Brescia, morto Giuseppe Soffiantini/ Investigatore ricorda i 237 giorni di prigionia: “Ha vissuto due vite”

- Emanuela Longo

Giuseppe Soffiantini è morto: l'imprenditore bresciano fu ostaggio nel 1997 per lunghi 237 giorni dell'Anonima Sequestri. Lo choc per l'orecchio tagliato e la liberazione

giuseppe_soffiantini_video Giuseppe Soffiantini è morto

Quando l’imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini fu rapito quel 17 giugno 1997, Marco Mariconda era a capo della Squadra Mobile di Brescia. In quei 237 giorni di prigionia dormì poco, in attesa di passi falsi dei sequestratori che sembravano sfidare apertamente le forze dell’ordine. Ci furono continui colpi di scena alternati a segnalazioni forse inverosimili ma comunque da verificare. Il funzionario di polizia, oggi a capo della sezione della Pg presso la Procura di Cremona, non nasconde che ci fu un momento in cui temette che Soffiantini fosse stato ucciso. «Fu dopo la morte di Donatoni (ispettore del Nocs, ndr) a Riofreddo, dopo la cattura e la morte di Mario Moro. Ci fu il silenzio dei sequestratori e pensammo che fosse stato ucciso dai carcerieri prima di fuggire», ha dichiarato, come riportato dal Corriere della Sera. Mariconda ha poi raccontato di essere convinto che Soffiantini sia stato «un uomo che visse due vite: una prima del sequestro, la seconda a liberazione avvenuta. E dal dolore di quei giorni è nato con lui e i suoi figli un rapporto indissolubile». (agg. di Silvana Palazzo)

LO CHOC PER L’ORECCHIO TAGLIATO

Fece scalpore ed ebbe un significato poi divenuto decisivo negli “aggiornamenti” della legge sui rapimenti che vietò i riscatti e i pagamenti delle famiglie ponendo fine ad una lunga stagione di terrore e spesso anche tragedie. Stiamo parlando di quel lembo di orecchio tagliato a Soffiantini come “prova” da un lato dell’ostaggio ancora in vita e nello stesso tempo suonava come minaccia ai familiari, mettendo pressione sul pagamento del riscatto. Dopo il rapimento Soffiantini, scomparso oggi a 83 anni, venne portato in diversi covi consecutivi tra le montagne della Calvana e la campagne sterminate tra Siena e Grosseto: proprio da lì venne spedita la macabra lettera indirizzata agli studi del Tg5 di Enrico Mentana con gli aguzzini che fecero trovare all’interno quel lembo di orecchio insanguinato dell’ostaggio. Il sequestro a quel punto si accelerò, il pagamento venne effettuato (5 miliardi di lire e non 20 come chiedevano i rapitori) ma negli anni dopo il sequestro Soffiantini vennero presi provvedimenti importanti a livello di legge per evitare altri casi drammatici come quello dell’imprenditore bresciano tenuto in cattività per ben 237 giorni. (agg. di Niccolò Magnani)

È MORTO L’IMPRENDITORE SEQUESTRATO NEL ’97

Si è spento oggi, all’età di 83 anni, Giuseppe Soffiantini, l’imprenditore bresciano che nel 1997 salì agli onori della cronaca poche vittima di sequestro durante il quale rimase per ben 237 lunghi giorni nelle mani dei suoi rapitori dell’Anonima sarda. Era il 17 giugno di 21 anni fa quando Soffiantini fu prelevato dalla sua abitazione di Manerbio, in provincia di Brescia, per poi restare sotto sequestro fino al 9 febbraio dell’anno seguente, quando fu liberato a Impruneta, in provincia di Firenze, dietro il pagamento di un lauto riscatto del valore di 5 miliardi di lire (inizialmente la richiesta dei rapitori ammontava a 20 miliardi). Il sequestro avvenne in presenza della moglie, la quale fu imbavagliata mentre Soffiantini veniva portato via. La storia dell’imprenditore bresciano ostaggio però, come ricorda oggi Il Fatto Quotidiano nel dare notizia della sua morte, fu caratterizzata anche dall’uccisione di un agente dei Nocs, Samuele Donatoni, il quale si sostituì ad un emissario dei Soffiantini, su richiesta della procura di Brescia che affidò a lui il compito di consegnare il riscatto. L’agente però, rimase ucciso nel corso di un conflitto a fuoco il 17 ottobre 1997. A distanza di due giorni, la prima svolta nel caso, con l’arresto di uno dei rapitori, Agostino Mastio, che iniziò a collaborare con le forze dell’ordine. Un mese dopo l’uccisione dell’agente dei Nocs, i rapitori inviano un lembo d’orecchio di Soffiantini alla famiglia, con un ultimatum relativo al pagamento del riscatto. I familiari, il 12 dicembre fecero sapere ai banditi di aver raccolto la somma richiesta nonostante il blocco dei beni. Un altro lembo d’orecchio fu inviato il 25 gennaio successivo all’allora direttore del Tg5, Enrico Mentana. Pochi giorni dopo l’imprenditore fu liberato, dopo il pagamento del riscatto.

SEQUESTRO GIUSEPPE SOFFIANTINI: LE CONDANNE

La vicenda che vide il drammatico sequestro di Giuseppe Soffiantini, morto all’età di 83 anni, arriva fino agli anni 2000, quando presero il via i processi che portarono, nel 2002, alla condanna in Cassazione a 25 anni di reclusione per Osvaldo Broccoli e Giorgio Sergio, e a quella all’ergastolo a carico di Attilio Cubeddu, attualmente latitante, tutti e tre ritenuti i sequestratori dell’imprenditore bresciano nonché i responsabili dell’omicidio dell’agente dei Nocs, Donatoni. Soffiantini lascia i figli Paolo, Giordano e Carlo, gli stessi che poche ore prima della sua liberazione, 20 anni fa, si erano appellati ai sequestratori asserendo: “Abbiamo pagato il riscatto, ora, rapitori, dimostrate di essere corretti: liberatelo”. A finire coinvolto nella vicenda di cronaca fu anche l’allora generale dei carabinieri Francesco Delfino, poi arrestato, il quale fece un’estorsione nei confronti di un altro figlio dell’imprenditore, Gerardo, chiedendo un miliardo per poter intercedere con i rapitori e accelerare così la liberazione del padre.





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