DIARIO ARGENTINA/ Il nuovo 2001 da evitare per Macri

- Arturo Illia

Mauricio Macri si è insediato nel suo incarico di nuovo Presidente dell'Argentina. Ora davanti a sé non ha un compito per nulla facile, come ci ricorda ARTURO ILLIA

mauriciomacri_argentina1R439 Mauricio Macri (Infophoto)

Il 10 dicembre Mauricio Macri, originario di Polistena, Calabria, ha assunto la Presidenza dell’Argentina con una cerimonia che, malgrado abbia seguito i tradizionali canoni, ha registrato una grande assente: Cristina Fernandez de Kirchner ha difatti molto “democraticamente” annunciato il giorno prima che non sarebbe stata presente all’atto (come comporterebbe il cerimoniale) dopo una settimana di una telenovela nella quale ha tentato in tutti i modi di mettere il bastone tra le ruote al suo successore che, dalla data della sua vittoria nel ballottaggio, ha subito qualsiasi attacco da parte dell’ex mandataria che ha messo in pratica, attraverso vari decreti, decisioni atte a minare il futuro della Nazione, in nome della sua rabbia per dover abbandonare il potere, visto che fino a due anni fa sperava si perpetrasse il progetto di una Cristina Presidente eterna, fatto che non venne approvato dal Congresso de La Nacion.

È proprio da questa sede che è iniziata la prima giornata del nuovo Presidente, che ha giurato fedeltà alla Costituzione per poi trasferirsi alla Casa Rosada, dove ha ricevuto la fascia e il bastone del Comando, però non dal suo predecessore, bensì dal presidente provvisorio del Senato, Federico Pinedo.

“I traguardi da raggiungere in questi anni sono fondamentalmente la creazione di una Argentina aperta, dove le differenti idee politiche si confrontino democraticamente – ha sostenuto nei suoi primi discorsi il nuovo Presidente -, il raggiungimento della povertà zero, che sarà possibile gradualmente permettendoci di vivere meglio e più sicuri giorno dopo giorno, e una lotta senza quartiere al narcotraffico che uccide quotidianamente giovani attraverso l’uso di sostanze terribili come il paco (un micidiale mix di scarti della cocaina, efedrina e polvere di vetro di bassissimo costo, ndr). Altro perno della nostra politica sarà la lotta alla corruzione che verrà attuata attraverso una giustizia indipendente e un livello di istruzione d’eccellenza in tutta l’Argentina”.

Un’Argentina che ha iniziato, si spera, a rivivere qualcosa che mancava: la Repubblica. Dalle dimissioni di Alfonsin nell’87 questo Paese è stato immerso dapprima nella fiction menemista (della quale i Kirchner erano ardenti sostenitori) poi da quella kirchnerista con le sue belle spaziali, ma soprattutto il concetto oltranzista che ha trasformato il pensiero differente in un nemico da combattere, non in una diversità utile a una democrazia. Con il seme dell’odio nel mezzo, cosa che ha fatto finire amicizie, diviso famiglie.

“Sì, se puede” è stato lo slogan che ha segnato il 10 dicembre: c’è da sperare che l’Argentina possa vivere un po’ di neorealismo che comporterà sicuramente dei sacrifici, ma in vista di un sistema più stabile che possa far decollare un Paese dalle immense ricchezze. Già lunedì Macri dovrà affrontare la prima eredità kirchnerista: il deficit fiscale dello Stato difatti è il più alto dal 1982, anno della fine della dittatura militare, e le cifre economiche parlano di una situazione molto simile al tragico 2001.







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