CRISTIANI PERSEGUITATI/ Si getta dal quarto piano per sfuggire le torture della polizia

- Paolo Vites

La polizia pachistana ha sottoposto un cristiano a violente torture per farlo confessare contro il cugino accusato di blasfemia, si è lanciato dal quarto piano della procura

bandiera_pakistan_pixabay Pakistan (Foto: Pixabay)

Se mai ci fosse stato il dubbio che  parte delle forze di polizia pachistane sostengono i fondamentalisti islamici condividendone le idee e le azioni nella persecuzione della minoranza cristiana, questo ultimo episodio lo cancella del tutto. Da decenni i cristiani in Pakistan soffrono attentati durante le messe nelle chiese, accuse inventate per rubare loro case e terreni con la scusa della blasfemia, e dimostrazioni di odio efferato come il caso di Asia Bibi, cristiana condannata a morte per una accusa inesistente di blasfemia. L’ultimo episodio è di particolare violenza, anche perché commesso dalle forze di polizia. Patras Masih, 17 anni, è stato arrestato nei giorni scorsi nella città di Shadara con l’accusa di aver pubblicato sul suo profilo facebook immagini blasfeme contro la religione islamica. Insieme a lui è stato fermato anche il cugino 24enne Sajid Masih, entrambi appartenenti alla locale comunità cristiana. I poliziotti hanno cercato con ogni metodo, anche la violenza, picchiandolo ferocemente, di costringere Masih ad accusare il cugino di atti blasfemi, fino ad arrivare a volerlo costringere a praticare sesso orale su di lui. Disperato e ormai senza più forze fisiche, Masih ha a quel punto ha deciso di gettarsi dalla finestra del quarto piano della procura: “quando tutti i miei appelli [alla clemenza] risultavano inutili e gli agenti continuavano ad insistere, non avevo altra scelta se non gettarmi dalla finestra dal quarto piano dell’edificio” ha detto secondo quanto riporta l’agenzia AsiaNews.

Non è morto, ma è ricoverato in gravi condizioni in ospedale. In una dichiarazione l’attivata molto noto in Pakistan per i diritti delle minoranze Jibran Nasir ha dichiarato che “la polizia ha registrato il caso di Sajid Masih come un tentativo di suicidio. Al contrario, il cristiano sostiene di essersi buttato per salvarsi dalle torture e dagli abusi sessuali cui la polizia voleva forzarlo nei confronti del cugino”. In questo contesto, come sempre in tali casi, i musulmani del villaggio dei due cugini sono scesi in strada accusando i cristiani di blasfemia e costringendo quasi tutta la comunità, 800 persone, ad abbandonare le proprie case. La Cecil & Iris Chaudhry Foundation (Cicf) che sostiene i diritti delle minoranza ha rilasciato una nota ufficiale: “Siamo indignati, scioccati e inorriditi dal comportamento dei funzionari del reparto di crimine informatico dell’agenzia investigativa federale. Chiediamo che al più presto venga aperta un’indagine su quest’episodio e vengano adottate azioni severe contro i funzionari coinvolti. Simili atti di brutalità non possono essere sottovalutati”.





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