L'infettivologo Carlo Torti spiega come distinguere il virus West Nile dall'influenza: ecco a quali sintomi porre maggiore attenzione
Sulle pagine del Messaggero è intervenuto il dottor Carlo Torti – infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma – che ha parlato dell’attuale situazione del virus West Nile nel nostro paese tra focolai sempre più frequenti in varie aree italiani e il crescente allarmismo pubblico: non a caso, nell’ultimo periodo sono stati individuati dall’ISS 72 casi che hanno presentato un quadro neurologico, altri 14 asintomatici e 85 in cui il paziente affetto da West Nile ha avuto solamente febbre per alcuni giorni.
Proprio per questo, il dottor Torti ha spiegato che “nessuna area d’Italia deve considerarsi immune” o fuori pericolo, anche perché il vettore principale del virus è passato nell’arco di pochi mesi dall’Uganda agli Stati Uniti; mentre d’altra parte è altrettanto importante a fronte di sintomi prettamente “influenzali” evitare allarmismi: pericolose – secondo l’esperto – sono le situazioni in cui i sintomi persistono per parecchi giorni e, soprattutto, quelle in cui vi è anche “un interessamento neurologico (..), meningite o encefalite“.
Complessivamente, infatti, il West Nile “nell’80% dei casi non si manifesta affatto” o si limita a una sintomatologia piuttosto lieve, sfociando nella febbre o “anche con mal di testa, nausea, vomito [e] linfonodi ingrossati” solamente “nel 20% dei casi”; mentre la sintomatologia “neuroinvasiva” si riscontra appena nell’1% delle diagnosi e – in quest’ultima classe – la mortalità è del 10%, oppure del “20% negli anziani e [del] 30/40% nei soggetti con malattie” e immunodepressi.
Il dottor Carlo Torti: “Ecco tre consigli per distinguere il West Nile dall’influenza tradizionale”
In altre parole, insomma, secondo il dottor Carlo Torti è importante evitare allarmismi sul West Nile che potrebbero portarci a correre in ospedale con una semplice febbre, limitandosi a un regime di sorveglianza domestica per capire “se la malattia si risolve” da sola; stando – come dicevamo già prima – soprattutto attenti ai sintomi di tipo neurologico che potrebbero richiedere un’ospedalizzazione, ovviamente a indiscrezione del medico.
Similmente, per distinguere il West Nile dall’influenza classica si può prestare attenzione a tre differenti campanelli d’allarme: il primo è di tipo stagionale perché la prima è maggiormente frequente d’estate e la seconda d’inverno; aspetto che torna anche dal punto di vista territoriale, con l’attenzione che può essere (leggermente) inferiore nel caso in cui i sintomi sorgano dopo il ritorno da un paese che sta attraversando l’inverno.
L’ultimo punto da attenzionare, secondo il dottor Torti, è relativo alla “provenienza del paziente” perché a fronte di un quadro simil-influenzale in una regione o in un territorio attualmente focolaio di West Nile dovrebbe aumentare il livello di “allerta”; mentre resta fermo il consiglio di “osservare la situazione” e il suo sviluppo nel tempo, senza trascurare i sintomi più allarmanti e – al contempo – senza allarmarsi per una semplice febbre.