EGITTO/ Reilly (Usa): non c’è democrazia se si dividono Dio e ragione

- int. Robert Reilly

Per ROBERT REILLY nella tradizione musulmana l’uomo comune è incapace di distinguere il bene dal male; l’unico qualificato a farlo è l’esperto che ha studiato i testi sacri per tutta la vita

islam_pregiera_r439 Immagine di archivio

“L’Islam sconta il fatto di avere abbandonato la ragione, nella convinzione che la mente umana di fronte alla rivelazione divina non possa dire nulla. Per la tradizione musulmana l’uomo è incapace di distinguere il bene dal male, l’unico qualificato a farlo è l’esperto che ha studiato i testi sacri per tutta la vita. Questo ha reso la stragrande maggioranza dei musulmani come dei bambini”. Ad affermarlo è Robert Reilly, esperto dell’American Foreign Policy Council e autore del libro La chiusura della mente musulmana: come il suicidio degli intellettuali ha creato la moderna crisi dell’Islam. Le riflessioni di Reilly prendono le mosse dal discorso di Regensburg di Benedetto XVI, in cui si confronta una concezione cristiana, secondo cui “non agire in modo razionale è contrario alla natura di Dio”, e una islamica, secondo cui Dio trascende concetti come la razionalità.

Reilly, che cosa ne pensa di questa distinzione?

Ritengo che quella del Papa sia una diagnosi esatta, e che tutti i problemi incomincino con il teologo medievale Al-Ghazali, considerato dai musulmani la seconda persona più importante dopo Maometto. Prima di Al-Ghazali la scuola dei teologi razionali chiamati mutaziliti sostenevano che è obbligatorio fare ciò che si accorda con la ragione, perché attraverso quest’ultima possiamo giungere a una conoscenza del bene e del male. Al-Ghazali, appartenente alla corrente degli ashariti, ha distrutto l’integrità della ragione nell’Islam attraverso il libro “L’incoerenza dei filosofi”. Secondo lui, è obbligatorio fare solo ciò che è prescritto dalla Sharia, cioè dalla legge divina. La ragione al contrario è incapace di giungere a una conoscenza del bene e del male, di ciò che è giusto e di ciò che non lo è. Chi non è musulmano, e non attinge alle fonti della rivelazione, è perduto perché non ha alcuna capacità di conoscenza morale.

Che ne è della ragione secondo questa concezione?

Quando arriva alla conoscenza del Corano, la mente deve smettere di agire. Non esiste infatti nessuna corrispondenza tra la ragione umana e la verità divina, in quanto quest’ultima non è razionale né soggetta al giudizio dell’uomo.

Chi non usa la ragione è facilmente plagiabile …

Un mio amico egiziano mi ha raccontato che da giovane è stato reclutato da uno dei gruppi terroristici più violenti, al-Gama’a al-Islamiyya. La persona cui spettava il compito di indottrinarlo si irritò molto perché il mio amico continuava a fargli delle domande, e gli disse: “Finiscila, pensare significa diventare un miscredente. La tua mente è come un asino, puoi cavalcarla fino ai cancelli del palazzo del re, cioè Allah, ma quando entri nel palazzo devi lasciare il tuo somaro all’esterno”.

 

Qual è stata la conseguenza di questo cambiamento culturale?

 

La conseguenza è stata la chiusura della mente. Questa dissociazione tra la ragione e Dio è la responsabile delle ferite più profonde presenti nel Medio Oriente. Tutte e quattro le scuole teologiche del mondo sunnita prescrivono la pena di morte per chi si converte al cristianesimo. E’ un mondo in cui non esiste alcuna idea della libertà di coscienza. Sui siti web sauditi spesso è ripetuto il motto: “Abbandona la ragione e sottomettila al testo”. L’Islam oggi è quindi una religione legalistica nella quale la denigrazione e l’abbandono della ragione hanno reso i musulmani come dei bambini.

 

In che senso?

 

Nessuno può giudicare da solo, l’unica strada è rivolgersi alla Sharia. Per qualsiasi scelta, anche personale, è necessaria una fatwa del muftì, tanto è vero che in Egitto c’è una produzione industriale di fatwe, nell’ordine di centinaia di migliaia ogni mese. Le persone più povere devono costantemente contattare il muftì al telefono, perché chi non ha passato la vita a studiare i testi sacri non ha modo di sapere se ciò che sta compiendo sia bene o male.

 

Non tutti i musulmani la pensano allo stesso modo. L’Università di Al-Azhar è famosa per essere moderata…

 

Al-Azhar, la più importante università islamica al mondo, è una forza reazionaria. In passato si è opposta allo studio di pensatori musulmani ritenuti troppo aperti. E quando Papa Benedetto XVI si è detto preoccupato per la sorte dei cristiani egiziani, Al-Azhar ha interrotto il dialogo con il Vaticano in segno di protesta contro quella che era percepita come un’interferenza negli affari interni del Paese.

 

In un mondo islamico che rifiuta la ragione, quale futuro può esserci per la democrazia?

Nella storia dell’Islam esiste almeno un’eccezione. Ho avuto la fortuna di conoscere di persona Gus Dur, il primo presidente democraticamente eletto in Indonesia. Se vogliamo cercare un Thomas Jefferson nel mondo musulmano, una figura cioè che ha difeso la Costituzione democratica e l’uguaglianza di tutte le persone davanti alla legge, è stato proprio Gus Dur. Il presidente indonesiano è la dimostrazione del fatto che conciliare Islam e democrazia è possibile.

 

Che cosa lo ha reso diverso dagli altri leader musulmani?

 

Gus Dur mi ha raccontato che un giorno è entrato in una moschea di Fes e al suo interno in una teca di vetro c’era una copia dell’Etica Nicomachea di Aristotele. Il presidente mi ha detto di essersi commosso, perché se non avesse letto quel libro sarebbe anch’egli diventato un fondamentalista islamico. Il fatto invece di avere studiato Aristotele quando ancora era un ragazzo, ha fatto di Gus Dur un campione della democrazia. E’ quindi il confronto con la ragione greca, citata dal Papa Benedetto XVI nel discorso di Ratisbona, a fare la vera differenza.

 

Anche i Fratelli musulmani dicono di essere a favore della democrazia …

 

Per essere ammessi a fare parte dei Fratelli musulmani sono necessari dieci anni di indottrinamento. Non si tratta quindi di un normale partito politico come nei Paesi democratici. Secondo loro musulmani e cristiani, uomini e donne non possono essere uguali davanti alla legge.

 

Che cosa faranno ora che sono al potere?

 

Stanno cercando di convincere gli egiziani che seguiranno un percorso democratico, ma i loro principi sono assolutamente l’opposto. Prima delle elezioni parlamentari avevano promesso che avrebbero presentato meno candidati del 50% dei seggi disponibili, ma poi hanno fatto il contrario. Hanno dichiarato che non avrebbero presentato un candidato alle presidenziali, ma ora il presidente Morsi è un esponente dei Fratelli musulmani. Intanto l’Egitto è privo di una Costituzione e di un’autorità legale, e quindi di fatto si trova con un nuovo dittatore come quando c’era Mubarak.

 

(Pietro Vernizzi)







© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie di Vaticano

Ultime notizie