Green Deal, Ursula von Der Leyen scrive ai leader Ue: "Politiche verdi hanno aumentato la competitività della Cina, Europa ancora troppo dipendente"
Ursula von Der Leyen, in preparazione al prossimo incontro del Consiglio Ue durante il quale si parlerà anche degli obiettivi di sostenibilità ambientale e riduzione delle emissioni, ha inviato una lettera ai leader dei Paesi membri nella quale per la prima volta ha ammesso che le politiche portate avanti con il Green Deal hanno favorito la Cina, aumentando la competitività delle industrie di Pechino, specialmente nel settore dell’elettrico e di conseguenza indebolendo quella delle aziende europee, che restano ancora troppo dipendenti dalle materie prime e dalle tecnologie cinesi.
Da qui, è partita anche la decisione, inevitabile, di rivedere i traguardi già stabiliti, in particolare quelli per il veto alle auto a benzina, che rischiano di produrre un ulteriore impatto negativo sulla situazione già di crisi della manifattura. Tuttavia nello stesso documento, pur specificando che effettivamente il danno già c’è stato, la stessa presidente chiede di rinnovare l’impegno sulle stesse strategie, ma puntando ad un maggiore sviluppo degli strumenti interni, nel tentativo di ridurre il divario che è ancora molto ampio.

Green Deal, Ursula Von der Leyen non arretra sugli obiettivi ma ammette: “Politiche hanno aumentato la dipendenza dalla Cina”
L’Europa resta ancora troppo dipendente dalla Cina e le decisioni della Commissione sul Green Deal hanno favorito ancora di più il gap competitivo, nella lettera di Ursula von Der Leyen ai leader Ue, la questione viene sollevata soprattutto parlando del mercato delle auto elettriche e degli obiettivi sul divieto dei motori termici, che avrebbero in particolare favorito le aziende cinesi perchè già all’avanguardia in tali settori. Le scelte sulla nuova normativa sono state quindi viste da Pechino come un’opportunità commerciale che ha fatto emergere il deficit di tecnologie verdi dell’Europa.
Un problema al quale però il documento non fornisce una soluzione, che poteva essere rappresentata da un freno alle politiche restrittive fatte di divieti e con ancora pochi incentivi, ma soltanto concludendo con un “che serva da lezione“. Continuare con il sostegno e con l’impegno alla transizione, potrebbe quindi consolidare ancora di più la scarsa capacità di autonomia dell’industria europea, che come confermano i dati Eurostat, continua ad essere costretta ad importare materiali dall’Asia, specialmente quelli per i sistemi energetici rinnovabili, arrivando così a sostenere il monopolio della Cina che per certe materie prime fondamentali resta unico fornitore.
