REGIONE LOMBARDIA/ L’avvocato: quote rosa, il Consiglio di Stato va contro la Consulta

- int. Riccardo Marletta

La giunta regionale lombarda è nuovamente nell'occhio del ciclone, questa volta per 'colpa' delle quote rosa. RICCARDO MARLETTA, avvocato e tra i fondatori della Laf ne parla a IlSussidiario

formigoni_R439 Foto Infophoto

“La Consulta ha sottolineato più volte che le quote rosa imposte per legge sono incostituzionali. Un conto è impegnarsi a favore delle pari opportunità, un altro pretendere di tradurle in numeri o percentuali. Un assessore deve innanzitutto avere precise competenze nell’ambito specifico delle sue deleghe, a prescindere dal sesso o da qualsiasi altra distinzione”. Ad affermarlo è l’avvocato Riccardo Marletta, uno dei fondatori della Libera Associazione Forense. Il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittima la formazione iniziale della giunta Formigoni, nella quale era presente una sola donna, in quanto violerebbe lo Statuto regionale. Nel frattempo il governatore ha fatto entrare altre tre donne nella sua squadra di governo, anche se le associazioni che avevano presentato ricorso hanno già annunciato una battaglia infinita.

Avvocato Marletta, può spiegare come si è giunti a questa sentenza?

Un articolo dello Statuto della Lombardia prevede la necessità di “promuovere il riequilibrio tra entrambi i generi negli organi di governo della Regione”. La giunta Formigoni inizialmente era composta da 15 assessori uomini e una sola donna. Alcune associazioni hanno impugnato i decreti di nomina sostenendo che sarebbe stata violata la normativa statutaria della Regione, oltre ai principi di pari opportunità tra uomo e donna.

Il Tar a quel punto come si è espresso?

Il Tar ha respinto il ricorso, richiamandosi ad alcune sentenze della Corte costituzionale che aveva dichiarato illegittime le norme di altre Regioni che prevedevano l’obbligo di garantire una certa rappresentanza dei due sessi nella giunta e nel Consiglio. Per esempio, una legge della Campania vietava l’attribuzione di due preferenze a due candidati dello stesso sesso perché la seconda sarebbe stata annullata. La Consulta aveva però giudicato che questa norma fosse incostituzionale.

Quindi anche in Lombardia il caso è chiuso?

Niente affatto. Le associazioni hanno impugnato la sentenza di fronte al Consiglio di Stato, ma Formigoni nel frattempo ha cambiato la composizione della giunta, facendo entrare tre donne di cui due come assessore e una come sottosegretario. I giudici perciò si sono trovati a dover decidere sulla composizione di una giunta che non esisteva più. Il Consiglio di Stato ha deciso comunque di dichiarare illegittima la giunta lombarda, richiamandosi a una sua precedente sentenza, con cui aveva annullato le nomine della giunta regionale della Campania nella quale c’era soltanto un assessore donna. Secondo il Consiglio di Stato, la presenza di un solo assessore donna non è sufficiente a garantire il principio di pari opportunità.

Del resto la legge deve essere la stessa in Lombardia come in Campania, giusto?

In realtà il Pirellone aveva fatto presente che lo Statuto della Campania è differente, in quanto quest’ultimo afferma: “Il presidente della giunta nomina, nel pieno rispetto del principio di un’equilibrata presenza di donne e uomini, i componenti della giunta”. I giudici hanno però ribattuto che non vedevano sostanziali differenze con lo Statuto della Lombardia e hanno valutato come illegittima la giunta Formigoni.

Ora quindi Formigoni dovrà sciogliere la giunta?

La sentenza non ha delle conseguenze immediate, perché è stata dichiarata l’illegittimità di una giunta che non esiste più e quindi Formigoni non sarà tenuto a cambiare la sua attuale squadra di governo. Le stesse associazioni hanno poi impugnato anche la seconda tornata di nomine, ma nel frattempo Formigoni ha firmato un terzo decreto portando gli esponenti del gentil sesso al Pirellone a un numero totale di quattro.

Cosa accadrà dunque?

Una nuova udienza è stata fissata per novembre, ma i continui “rimpasti” rendono impossibile prevedere quando si potrà mettere la parola fine su questa vicenda. Resta il fatto che il Consiglio di Stato ha sancito un principio, con riferimento a quella specifica situazione in cui c’era una sola donna al Pirellone, che molto probabilmente sarà confermato anche nei confronti di una giunta in cui ne sono presenti tre.

Secondo lei la sentenza del Consiglio di Stato è un passo avanti per la democrazia?

La mia convinzione è che le argomentazioni del Tar della Lombardia avessero una loro validità. Oltre al fatto che sarebbe impossibile imporre per legge delle quote rosa, in quanto incostituzionali, bisogna anche tenere conto del fatto che si tratta di incarichi che hanno un aspetto fiduciario molto importante. Il presidente sceglie la sua giunta sulla base delle competenze degli assessori nell’ambito delle loro specifiche deleghe. Ritengo una forzatura il fatto che si debba arrivare a predeterminare il numero esatto di assessori in base alla distinzione uomo-donna.

(Pietro Vernizzi)





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