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Home » Cronaca » WOKE/ Mary Poppins razzista, la cancel culture la declassa: colpa degli ottentotti “discriminati”

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WOKE/ Mary Poppins razzista, la cancel culture la declassa: colpa degli ottentotti “discriminati”

Gianfranco Lauretano
Pubblicato 1 Marzo 2024
Mary Poppins, immagine Telegraph com, scena film

Mary Poppins, immagine Telegraph com, scena film

Follia della cancel culture. In Inghilterra chi è sotto i 12 anni può vedere Mary Poppins solo se ci sono anche i genitori. Colpa della parola ottentotti

E alla fine apprendiamo che Mary Poppins è una razzista. Il film della dolce, scanzonata e fiabesca babysitter che sessant’anni fa atterrava nelle sale cinematografiche volando col suo ombrellino, dopo aver incantato, e anche educato, generazioni di bambini con la sua ironia, la sua leggerezza e la sua bontà fondata su buonissimi principi, si scopre improvvisamente essere una visione non consigliata per i bambini. Sta accadendo naturalmente in Inghilterra, e si tratta dell’ennesima trovata, che definiremo bizzarra per non essere incriminati anche noi, della cosiddetta cultura della cancellazione, che in inglese si dice “cancel culture”, un’espressione la cui pronuncia è cacofonica e ridicola come le vertenze di cui si fa portatrice.


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Il British Board of Film Classification ha declassato le avventure interpretate dalla splendida e tenera Julie Andrews da “U” (Universali, guardabili da chiunque) a PG (Parental Control): in pratica, con meno di dodici anni non si può assistere al film senza l’accompagnamento dei genitori, pronti ad assistere i figlioletti nel caso fossero traumatizzati, o male indirizzati, da qualcosa presente nel film stesso. Il “Board” è infatti un ufficio che vigila sulla moralità pubblica, atto a prevenire discriminazioni di ogni tipo, una specie di inquisizione post-moderna in salsa anglosassone condita di politicamente corretto: un consesso di esaminatori pagati per setacciare tutti i film della storia del cinema in cerca di particolari indecenti, violenti, discriminatori.


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E qual è l’accusa? Quale l’elemento discriminatorio che non permette ai minori di rimanere da soli di fronte a questo orribile film? Si tratta di una parola che un personaggio secondario, il vecchio ammiraglio Bloom veterano della Marina, pronuncia due volte: ottentotti. Ora, alzi la mano chi tra i bambini di oggi, inglesi o italiani, sudafricani o americani, e anche chi tra tutti gli adulti, sa cosa vuol dire… Si tratta del termine con cui decine di anni fa gli europei bianchi designavano certi popoli nomadi dell’Africa meridionale, che stavano colonizzando. Nel film è riferita all’allegra e vivace banda di spazzacamini, che hanno il volto sporco di fuliggine, e in particolare al loro funambolico e sorprendente capo, interpretato dal sempre efficace ed espressivo Dick Van Dyke. Da qui il riferimento.


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Gli inquisitori hanno dunque  dichiarato che il film “supera le nostre linee guida per un linguaggio accettabile” a causa di una parola di cui quasi più nessuno conosce il significato, proferita da un personaggio minore di un vecchio film che narra una storia ambientata centoquindici anni fa, per un pubblico che ha visto quel contesto di significati in un’epoca in cui la regina Elisabetta era una sovrana fresca di nomina, i Beatles erano la band più popolare e insomma il mondo parlava un’altra lingua, in pratica, e viveva situazioni politiche e sociali in grandissima parte scomparse. Ai suoi tempi il film di Mary Poppins vinse cinque premi Oscar, compresi quelli di miglior attrice e di miglior canzone. Oggi invece ha vinto un assurdo bollino rosso.

 

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