Vicenza, morta dopo tre giorni di agonia la bimba investita da Suv mentre era con la famiglia in un parcheggio, il conducente era positivo all'alcol test

Vicenza, morta dopo tre giorni di agonia la bimba di 10 anni che era stata investita da un Suv la scorsa domenica pomeriggio, mentre era sul marciapiede insieme al padre e al fratellino. Dopo l’incidente era stata ricoverata in gravissime condizioni nel reparto di terapia intensiva all’Ospedale San Bortolo ed era poi entrata in coma. Il conducente del veicolo, identificato in un 50enne residente in zona, era stato sottoposto all’alcol test era risultato positivo, è ora accusato del reato di omicidio stradale con l’aggravante della guida in stato di ebbrezza.



I carabinieri hanno ricostruito la dinamica, confermando che l’automobilista è improvvisamente uscito dalla carreggiata piombando in un parcheggio e provocando l’impatto con la ragazzina, che travolta dal mezzo è stata scaraventata a terra. Erano stati colpiti anche il papà ed il fratello, riportando però lesioni lievi. Dopo l’arrivo dell’ambulanza era circolata la notizia che inizialmente aveva parlato di un probabile malore, successivamente però sono arrivati i risultati dei verbali, nei quali si certificava un tasso alcolemico superiore ad 1,5.



Morta dopo tre giorni di coma la bimba investita da Suv a Vicenza, l’automobilista era positivo all’alcol test

La procura di Vicenza ha aperto un fascicolo per omicidio stradale a carico del 50enne di Vicenza, colpevole di aver travolto ed ucciso una bimba di 10 anni che era con la madre il padre ed il fratello in un parcheggio domenica pomeriggio, quando è stata improvvisamente investita da un Suv uscito di carreggiata. Il conducente che era alla guida della Hyundai Tucson, come mostrato dai verbali delle Forze dell’Ordine era stato immediatamente sottoposto all’alcol test e aveva superato i limiti mostrando un tasso alcolemico di 1,5.



Era ubriaco ed apparso inoltre visibilmente confuso, tanto che, come hanno testimoniato i Carabinieri intervenuti sul posto, non era stato in grado di descrivere esattamente cosa fosse successo perchè aveva dichiarato di non essersi reso conto di nulla.  La comunità di Creazzo, paese nel quale viveva la ragazzina, si era stretta intorno alla famiglia ed aveva organizzato anche alcune veglie di preghiera sperando che la vittima potesse superare il coma dopo il brutto incidente.