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Home » Musica e concerti » “ZOMBIE” NEI CARRI ARMATI RUSSI/ Manifestanti arrestati cantano i Cranberries

  • Musica e concerti
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“ZOMBIE” NEI CARRI ARMATI RUSSI/ Manifestanti arrestati cantano i Cranberries

Paolo Vites
Pubblicato 11 Marzo 2022
Dopo l'attacco russo all'ospedale pediatrico di Mariupol (LaPresse)

Dopo l'attacco russo all'ospedale pediatrico di Mariupol (LaPresse)

Mentre l'esercito russo fa strage di bambini in Ucraina, i giovani scendono in strada e vengono arrestati a Mosca e altrove. Cantano Zombie dei Cranberries

“Nella tua testa, nella tua testa, stanno combattendo con i loro carri armati e le loro bombe e le loro bombe e le loro pistole nella tua testa, nella tua testa piangono”. Una camionetta cellulare della polizia russa, all’interno pigiate una dozzina di giovani donne e qualche ragazzo. Sono stati fermati dagli agenti durante una delle tante manifestazioni contro la guerra scatenata dal loro presidente Vladimir Putin in Ucraina. Sono migliaia le persone arrestate in tutta la Russia da quando la sanguinaria invasione è cominciata. Nonostante le maniere bestiali, violente, i pestaggi sui marciapiedi, gli arresti di donne anziane e anche di bambini colpevoli solo di aver portato fiori davanti all’ambasciata di Kiev, le proteste non si fermano. E’ gente coraggiosa, perché quando finisci in un carcere russo non sai mai che fine farai. In quella camionetta che le sta portando in cella, le ragazze cantano, i visi sorridenti, nessuna paura. Sono allegre, perché sanno che stanno facendo quello che è giusto, e di questi tempi, imbastiti di falsità, di menzogna, non è facile schierarsi dalla parte giusta. La parte giusta è una sola, non ci vuole molto per capire quale sia: la pace. E cantano. “Nella tua testa, nella tua testa zombie, zombie, zombie-ie-ie cosa c’è nella tua testa, nella tua testa zombie, zombie, zombie-ie-ie”.


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Si intitola Zombie la canzone che cantano, un brano del gruppo irlandese Cranberries, scritto dalla cantante recentemente scomparsa Dolores O’Riordan. Un brano composto in seguito a una delle stragi più devastanti della lunga guerra tra gli irredentisti dell’Irlanda del Nord, l’Ira, e il governo inglese. Il 20 marzo del 1993 tante famiglie con i bambini erano in giro per i negozi di Warringston, nel Cheshire, a fare shopping per comprare regali in vista della Festa della Mamma. L’Ira piazzò delle bombe in due cassonetti della spazzatura in metallo: una fu collocata all’esterno di alcuni negozi, davanti a Boots e McDonald’s, mentre l’altra fu sistemata davanti ad Argos. Poco prima di mezzogiorno i terroristi telefonarono alla polizia per segnalare la presenza di una bomba davanti a un negozio Boots, senza però dire in quale città si trovasse. Solo 25 minuti più tardi la prima bomba esplose: la folla presente nella zona si disperse e, inconsapevolmente, si diresse proprio verso l’area dove la seconda bomba stava per esplodere. In quell’azione terroristica 54 persone rimasero ferite, mentre due bambini, Johnathan Ball di tre anni, e Tim Parry di 12, morirono, il primo sul colpo, il secondo dopo cinque giorni di agonia.


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La canzone parla di violenza, di madri dal cuore spezzato per la perdita dei propri figli, del silenzio e del dolore causati da quegli atti terroristici. I Cranberries, connazionali dei militanti dell’Ira, prendono le distanze da loro: “it’s not me it’s not my family”, non sono io, non è la mia famiglia.

Esattamente come sta facendo oggi l’esercito russo in Ucraina, che bombarda in modo indiscriminato case e ospedali, uccidendo donne e bambini. Quattro persone, tra cui due bambini, sono state uccise dopo che un palazzo residenziale vicino alla città di Kharkiv è stato bombardato. Nel villaggio di Slobozhanske, a sud est dell’Ucraina nei bombardamenti è rimasta ferita una bambina di cinque anni. Ua bambina di sei anni è tra le tre persone uccise in un bombardamento russo sull’ospedale pediatrico di Mariupol. A Irpin una madre e i suoi due figli sono stati uccisi dalle cannonate russe mentre cercavano di fuggire dalla città. Li chiamano danni collaterali, sono crimini di guerra. L’esercito russo non è nuovo a questa tattica se così si può chiamare di guerra: a Groznyj, capitale ribelle della Cecenia, il 25 ottobre 1999 l’aviazione russa bombardò il centro cittadino, dove stava avendo luogo il mercato, uccidendo circa 140 persone e ferendone centinaia. L’artiglieria federale concentrò i propri sforzi sulla demolizione dei palazzi residenziali, che durante la guerra precedente avevano offerto un notevole vantaggio strategico alla fanteria leggera cecena. Durante il conflitto la città ha subito un volume di devastazione tale da essere classificata nel 2000 come la città più distrutta al mondo. Sta succedendo lo stesso in Ucraina. Ma i giovani russi questa volta non ci stanno. I volti sorridenti di queste ragazze stanno facendo la storia. Zombie acquisisce poi un significato che va oltre la denuncia delle stragi. I carri armati russi, per motivi strategici, sono stati dipinti con una inquietante Z sulla loro corazza. Quella Z è il simbolo del male, di nazionalismo e imperialismo, una nuova svastica: zombie, zombie, in quei carri armati non ci sono più esseri umani. Ci sono ragazzi mandati a uccidere e a morire senza alcuna spiegazione, privati del loro pensiero, del proprio io, come gli zombie. E i giovani russi ne prendono le distanze. Ancora una volta sono le canzoni rock a documentare la realtà. Dolores ne sarebbe stata felice.


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