La telefonata tra Zelensky e Trump dopo l'ultimatum alla Russia: “bene l'impegno NATO, grati per la protezione dell'Ucraina”. Tycoon non chiude con Putin

LA TELEFONATA TRA ZELENSKY E TRUMP DOPO L’ULTIMATUM A PUTIN

Nelle 24 ore di riavvicinamento (questa volta molto pratico) tra Ucraina e USA, iniziate con la visita dell’inviato speciale a Kiev Kellogg e terminata con la telefonata tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, si apre una nuova fase tutt’altro che semplice nella interminabile guerra ad est dell’Europa (con l’UE ancora una volta “spettatrice” interessata). L’ultimatum mandato da Trump all’omologo Putinnon è un assassino, ma è un tipo tosto che è gentile e poi bombarda subito dopo», così lo ha definito ieri il tycoon), assieme all’accordo USA-NATO sull’invio di armi, ha fatto decisamente piacere al Governo “sotto” rimpasto dell’Ucraina.



«Ho parlato con Trump», ha scritto su X il leader ucraino in serata, ringraziandolo e dicendosi del tutto grato per la disponibilità a proteggere e sostenere l’Ucraina nella ricerca di una pace giusta e duratura. Zelensky promette di continuare a lavorare per un accordo, condividendo i temi fissati con Trump anche con il segretario generale della NATO, l’ex Premier olandese Mark Rutte. Kiev è grata che i Paesi dell’Alleanza abbiano un preso il forte impegno di aumentare le spese per la diesa, così come resta fondamentale la discussione intestata sui mezzi e le soluzioni ideali per proteggere la popolazione dagli attacchi russi.



Il Presidente USA ha infatti più volte ribadito ieri che la Russia deve interrompere subito i raid verso le città ucraine, arrivando ad un cessate il fuoco entro 50 giorni altrimenti sono pronti a scattare dazi e sanzioni durissime verso Mosca: non solo, l’accordo sulle armi prevede l’invio dei missili Patrioti e di altro arsenale NATO con produzione americana. Sembra passata un’era geologica dalla lite in diretta mondiale alla Casa Bianca, con in mezzo l’iconico colloquio in San Pietro dopo i funerali di Papa Francesco: nella telefonata di ieri Zelensky e Trump si sono dati appuntamenti a colloqui più frequenti per coordinare i prossimi passi in questi quasi due mesi decisivi sulle trattative di pace.



Incontro Trump-Zelensky in Basilica di San Pietro dopo i funerali di Papa Francesco (ANSA-EPA 2025)

“TRUMP TEATRALE”, UE SODDISFATTA (MA CON CRITICA SUI 50 GIORNI): LE REAZIONI ALLA MOSSA USA

Nel colloquio avuto successivamente con il leader della NATO Rutte, il Presidente Zelensky ha sottolineato il dialogo proficuo tra USA, Europa e Ucraina per il raggiungimento della pace “duratura”, sebbene si appelli ancora una volta contro le azioni russe che non sembrano cessare all’orizzonte, tanto in Donbass quanto nel resto dell’Ucraina orientale.

Dopo l’incontro produttivo di ieri con l’inviato americano Kellogg, Zelensky potrebbe ottenere a breve nuovi fondi, armi minime ma anche Patriot e forse Tomahawk, secondo quanto riportano oggi fonti della Casa Bianca sui quotidiani americani. Dall’Europa nel frattempo, con la responsabile della Politica estera Kallas, giunge soddisfazione per l’ultimatum mandato da Trump a Putin, anche se ammette Bruxelles «50 giorni sono comunque tanti per la popolazione ucraina».

Il presidente russo Vladimir Putin (Ansa)

La Germania con Finlandia e USA triangola per la consegna di missili Patriots a Kiev (confermato stamane dal Ministro della Difesa Boris Pistorius), mentre la Commissione UE fa sapere che presto saranno sganciate nuove sanzioni contro la Russia in attesa che l’ultimatum americano possa andare a bersaglio nelle prossime settimane. Dal Cremlino invece la reazione alla “mossa” di Trump viene giudicata dal “falco” Medvedev come un ultimatum «teatrale che non interessa la Russia», mentre parallelamente la Cina di Xi Jinping prepara la visita prossima di Putin con l’anticipo del colloquio a Pechino con il Ministro degli Esteri Lavrov.

LO “SPIRAGLIO” LASCIATO DA TRUMP AL CREMLINO

Nella telefonata-intervista con la BBC di questa mattina è però lo stesso Donald Trump a lasciare uno spiraglio aperto con Mosca: «fiducia? Non mi fido quasi di nessuno», ammette il tycoon, che però sottolinea la forte delusione nel comportamento avuto dal Capo del Cremlino in questi mesi, con la mancata sigla sulla pace che ancora pesa sull’economia del conflitto.

Lo “spiraglio” resta però quando sempre alla BBC il Presidente americano ammette che dietro alla delusione vi sarebbe comunque un tentativo di mantenere i canali negoziali aperti con Mosca. «Sono deluso ma non ho ancora chiuso con Putin, dobbiamo fermare lo spargimento di sangue», ha spiegato Trump elogiando il ruolo della NATO come elemento fondamentale per provare a raggiungere tale accordo con la Russia di Putin