Cosa emerge dal vertice Trump-Putin in Alaska alla vigilia dell'incontro con Zelensky gli scenari, Merz-Meloni più positivi su accordo Russia-Kiev
LE PAROLE DI ZELENSKY E LA DISTANZA NETTA SULLA TREGUA FRA UCRAINA E RUSSIA
Alla vigilia dell’incontro alla Casa Bianca tra il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky e il Presidente USA Donald Trump – che tra l’altro rimanda alla memoria il precedente di “fuoco” del febbraio 2025 – il n.1 di Kiev esprime forte preoccupazione circa il vertice Trump-Putin in Alaska. Dopo aver comunque ringraziato fortemente l’amministrazione americana per l’iniziativa e il grado di dialogo impostato con il nemico russo, il leader di Kiev non condivide l’impostazione voluta da Putin in merito alla fine della guerra in Ucraina.
In sostanza, la possibilità di un accordo complessivo definitivo senza prima un cessate il fuoco temporaneo è qualcosa di inaccettabile per Zelensky: «la Russia respinge i numerosi appelli di interrompere gli attacchi e non ha deciso ancora quando smetterà di uccidere», ha detto in una diretta social alla nazione 24 ore dopo il vertice in Alaska e la video call con i leader di UE e USA. Secondo il Presidente che domani volerà a Washington per un incontro fondamentale verso la pianificazione del trilaterale di pace – a cui comunque Kiev ha dato il suo assenso – l’opporsi ad un cessate il fuoco ora «complica la situazione».

In tal senso, conclude il ragionamento Zelensky, davanti all’ostilità di Mosca potrebbe essere necessario impegnare numerosi sforzi atti a convincere la Russia ad promuovere «qualcosa di molto più importante». Il concetto è che se non si convince ad una tregua ora, sarà molto molto complicato credere di avere una coesistenza in pace «con il proprio vicino ucraino per i prossimi decenni». Oggi alle ore 15 il Presidente ucraino dovrebbe partecipare alla riunione dei volenterosi UE per mettere a punto le strategie verso il possibile trilaterale con Trump, Zelensky e Putin, che dalla Casa Bianca vuole essere organizzato in tempi brevi entro la fine della prossima settimana.
“DONBASS IN CAMBIO DELLA PACE”: COSA PROPONE IL CREMLINO. INTANTO MERZ (CON MELONI) PROMUOVE IL VERTICE IN ALASKA
Sul tavolo della nuova video-call dopo il vertice Trump-Putin in Alaska vi è oltre alle prossime mosse anche la possibilità di nuovi sostegni in armi all’Ucraina oltre alle pressioni sulla Russia per desistere alla guerra (ovvero nuove sanzioni). Parte dei leader europei però si dice comunque concorde con l’impostazione voluta da Trump che nel tentare un dialogo con il Cremlino, potrebbe puntare ad un accordo sostanziale in modo da interrompere definitivamente le ostilità sul campo in corso ormai da oltre tre anni e mezzo.
Nell’intervista alla ZDF, il cancelliere tedesco Merz spiega che il cessate il fuoco non voluto ora da Putin va contro le proposte formulate dai “volenterosi” ma che potrebbe non essere comunque un problema a lungo termine: la Germania loda l’iniziativa di Trump e auspica che dopo l’incontro di domani con Zelensky si possa organizzare quanto prima il trilaterale per un accordo rapido. «I risultati del vertice Trump-Putin sono stati molto più significativi di quanto si è potuto vedere nella conferenza stampa da Anchorage», spiega Merz alla tv tedesca, aggiungendo che se l’intenzione di Trump di arrivare ad un accordo di pace complessivo avrà successo, «varrà più di un cessate il fuoco».

Concorde la Presidente Giorgia Meloni che in una nota da Palazzo Chigi esprime apprezzamento per il vertice organizzato dal leader americano, ammettendo quanto l’accordo sia ancora complicato ma ribadendo che un punto decisivo sarà la garanzia offerta all’ucraina per scongiurare eventuali nuove invasioni. Trump ha infatti apprezzato e condiviso la proposta italiana di garanzie di sicurezza ispirate all’articolo 5 della NATO. Il punto di partenza, chiosa Meloni, è la definizione di «una clausola di sicurezza collettiva che permetta all’Ucraina di beneficiare del sostegno di tutti i suoi partner, USA compresi».
Quello che invece emerge da Mosca, dove il vertice con Trump è stato visto come un successo per il rientrare nello scacchiere internazionale con un incontro in terra americana con il leader USA, è che dietro alle varie proposte su armi nucleari e terre rare, vi è un intenzionale scambio di territori possibile. L’offerta (non particolarmente generosa, va detto) è che l’Ucraina ceda l’intero Donbass – dunque anche la parte di Donetsk non ancora conquistato dalle truppe russe – in cambio della fine definitiva della guerra in Ucraina. Ci ha poi aggiunto anche il ridimensionamento dell’esercito ucraino oltre alla prospettiva di creare uno Stato neutrale non dentro la NATO, clausola finora non accettata da volenterosi e ovviamente dal Presidente Zelensky.
