Elezioni Usa 2016/ La telefonata delle 3 di notte: chi volete che risponda? Clinton o Trump? (oggi, 25 settembre)

- La Redazione

Elezioni Usa 2016: la notizia di una crisi di livello mondiale raggiunge la Casa Bianca a notte fonda, da americani chi vorreste a fronteggiare il problema? Donald Trump o Hillary Clinton?

Clinton_Trump_Magliette_R439 Clinton e Trump (Foto: Lapresse)

Nelle settimane che pian piano ci stanno avvicinando al fatidico 8 novembre, giorno in cui finalmente conosceremo il vincitore di queste Elezioni Usa 2016, in America si è spesso fatto riferimento ad uno spot realizzato dallo staff di Hillary Clinton nel 2008, quando la democratica era impegnata nelle primarie di partito (poi perse) contro il nuovo astro nascente della politica mondiale: un certo Barack Obama. Per tentare di arginare l’avanzata dell’allora senatore dell’Illinois, Hillary tentò di giocarsi la carta dell’esperienza a fronte di un candidato tanto carismatico quanto poco avvezzo alle questioni della Casa Bianca. E tra gli ultimi tentativi di ribaltare l’andamento delle Primarie, Hillary si giocò uno spot passato alla storia come “La telefonata delle 3 di notte”. Nello spot (che è possibile vedere cliccando qui) scorrono le immagini dei bambini americani mentre dormono beati nei loro letti, al sicuro delle loro case; una voce fuori campo, però, avvisa della presenza di un telefono alla Casa Bianca che alle 3 di notte sta squillando. “Qualcosa sta accadendo nel mondo”, informa la voce narrante, che poi chiede agli americani se vogliono che a rispondere a quella telefonata sia qualcuno (come Clinton) che conosce i leader stranieri e le dinamiche dell’esercito, qualcuno insomma abituato ad essere leader in un mondo pericoloso, lasciando intendere che l’alternativa (in quel caso Obama) non può vantare le stesse competenze. Lo spot si conclude con una domanda molto diretta:”Sono le 3 di notte, chi volete che risponda a quella chiamata?”. Un quesito che è stato riproposto più volte durante questa campagna elettorale, perché il candidato repubblicano Donald Trump può vantare un’esperienza politica anche minore di quella dell’Obama del 2008, mentre Hillary Clinton ha dalla sua un bagaglio di conoscenze arricchito da 4 anni da Segretario di Stato, l’equivalente del nostro Ministro degli Esteri. La Cnn in questi giorni, riesumando il famoso spot, ha avuto una trovata molto originale: dapprima ha riassunto in maniera molto chiara le diverse questioni in giro per il mondo che potrebbero creare i maggiori grattacapi agli Stati Uniti, e successivamente ha stilato un breve quiz a disposizione degli utenti intitolato ovviamente:”La telefonata delle 3 di notte”. Ogni quesito ha due opzioni: uno rappresenta l’approccio di Hillary Clinton, l’altro quello di Donald Trump. Se volete divertirvi il link su cui cliccare è questo, ma ciò che ci interessa maggiormente è capire da quale parte del mondo potrebbe provenire la telefonata che costringerà lo staff presidenziale a svegliare il Presidente degli Stati Uniti in piena notte. 

Ci sono molti motivi per cui la Turchia potrebbe diventare causa di grandi problemi per il prossimo inquilino della Casa Bianca. Il Paese è il principale ingresso utilizzato dagli aspiranti jihadisti, desiderosi di combattere in Siria nelle fila del Califfo. In Turchia vi sono poi oltre 2 milioni e 700 mila rifugiati e molti di questi sono intenzionati a dirigersi verso l’Europa. Infine c’è la questione del tentato colpo di stato, poi fallito, ai danni del presidente Erdogan. Nel mese di luglio il capo di stato turco riuscì a salvarsi e indicò come mandante del golpe il suo rivale storico Fatullah Gulen, un predicatore residente proprio in America, per il quale Erdogan ha chiesto ripetutamente l’estradizione. Come vi comportereste in questo caso? Siete d’accordo con Clinton, che ha condannato il colpo di stato auspicando il rispetto della democrazia e dei diritti umani, o con Trump, che ha detto che gli Usa non hanno il diritto di impartire lezioni a nessuno visto come sono messi?

Anche la Cina potrebbe rappresentare una grande minaccia per gli Stati Uniti. In primo luogo a livello militare: non sono infatti una novità le mire espansionistiche di Pechino, che da tempo insidia stati come Filippine, Brunei, Vietnam e Malesia dando vita a delle scaramucce con la flotta statunitense nel mare cinese del sud, una delle principali rotte commerciali dell’economia globale. La Cina è anche il partner economico numero uno degli Stati Uniti e se la sua economia non cresce, di rimando anche quella americana va male. Come spiega Matt Rivers della Cnn, “se la Cina fa uno starnuto è all’America che viene il raffreddore”. Voi state con Clinton, che è più preoccupata dei conflitti nel mare cinese del sud, o con Trump, che vede nella Cina un pericolo per l’economia a stelle e strisce?

