Fra i fedelissimi della Meloni in corsa per un posto al governo sono Crosetto, Urso, e la nuova generazione, i Lollobrigida, i Donzelli, i Fazzolari. Tutti però dovranno restare con il fiato sospeso sino almeno a sabato 22 ottobre, prima data utile perché la Meloni sciolga la riserva.
E qui entra in gioco il ruolo del Quirinale: con Mattarella i contatti sono in corso da settimane. Nessuno dei due intende cominciare con uno scontro. Il fatto che il capo dello Stato abbia difeso il Paese dalle goffe ingerenze francesi non deve però trarre in inganno. “L’Italia sa badare a se stessa nel rispetto della Costituzione e dei valori dell’Unione Europea”, ha detto. Un modo felpato, ma chiaro, per ricordare che il garante di quei valori, quelli della Costituzione e quelli dell’Unione Europea, è lui. E che con lui bisognerà fare i conti, non solo sulla lista dei ministri, ma anche rispetto ad alcune linee rosse che non potranno essere varcate.
Le parole di Giorgia Meloni nell’intervento alla convention del partito spagnolo di destra Vox non costituiscono il migliore degli inizi: passi per il “non siamo mostri”, riferito a tutta la destra europea, rivendicando la legittimazione popolare di milioni di voti non solo in Italia, ma anche in altri Paesi, dalla Spagna alla Svezia. Il problema è indicare Polonia e Repubblica Ceca (l’Ungheria non è stata citata) come modelli di governo a cui ispirarsi. Visto che Varsavia (insieme a Budapest) è stata accusata in sede europea di non rispettare le regole dello stato di diritto, qualche preoccupazione è legittima. E non a caso da sinistra sono partite immediatamente pesanti bordate preventive.
Ora tutto dipenderà da come Giorgia Meloni saprà trasformatasi da leader di partito in leader di governo. Con la guerra e la crisi energetica il momento è delicatissimo. Tutto dipenderà come le ricette ceca e polacca verrano declinate all’italiana.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.