L’effetto assomiglia molto a quella stagione indimenticabile dell’89, quando uno dopo l’altro caddero i “muri” che avevano tenuto divisa l’Europa per oltre 40 anni. Questa è la prima sensazione che vien in mente pensando a quello che accade oggi in Rai. Non solo le vecchie colonne portanti del servizio pubblico lasciano dopo decenni i loro ruoli e le loro trasmissioni – Fazio, Annunziata, Berlinguer – ma addirittura qualcuno di questi passa “nell’altro campo”, approdando nientemeno che a Mediaset, l’odiato avversario di sempre.
La notizia che Bianca Berlinguer – la figlia più grande dell’indimenticabile leader del Pci – con una decisione irrevocabile e a sorpresa, lascia la terza rete – il canale da sempre più fedele alla sinistra – per passare addirittura a Retequattro ha davvero il significato della fine di in epoca.
La morte di Berlusconi ha di fatto aperto una fase della politica italiana difficile da prevedere, ma colpisce come la scomparsa del leader e fondatore di Forza Italia incominci a rivelare le prime conseguenze proprio nel mondo da cui ogni cosa è nata (la tv commerciale) e dove il potere della famiglia sembrava destinato a perpetuare una continuità senza soluzione. Invece il più rapido a trarre le conclusioni è stato il figlio Pier Silvio, che in pochi giorni ha impresso una svolta radicale alle tv di famiglia (ad esempio mettendo senza pietà alla porta Barbara D’Urso) e chiamato in squadra addirittura uno dei simboli della tv di sinistra. Certo, la Berlinguer si era fatta molti nemici anche tra i suoi naturali sostenitori, ad esempio ospitando a “Cartabianca” personaggi filo-putiniani, ma non c’è dubbio che l’ex direttrice di Rai3 rimane una delle icone della sinistra italiana, e non solo per il cognome che porta.
È proprio questa improvvisa saggezza “imprenditoriale” – come dare rifugio e ospitalità agli sconfitti di oggi, che probabilmente saranno i vincitori di domani – a rivelare tutta la lontananza dei figli di Berlusconi dal destino di Forza Italia. Non saranno certo loro – questo il messaggio inviato a Tajani e compagni – a spendere risorse e soprattutto la loro faccia per impedirne l’inevitabile declino.
Rimane aperta invece la questione di come la Rai vivrà questa svolta così radicale. Perderà ancora più ascolti? Sarà abbandonata dal grande pubblico delle fasce più anziane della popolazione? Dovrà affrontare tagli pubblicitari oltre a quelli minacciati dal Mef per il canone? E cosa faranno adesso Fiorello e l’inseparabile Amadeus? A questi interrogativi molti sostenitori dell’attuale maggioranza di centrodestra rispondono manifestando una certa indifferenza. Ah, l’arroganza dei vincitori quanti disastri produce a lungo termine!
Tutto sommato questo gran movimento potrebbe rivelarsi per la Rai una grande opportunità. Essersi liberati in blocco di una intera generazione di conduttori – manca giusto Bruno Vespa, che però si è precipitato tra i primi a schierarsi con la presidente del Consiglio – significa vedere aprirsi spazi importanti per sperimentare volti nuovi. La condizione essenziale come sempre è dimostrare di saper fare il proprio mestiere, cioè saper fare la tv, e puntare senza tentennamenti sulla qualità e sui giovani.
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