C’è poi la questione del Messico, che tra 2 anni eleggerà un nuovo presidente che potrebbe avere posizioni poco concilianti verso gli Usa. Quale strategia adottereste rispetto al fenomeno dell’immigrazione? Fareste come Clinton che vuole negoziare una nuova riforma per dare la cittadinanza ai messicani che supereranno i confini o preferite l’approccio di Trump, che intende costruire un muro e deportare fuori dagli Usa tutti gli immigrati irregolari?

La questione siriana è potenzialmente esplosiva: nel Paese è in atto la peggiore crisi umanitaria dalla Seconda Guerra Mondiale. La Siria è guidata da Bashar al-Assad, un capo di stato che gli Usa vedono come un dittatore senza scrupoli che ha ucciso centinaia di migliaia di persone, ilquale però viene sostenuto da Russia e Iran. Proprio dalla Siria poi partono la maggior parte degli uomini che realizzano attentati in tutto il mondo in nome dell’Isis. Come bisogna comportarsi in questo caso? Clinton sostiene che non sia necessario inviare truppe di terra, Trump dice che ne servono da 20.000 a 30.000 per battere l’Isis in Medio-Oriente: da che parte state?

Dopo mesi di scontri e di sanzioni, gli Usa hanno raggiunto un accordo sul nucleare con un paese che negli anni aveva investito 50 miliardi di dollari per aumentare la sua potenza militare nell’ambito di un’agenda dichiaratamente anti-americana. Qualcuno però teme che al netto dell’accordo l’Iran continui a sviluppare testate atomiche e propone di rinegoziare l’accordo: Hillary è contraria a questa ipotesi poiché non vuole rischiare di rovinare i rapporti con il Paese, Trump ha definito l’intesa un “disastro”. Voi?

Le tensioni con Vladimir Putin stanno tornando ad aumentare suggerendo un clima da Guerra Fredda. La Russia del resto è una minaccia per i paesi baltici facenti parte della Nato, come dimostrato dalla disputa con l’Ucraina per la Crimea. Come reagireste al posto del presidente Usa se Putin invadesse uno di questi stati? Clinton ha garantito l’intervento militare in difesa di Lettonia, Lituania ed Estonia nel rispetto dell’Alleanza Atlantica, Trump no: chi ha ragione?

Dall’epoca dei bombardamenti in Libia nel 2011, migliaia di rifugiati sono sbarcati in Europa (l’Italia ne sa qualcosa). A sostegno dell’intervento che portò all’uccisione del rais Gheddafi vi fu soprattutto Clinton, che rivendica con forza quell’azione militare. Trump invece dice che sarebbe stato meglio non bombardare il Paese e uccidere solamente Gheddafi, sebbene qualche tempo prima abbia detto che sarebbe stato meglio che fosse rimasto al potere. Con chi siete d’accordo?

Quelle dei due paesi mediorientali rappresentano delle situazioni annose che gli Usa non riescono a risolvere. Per quanto riguarda l’Iraq, Hillary ha detto che si concentrerebbe sul tentativo di risolvere i conflitti tra sunniti e sciiti che hanno portato alla nascita dell’Isis, Trump propone di togliere il petrolio al Califfato per limitarne le risorse economiche. In Afghanistan la situazione è diversa: gli Usa ancora pagano le conseguenze dell’intervento militare del 2001. Secondo Clinton, però, è necessario che i militari restino nel Paese almeno fino al 2017; Trump inizialmente definì la guerra “un incredibile errore”, aggiungendo qualche tempo dopo che le truppe avrebbero comunque dovuto restare in Afghanistan per evitare che il governo democratico crollasse. Sfumature diverse ma pensiero comune: il Medio Oriente è un gran pasticcio.

Chiusura dedicata al paese guidato dall’imprevedibile e pericoloso Kim-Jon Un, il leader che sta portando avanti un pericoloso piano nucleare per il mondo intero. Le testate missilistiche nordcoreane sono difficilmente tracciabili e potenzialmente in grado di raggiungere gli Usa: come si contratta con un personaggio eccentrico come Kim? Clinton propone di continuare con le sanzioni economiche, Trump di alzare la cornetta e di parlare con lui. Quale strategia pagherebbe maggiormente a vostro avviso?

Ecco le questioni che potrebbero creare problemi agli Stati Uniti nei prossimi anni. Diverse situazioni e diversi punti di vista, ma una cosa è certa: chiunque risponderà alla telefonata delle 3 di notte si troverà di fronte ad una decisione molto complicata. (Dario D’Angelo)





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