Caos dazi Trump, proposta UE sull'azzerare i dazi per i beni industriali USA-Ue: piano di Von der Leyen e rebus sulla burocrazia che "impone" i controdazi
COSA HA PROPOSTO L’EUROPA A TRUMP PER INIZIARE LE TRATTATIVE SUI DAZI
Davanti alla cifra di 683 miliardi di euro “bruciati” in un solo giorno dall’Europa in Borsa, la “pandemia globale” dovuta ai dazi di Trump annunciati lo scorso 2 aprile, si acquisisce di ulteriori importanti – e convulse – “puntate”. Stamane, anticipando le conclusioni del Consiglio Europeo dei Ministri degli Esteri, la Presidente della Commissione UE Ursula Von der Leyen ha spiegato di aver proposto agli Stati Uniti una prima bozza di negoziato per evitare la guerra commerciale tanto temuta da mercati, imprese e dagli stessi Stati.
«L’Europa è pronta a negoziare con gli USA», ha detto in conferenza stampa la leader tedesca, annunciando di aver già presentato la proposta a Trump di dazi zero-per-zero su tutti i beni industriali negli scambi UE-Stati Uniti. Per Von der Leyen la possibilità di trattare permane sempre con l’alleato americano, ma al contempo la «vendetta dei contro-dazi» resta un’arma in campo pronta ad essere scagliata già nei prossimi giorni: «pronti alle contro-misure, proteggendoci così dagli effetti indiretti della estrema diversità degli scambi».
L’azzeramento delle tariffe sui prodotti industriali, ha spiegato ancora la Presidente della Commissione UE, è un primo iniziale tentativo di trattare con chi sta mettendo l’economia globale «sotto forte impatto massiccio», ovvero Donald Trump: il grado di isteria collettiva non aiuta, ma il crollo delle Borse assieme ai tentativi isolati di raggiungere un canale diplomatico con la Casa Bianca, impone un massiccio tentativo dell’Europa per provare a non scatenare una guerra commerciale contro l’Europa.
Se l’America lancia il dazio del 20% su tutti i prodotti europei importati negli USA, la prima ipotesi di “vendicarsi” commercialmente dalla UE contro Washington risulta altamente rischiosa: meglio provare la trattativa, sfruttando anche la volontà della Casa Bianca di ridurre nei prossimi giorni il tumulto mondiale contro i dazi americani.
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Sebbene l’amministrazione Trump abbia smentito l’ipotesi di stoppare i dazi per 90 giorni in attesa di trovare singole negoziazioni con i vari partner commerciali, qualche briciolo di “china” positiva dopo giorni pessimi in Borsa è generato anche dalla volontà europea di una trattativa sui dazi industriali (almeno per questo momento, ndr). Restano però le problematiche per un agire dell’Europa tutt’altro che logico: Von der Leyen annuncia, il Consiglio UE ministeriale prepara (e annuncia la lista entro massimo domani) i controdazi, mentre il commissario europeo al Commercio lancia il suo “scenario peggiore” dicendo che è impossibile a questo punto stoppare le contro-misure per «motivi legali».
Una fotografia esatta di come la burocrazia europea da anni potenzialmente è più dannosa di una politica pur aggressiva e scriteriata come quella di Trump: sebbene ad oggi sia la Cina il vero obiettivo USA – Trump ha spiegato giusto oggi che ci sarà un dazio aggiuntivo del +50% se Pechino non ritirerà le ritorsioni anti-dazi americani – dall’Europa occorre trovare una linea comune al più presto, altrimenti i diversi Paesi si vedranno costretti alla trattativa in solitaria (come prediligerebbe del resto la stessa Italia del Governo Meloni).
L’offerta di un accordo zero-zero Bruxelles l’aveva già proposta sul settore auto, senza risposte positive in tal senso: ora si riprova la strada per tutti i beni industriali come una sorta di “Piano A”, calcolando però già il “Piano B” con la lista di contro-misure che potrebbero entrare in vigore già la prossima settimana. Dopo che alcuni Paesi – Italia in primis con il Ministro Tajani – aveva chiesto una pausa momentanea nei contro-dazi per evitare di scatenare un’immediata escalation commerciale, il Commissario UE al Commercio Maros Sefcovic ha ribadito al termine del Consiglio Europeo ministeriale di avere pronta la lista tra stasera e domani, senza possibilità però di stoppare la risposta tariffaria.
«Tutte le scadenze sono chiaramente determinate dal processo legale», e dunque per un motivo “burocratico” al momento non sarebbe possibile fermare l’iter di contro-dazi, anche qualora Washington dovesse accettare alcune delle condizioni negoziali impostate dall’Unione: «Il voto sarà mercoledì (ovvero il 9 aprile prossimo, ndr), la riscossione dei dazi inizia il 15 aprile per la prima parte e, nel pieno rispetto della metodologia del Wto, la seconda parte entrerà in vigore un mese dopo, il 15 maggio 2025».
Una governance politica che rimane “sottoposta” alle regole e normative che la stessa UE ha prodotto e sottoscritto: un cortocircuito non da poco, nel pieno di un’emergenza globale assoluta che impone di non tardare ma anche di non intraprendere strade più dannose degli stessi problemi originari.
Europe is ready to negotiate with the US.
We have offered zero-for-zero tariffs for industrial goods.
Because we’re always ready for a good deal.
But we’re also prepared to respond with countermeasures.
And protect ourselves against indirect effects through trade diversion. pic.twitter.com/hpZ77TXH4B
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 7, 2025
