Si avvicinano la messa a punto della manovra. Gli obiettivi sono stati indicati, ora si tratta di trovare le risorse necessarie
Settembre, andiamo, è tempo di contare. Chiediamo scusa al Vate per questa licenza, ma è così, con settembre il ministero dell’Economia comincia a fare i conti per capire cosa c’è in cassa, come andrà la congiuntura, quante e quali risorse sono a disposizione per la Legge di bilancio. I questuanti sono partiti in anticipo, c’è una lunga fila e c’è già, da quel che si capisce, un elenco di bonus da chiedere e offrire, per le auto elettriche, per gli elettrodomestici e via via così. Ma i conti già a settembre rischiano di non tornare.
È rimasta sotto traccia l’ultima stima sulla crescita: il secondo trimestre dell’anno si chiude in negativo, -0,1% rispetto al trimestre precedente. Ciò conferma quel che si era già capito, cioè che la curva del prodotto lordo è in discesa. Se paragonata al secondo trimestre del 2024 si vede una crescita dello 0,4%, anche questa in discesa rispetto a quel che si era registrato precedentemente (+0,7%).
Non fasciamoci la testa, le cose vanno male anche altrove, soprattutto in Germania con la quale siamo legati strettamente (le vendite al dettaglio a luglio sono scese dell’1,5%). Un po’ meglio la Francia (+0,3% il Pil del secondo trimestre), ma a Parigi è già cominciato lo psicodramma del bilancio pubblico con il Primo ministro François Bayrou che ha varato un piano lacrime e sangue mentre le opposizioni di destra e di sinistra promettono di far piangere non solo lui, ma il Presidente Macron.
Se l’Assemblea nazionale lunedì 8 settembre boccia il bilancio sale a gran voce la richiesta di dimissioni in blocco, Primo ministro e Presidente. Due giorni dopo il movimento Blocchiamo tutto vuol mettere a terra il Paese.
Tornando alla congiuntura economica, anche in Francia il vero punto debole sono i consumi privati: erano scesi nel primo trimestre dell’anno e sono rimasti invariati nel secondo. E la domanda interna è il punto debole anche in Italia, in attesa che sulle esportazioni si scarichi la grandinata dei dazi.
L’Istat indica che il contributo alla formazione del Pil che viene dai consumi delle famiglie è stato nullo. Sono ancora fresche le polemiche ferragostane su turisti e vacanzieri; in attesa di cifre certe, è evidente che i dati non fanno ben sperare per quel che riguarda le ferie degli italiani. Se poi guardiamo alla produzione, l’Istat mostra che è in calo il valore aggiunto dell’industria (-0,3%) e dell’agricoltura (-0,6%).
Non sono buone nemmeno le notizie sul caro vita. È vero, l’indice totale ad agosto mostra uno striminzito 0,1% in più (anche questo frutto della scarsa domanda) e un +1,7% rispetto a un anno prima. Ma quel che preoccupa è il carrello della spesa (gli alimentari più i prodotti per la cura della casa e della persona), qui l’aumento è del 3,5% su base annua.
Insomma, lo scenario generale non è dei migliori. I conti della domanda e dell’offerta, fondamentali per fare i conti dello Stato, promettono seri grattacapi. Non è il caso di trarre conclusioni, vedremo cosa ci dirà l’Istat su come è andata l’estate, ma il momento della verità sarà il prossimo trimestre quando capiremo meglio quanto incidono le tariffe di Trump. Tuttavia se vogliamo evitare una vera stagnazione nei prossimi mesi il Governo deve dare una spinta robusta alla domanda interna sia ai consumi, sia agli investimenti.
Giorgia Meloni ha detto che la priorità sarà sostenere le famiglie, annuncia una riduzione dei costi dell’energia, un taglio all’Irpef e un “piano casa per giovani coppie” (speriamo che non sia un piano Mattei). Ci vorrà in ogni caso un sostegno anche alle imprese. Non con misure assistenziali, ma con interventi che stimolino investimenti in innovazione. Ora si parla di accorpare Transizione 4.0 che ha funzionato bene e Transizione 5.0 che è stato un flop, c’è un problema di fondi disponibili e soprattutto occorre che la legge cattiva non spiazzi quella buona.
L’accelerazione promessa con il Pnrr non ha dato frutti finora, certo l’Istat non l’ha registrata e non perché non sappia fare i suoi conti. Per quel che riguarda i consumi ricomincia la pioggia di bonus per il terzo anno consecutivo. In attesa della riforma organica del fisco le scadenze i tributi non sono andati in vacanza.
Più case, meno tasse, bollette meno care, incentivi. Quanto costa? Che le risorse a disposizione siano poche è evidente, la stessa idea di chiedere un contributo alle banche tradisce la preoccupazione: dopo la tassa sugli extraprofitti adesso spunta quella sul riacquisto delle proprie azioni.
Nel 2023 dopo tante baruffe la montagna ha partorito un topolino, ma di quelli piccoli, di campagna: un contributo volontario. Anche questa volta sono cominciati gli psicodrammi con tanto di divisioni nella maggioranza con una Forza Italia malmostosa, ma con scarsi risultati. La novità è che la bonanza bancaria sembra finita.
Certo i forzieri non sono vuoti, tuttavia i grandi utili realizzati grazie alla differenza tra tassi attivi e passivi non sono replicabili. Tornato dalle oasi del Trentino nella bolgia romana il ministro Giorgetti dovrà ancora una volta raschiare il fondo del barile.
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