LICENZIAMENTO STATALI/ Il “vuoto” di Governo e Parlamento sull’articolo 18

- Luigi Oliveri

Sull'applicazione dell'articolo 18 nella Pubblica amministrazione si è acceso un piccolo dibattito anche all'interno dello stesso Governo. Il commento di LUIGI OLIVERI

Madia_PPR439 Marianna Madia (Infophoto)

Articolo 18 e applicazione alla Pa. Chi ha ragione: il Ministro Madia, che ritiene il lavoro pubblico estraneo alla riforma della disciplina dei licenziamenti, oppure il Sottosegretario Zanetti, che esorta a un trattamento uguale per tutti?

Nel dibattito che dura da anni, esattamente dalla riforma dell’articolo 18 introdotta dalla legge Fornero, occorre tenere presente che si fissa un punto, almeno per ora: l’unico soggetto capace di dire una parola definitiva (insieme col Legislatore), cioè la Cassazione, con la sentenza 24157 ha stabilito in maniera inequivocabile che l’articolo 18 riformato dalla Fornero non può che applicarsi al lavoro pubblico. Tanto da aver rigettato la richiesta, posta dalla controparte pubblica datore di lavoro, di far verificare alla Consulta la legittimità costituzionale dell’articolo 18 stesso, ove letto nel senso di limitare il suo campo d’azione al solo lavoro privato.

È vero che nell’ordinamento italiano, purtroppo, una sentenza non fa primavera e che, dunque, nulla esclude l’apertura di successivi contrasti giurisprudenziali non solo tra i giudici di merito, ma anche tra le stesse sezioni della Cassazione. Tuttavia, adesso, dopo la sentenza della Suprema corte, si deve necessariamente fare sul serio, cioè passare dalle parole all’azione.

Da mesi il Ministro Madia continua ad affermare che poiché il datore di lavoro pubblico è diverso da quello privato la riforma della disciplina dei licenziamenti non gli si applica. La sentenza della Cassazione, però, dimostra che parlare dell’argomento sui media, anche facendosi supportare da giuristi e consulenti, non serve a molto: infatti, poi a decidere sono i giudici che, non considerano (almeno non ancora) le dichiarazioni dei Ministri come fonti cogenti del diritto.

Se il Ministro Madia, e con lei il Governo e il Parlamento, intendono dettare una disciplina speciale per i licenziamenti nel pubblico non hanno che una strada: stabilirlo in maniera esplicita con una legge. La mancanza di iniziativa legislativa non porterà se non alla recrudescenza del dibattito “articolo 18 sì, articolo 18, no”.

Dunque, il Ministro Madia non ha né torto, né ragione: l’articolo 18, secondo la Cassazione, si applica; se lo si vuole disapplicare occorre un’iniziativa legislativa, che il Governo può naturalmente esercitare.

E il Sottosegretario Zanetti? Anch’egli non pare aver torto o ragione. Non si è, infatti, inserito nella questione interpretativa, ma ha espresso valutazioni di merito. Secondo Zanetti, non è opportuno che nel lavoro pubblico vi siano tutele del licenziamento diverse da quelle del sistema privato e occorre una più chiara normativa sui licenziamenti disciplinari.

Di fatto, Zanetti ammette che sul piano dell’opportunità le riforme della disciplina dei licenziamenti dovrebbero applicarsi ai dipendenti pubblici e, dunque, prende una posizione precisa nell’ambito dell’iniziativa legislativa che il Ministro Madia pare aver prefigurato.

L’importante è che Governo e Parlamento giungano a una conclusione. Il gioco di chi ha ragione o torto in fondo interessa poco.





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