Doppia mozione di sfiducia superata da Von der Leyen in Parlamento UE: cos'è successo e cosa può succedere ora. Il possibile "scambio" sul voto pro-Salis
VON DER LEYEN RESPINGE PER LA TERZA VOLTA UNA MOZIONE DI SFIDUCIA: ECCO COSA È SUCCESSO
Una a firma Patrioti per l’Europa, l’altra dal gruppo TheLeft, ma entrambe con il medesimo risultato: le mozioni di sfiducia contro la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen sono state entrambe bocciate dal Parlamento UE nelle votazioni di oggi 9 ottobre, mentre parallelamente in Egitto si arriva alla prima storica firma dell’accordo di pace sulla guerra in Gaza. Con i riflettori dunque puntati (giustamente) in questi giorni a quanto avveniva sul fronte Israele-Hamas, è passata in sordina la terza mozione di censura dei gruppi UE in pochi mesi dopo la fiducia “incassata” lo scorso luglio con la bocciatura della sfiducia sul tema PfizerGate.
La Plenaria del Parlamento a Strasburgo ha respinto sia il testo della Sinistra con 382 voti contrari, 133 a favore e 78 astenuti, tanto quello dei Patrioti con risultati molto simili, 378 No, 179 Sì e 37 astenuti: soddisfazione per la Presidente Von der Leyen che esce certamente rafforzata da questa tripla conferma in Aula – tra luglio e oggi – e che ribadisce come d’ora in poi «proseguirà per ottenere risultati per tutti i cittadini europei».

Al di là però delle conseguenze che si avranno, pressoché “minime” visto il “salvataggio” della Commissione Europea a guida Von der Leyen, sono le dinamiche politiche che hanno portato a questo doppio voto a cominciare una tensione strisciante interna all’Europarlamento dopo appena un anno dalle Elezioni Europee.
I legami di Governo tra PPE, Socialisti e Liberali – a cui si aggiunge l’appoggio a seconda delle riforme, dei Conservatori ECR e dai Verdi – restano solidi, ma le differenze interne sono difficili da tener nascoste: dai dazi a Gaza fino al riarmo, anche all’interno degli stessi partiti europei vi sono profonde diversità di vedute tra europarlamentari delle varie nazionalità, con una generale instabilità dell’Europa che poi emerge in maniera abnorme nella messa in secondo piano dell’Unione in tutti i principali dossier internazionali che contano.
LA SPACCATURA DEI PARTITI ITALIANI E LA “COINCIDENZA” DEI VOTI SU ILARIA SALIS E URSULA VON DER LEYEN
Riarmo e Green Deal per la prima mozione dei Patrioti, dazi e politiche economiche come il Mercosur la seconda presentata dal gruppo di cui fanno parte AVS e Movimento 5Stelle, ma in entrambi i casi la tenuta della maggioranza Ursula ha retto davanti alle mozioni di censura superate dalla Plenaria del Parlamento Europeo.
Spaccature importanti anche tra i gruppi italiani, con notevoli divisioni anche all’interno del Centrodestra e del campo largo: Lega e M5s hanno votato contro Von der Leyen sulla mozione d PfE, mentre Fratelli d’Italia in ECR ha dato libertà di voto sostanziale. Forza Italia nel PPE e Pd con i Socialisti (tranne Tarquinio e Strada, ndr) hanno appoggiato la Presidente della Commissione, mentre sul fronte mozione TheLeft hanno visto il voto a favore solo di M5s, AVS e del leghista Vannacci, contro invece l’indicazione del Carroccio che aveva indicato l’astensione su tale censura.

Ad aggiungere ulteriore “pepe” ad uno scenario politico comunque complesso all’interno delle istituzioni europee il fattore “tempo” di queste ultime 48 ore: il salvataggio sull’immunità parlamentare a Ilaria Salis votato martedì proprio all’Eurocamera (per un solo voto) ha visto la parlamentare in quota AVS-TheLeft sostenuta anche da una quarantina di “franchi tiratori” internamente al Partito Popolare Europeo.
Ebbene, appena due giorni dopo nel cruciale voto sulle mozioni anti-Von der Leyen, ecco che la “sgonfiatura” delle istanze interne alla sinistra europea ha prodotto una sconfitta per la mozione e una vittoria per la leader UE. Alcuni osservatori fanno notare come, al netto del certo superamento del voto in Parlamento per la Presidente tedesca, il potenziale “scambio” segreto potrebbe aver visto un “do ut des” sull’asse Popolari e Sinistra, da Salis a Von der Leyen.
