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Home » Politica » Elezioni » Elezioni Regionali » VISTO DA SINISTRA/ Regionali 2025, i progressi dell’intesa Schlein-Conte tra Giani e le pretese di De Luca

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VISTO DA SINISTRA/ Regionali 2025, i progressi dell’intesa Schlein-Conte tra Giani e le pretese di De Luca

Gennaro da Varzi
Pubblicato 3 Agosto 2025
(Ansa)

(Ansa)

Milano, il caso Ricci nelle Marche, l'incognita e i ricatti di De Luca: sono molti i fronti dove Schlein (Pd) e Conte (M5s) stanno giocando di sponda

Le due vicende giudiziarie che hanno tormentato in queste ultime settimane il sonno dei leader del centrosinistra sembrano destinate a incidere in maniera meno traumatica sullo stato della coalizione.

In particolare, l’indagine che ha coinvolto l’ex sindaco di Pesaro e attuale candidato del centrosinistra per la Regione Marche, l’europarlamentare Matteo Ricci, appare ridimensionata dopo la lunga deposizione spontanea resa ai magistrati.


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Discorso diverso, invece, per la complessa inchiesta milanese sui presunti favori concessi dal Comune ad alcuni immobiliaristi impegnati in spericolate operazioni di sviluppo urbano. Il sindaco Beppe Sala ha potuto tirare un grosso respiro di sollievo dopo che il Gip ha derubricato le ipotesi di reato a suo carico, mentre dava il consenso all’arresto degli altri indagati.


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È lecito supporre che questa indagine possa avere esiti imprevisti anche sul piano nazionale. Nessuno ha dimenticato il tentativo, piuttosto maldestro, di bloccarne l’avanzamento attraverso un provvedimento legislativo – il cosiddetto “Salva Milano” – che però non ha mai visto la luce.

Un testo scritto incredibilmente dal centrodestra, evidentemente su pressione della lobby dei costruttori milanesi, ma che si è arenato per i dubbi – mai del tutto risolti dagli appelli che arrivavano da Milano – del Pd nazionale.

Le due vicende hanno comunque rappresentato uno snodo fondamentale nella costruzione del cosiddetto “campo largo” e nei delicati rapporti tra il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle. E quindi, inevitabilmente, tra i due leader della coalizione: Giuseppe Conte ed Elly Schlein.


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Il fatto più rilevante è che, forse per la prima volta, M5s ha scelto di sostenere un indagato, superando quello che per anni era stato un dogma. Una svolta sancita da una dichiarazione pubblica di Conte, che rappresenta per Matteo Ricci un aiuto decisivo in vista di una vittoria oggi considerata assai probabile.

In queste settimane i due leader sembrano giocare una sorta di “gioco di sponda” e di divisione di ruoli – proprio come due consoli romani – che sta portando alla definizione di candidati comuni quasi ovunque. Il che non significa che le differenze non esistano più, né che siano stati superati tutti gli ostacoli.

Anche perché, com’è naturale, nel centrosinistra non mancano quelli che, in cuor loro, tifano contro una vittoria troppo netta alle prossime regionali, che finirebbe per spianare la strada al duopolio che oggi governa la coalizione verso le elezioni politiche del 2027. O anche prima, se davvero – come si vocifera – Giorgia Meloni volesse chiudere anticipatamente la legislatura.

Quali sono i tranelli piazzati sul percorso di Schlein e Conte? Il primo è sicuramente Milano. Conte alza la voce contro Sala, mentre il Pd si è chiuso a testuggine in difesa del sindaco.

Molto dipenderà dalla svolta promessa in materia urbanistica, a partire dalla spinosa vicenda dello stadio di San Siro. Ma non è difficile prevedere che il cambiamento che a settembre sarà proposto da Sala – con tanto di nuovo assessore – sarà radicale e metterà fine ad una stagione di sviluppo immobiliare senza freni e che ha espulso dalla città i ceti più deboli.

Il secondo ostacolo è la scelta del candidato in Toscana. Eugenio Giani cerca di mostrarsi sereno, ma sa bene che nulla è stato ancora deciso. E al di là della posizione dei 5 Stelle locali, è la stessa Schlein – spinta dai suoi più stretti collaboratori come Furfaro e Fossi – a nutrire forti perplessità sulla ricandidatura del vecchio – e talvolta imbarazzante – presidente uscente. Il vantaggio del centrosinistra sul centrodestra è tale che ci si può anche consentire qualche rischio, in nome del rinnovamento generazionale.

Il terzo e più delicato punto critico, neanche a dirlo, si annida in Campania. Qui la candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra appare scontata, così come il crescente ruolo di kingmaker assunto dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Quel che resta da definire è il prezzo di Vincenzo De Luca e del suo entourage affinché restino nel centrosinistra.

Dopo la bocciatura del terzo mandato, il governatore uscente si è trovato all’angolo, ma sta cercando in tutti i modi di far saltare i nervi agli interlocutori. Né Conte né Schlein vogliono rinunciare al suo appoggio, perché senza i suoi voti si metterebbe a rischio una vittoria certa, ma trattare con lui si sta rivelando un’impresa quasi impossibile. Si ha l’impressione che giochi a rompere, senza però dichiararlo apertamente. Una strategia opaca, tutta da decifrare.

In effetti, alcune sue richieste sono davvero inaccettabili. Come quella di un ruolo nazionale per il figlio Piero, che la segretaria del Pd ha prontamente rispedito al mittente, offrendo al massimo un irrilevante incarico locale da segretario regionale in Campania.

Un incarico che la Schlein avrebbe offerto solo in cambio di una presenza garantita e strutturata della sua corrente a cui spetterebbe la guida della federazione napoletana, oltre ad una presenza massiccia sia nella futura giunta regionale che in quella napoletana. Ma l’accordo – se ci sarà – dovrà essere pubblico, senza postille segrete, come chiedono a gran voce numerosi militanti ed intellettuali di sinistra che hanno scritto ai due leader esortandoli a non scendere a patti con quello che definiscono senza mezzi termini un “nemico del centrosinistra”.

Ostacoli rilevanti, certo. Ma che sembrano superabili, grazie all’intesa – silenziosa ma efficace – tra i due leader, e anche a due insperati aiuti esterni: il primo è quello che proviene dall’ex nemico Matteo Renzi, ormai riaccasatosi nel centrosinistra; il secondo è l’implosione del centrodestra, che sul piano locale appare già in affanno e sull’orlo di una vera e propria crisi di nervi.

A una certa “stampa amica” però – pensiamo a Repubblica, al Corriere di ieri con Roncone – dà evidentemente fastidio che alla giovane segretaria del Pd stiano riuscendo cose che ad altri leader del passato non sono mai riuscite. E soprattutto che oggi non sembri esserci nessuno davvero in grado di contrastarne dall’interno l’ascesa verso la candidatura a leader della coalizione.

Così, eccoli di nuovo a fare il tifo contro, puntando tutte le loro carte su uno scontro con l’altro “console”, quel Giuseppe Conte che, per quanto in passato deriso, oggi è visto come l’unico capace di impuntarsi e costringere la coalizione a optare per un terzo altro candidato. Ovviamente di loro gradimento.

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Tags: Elly SchleinGiuseppe SalaGoverno MeloniMatteo RenziGiorgia MeloniRoberto FicoVincenzo De LucaGiuseppe ConteGaetano ManfrediM5sPd

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