UDIENZA GENERALE/ Papa: la parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro

- La Redazione

Oggi, mercoledì 18 maggio 2016, papa Francesco ha tenuto la consueta udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, ecco cosa ha detto il Pontefice alla folla

vaticano_R439 Immagine di archivio

Oggi, mercoledì 18 maggio 2016, papa Francesco ha tenuto la consueta udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro. Dopo un ingresso trionfale sulla Papa Mobile e una stretta di mano a molti suoi collaboratori, il pontefice ha dato inizio alla celebrazione con il Segno della Croce. Piazza San Pietro, come al solito, era gremita di fedeli che avevano iniziato ad accalcarsi già dalle primissime ore del mattino. La liturgia si è aperta con la lettura del Vangelo secondo Luca, in particolare dell’episodio dell’uomo ricco e vestito di porpora che dilapidava i propri beni senza preoccuparsi di guadagnare per sé la misericordia del Padre e la Salvezza eterna aiutando un povero; una volta giunto all’Inferno, implorava la misericordia di Abramo, poiché il calore e le fiamme dell’Inferno lo stavano divorando, ma Abramo rifiuta di mandare Lazzaro in suo soccorso, come egli ha rifiutato il Signore quando era in vita. Il Vangelo è stato letto in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese ed altre lingue. La parabola del ricco e di Lazzaro, secondo il pontefice, ritrae due vite condotte su binari paralleli, che non si possono mai incontrare: il ricco, infatti, vive nell’indifferenza di ciò che succede fuori dalla sua porta, banchettando con le migliori pietanze. Lazzaro, piuttosto, è pieno di piaghe ed affamato, e può contare soltanto sui cani, che si prendono cura di lui. Lazzaro, dice ancora papa Francesco, è la perfetta metafora del grido di dolore che si innalza dalle bocche di milioni di poveri, che vedono le ricchezze del mondo concentrate delle mani di pochi: anche Gesù Cristo, nel suo grido d’accusa durante il giorno del Giudizio Finale, griderà che sono da condannare tutti coloro che non hanno vestito il figlio dell’Uomo quando era nudo, che non lo hanno sfamato quando era digiuno. Più avanti nell’omelia il pontefice ci ha tenuto a sottolineare che all’interno del Vangelo il ricco non viene menzionato con il suo nome proprio, ma solo con questo aggettivo dispregiativo, mentre il nome di Lazzaro è menzionato 5 volte. 

Disprezzare la povertà e rendersi sordi ai suoi richiami, ammonisce Francesco, significa disprezzare Dio, e non cogliere i suoi doni. Nella seconda parte della parabola ricco e povero sono uguali dopo la loro morte, come tutti lo saranno al cospetto di Dio Padre, e allora il ricco chiede l’aiuto di Lazzaro per alleviare le sofferenze dell’Inferno, ma quante volte, domanda Francesco, il ricco ha fatto finta di non vedere il povero in vita? Quante volte gli ha negato persino di sfamarsi degli avanzi dei propri luculliani banchetti? Dopo la fine della spiegazione del Vangelo, il pontefice ha invocato la benevolenza di Maria, che aiuta tutti i fedeli a supportare la potenza del Cristo contro le ingiustizie, i drammi e le sofferenze che affliggono i poveri e i derelitti della Terra ogni giorno della loro vita.

Il papa ha poi ricevuto i saluti dei pellegrini francesi, del Seminario di Strasburgo e delle comunità del Santuario de Notre Dame de la Salette e di quello del Gran San Bernardo in Svizzera.

Il saluto è stato portato al pontefice anche dai pellegrini anglofoni, specialmente quelli inglesi, irlandesi, nonché dai fedeli di Moldavia, Russia, Slovacchia, India , Hong Kong, Indonesia, Giappone, Ghana, Canada e Stati Uniti d’America: in particolare, il monsignore incaricato di pronunciare questi ringraziamenti si è augurato che l’anno del Giubileo della Misericordia possa essere per questi fedeli e per la comunità cattolica intera un momento di riflessione e di rinnovamento spirituale.

Altri saluti sono stati condotti alle comunità germanica e portoghese giunte a Roma per celebrare l’Udienza del mercoledì assieme a papa Francesco.

Il pontefice si è poi espresso ancora riguardo alla parabola del ricco e di Lazzaro nella sua lingua natale, lo spagnolo.

Sul finale della liturgia, Francesco non ha dimenticato di rivolgersi ai bambini ucraini, orfani che sono vittime innocenti di una guerra ingiusta. Per loro ha chiesto l’intercessione della Vergine Maria, che possa provvedere alla creazione di una nuova pace sempiterna in quelle terre scosse dal conflitto. L’invocazione è stata poi ripetuta anche in lingua ucraina.

Infine, il pontefice si è rivolto ai pellegrini italiani, in particolare quelli delle diocesi di Prato e Tempio Ampurias; papa Francesco ha poi chiuso la liturgia ricordando il sesto centenario della nascita di San Francesco de Paola, fondatore dei Minimi e benedicendo gli studenti, gli ammalati e gli sposi novelli.





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