JOHN MCLAUGHLIN/ Remember Shakti: in concerto per i quarant’anni del celebre disco

- Luigi Viva

E' stato uno dei più straordinari chitarristi degli anni settanta, e ancora oggi non smette di stupire. Il ritorno di John McLaughlin in Italia, recensione di LUIGI VIVA

mclaglin_R439 Luigi Viva, a sinistra, e John McLaughlin

“Mia madre dovette sequestrarmi la chitarra per mesi perché stavo tutto il giorno a suonarla e andavo avanti nonostante mi sanguinassero le dita” (John McLaughlin)

Quando nel dopo concerto abbiamo avuto il piacere di rivederlo e scambiare due chiacchiere parlando di comuni amici, lo abbiamo trovato lo stesso di sempre, con il suo humor, la sua disponibilità, la sua saggezza. Vederlo li davanti all’età di 71 anni (Doncaster, 4 gennaio 1942) ha fatto un certo effetto, lui Mahavishnu che negli anni ’70 ha incendiato i nostro cuori con la sua musica e la sua spiritualità.

John McLaughlin è una delle icone della musica contemporanea. Inglese, inizia a farsi notare in ambito rock blues suonando con George Fame, Graham Bond e insieme a Ginger Baker e Jack Bruce (futuri Cream). Una sera al  Ronnie Scott’s club, il famoso locale jazz di Londra, suona in jam  con il batterista Jack DeJohnette insieme al bassista Dave Holland. De Johnette una volta tornato negli Stati Uniti fa avere la registrazione della serata a Tony Williams che immediatamente ingaggia  McLaughlin per i suoi Liftime. E’ il 1969.

Così ha inizio la sua straordinaria storia. Ad appena 28 anni John, che fino allora si era nutrito di  Beatles, musica della  Motown  e di Jimi Hendrix, entra nell’olimpo del Jazz . Appena arrivato  New York entra in studio con Miles Davis per registrare  In a silent way. Il 25 marzo 1969  è protagonista di un evento memorabile,  sempre a New York registra in studio una lunga session  con  Jimi Hendrix (ad oggi ancora inedita). 

“Suonammo insieme una notte fu una jam session. Iniziammo alle due per finire alle otto del mattino. Fu una esperienza meravigliosa. Io suonai una chitarra acustica munita di pick up e Jimi la sua elettrica. Che cosa incredibile. Se egli fosse vivo avrebbe utilizzato qualsiasi chitarra acustica, synth , qualsiasi strumento che avrebbe potuto suonare con le sue incredibili mani” (John McLaughlin)

Nel 1969 esce Extrapolation, imperdibile primo album solo nel quale ha accanto il sassofonista John Surman. In questo disco manifesta pienamente la sua vena jazzistica abbinata ad un grande senso della melodia. Fraseggio stretto nervoso, ne caratterizzeranno da li a poco il suo stile (vedi anche Where fortune smiles,  pubblicato nel  1970).

La vicinanza a Miles Davis lo fa conoscere in tutto il mondo suscitando polemiche per il colore della sua pelle lui bianco in una band di neri. Davis risponderà per le rime «Datemi un nero che sappia suonare come lui !». Con Davis inciderà album ritenuti fondamentali per l’evoluzione del jazz moderno oltre al già citato In a silent way, Bitches brew, pilastro del jazz elettrico, A tribute to Jack Johnson, On the corner, Live/Evil.  Davis  addirittura gli dedica il brano John McLaughlin presente in Bitches brew e lo incoraggia ad intraprendere una sua carriera solistica.

All’ascolto della musica di John Coltrane rimane affascinato dal connubio fra spiritualità e musica; inizia a frequentare il guru Sri Chinmoy diventando Mahavishnu John McLaughlin.

Forma così la leggendaria Mahavishnu Orchestra insieme a Billy Cobham alla batteria, Rick Laird al basso, Ian Hammer alle tastiere e Jerry Goodman al violino. Inner mountaing flame pubblicato nel 1971 deflagra l’intero ambiente musicale . McLaughlin con la sua Gibson EDS-1275 (doppio manico a 6 e 12 corde) viene oramai considerato uno dei grandi della chitarra, molti tentano di imitarlo, alcuni sembrano prenderne la sua scia , molti saranno costretti a ricorrere a distorsioni e nuovi strumenti (Pat Metheny con la chitarra synth) per colmare quel gap di potenza ed energia, caratteristica del suo stile. E’ lui a coinvolgere Carlos ‘Devadip’ Santana  agli insegnamenti di Sri Chinmoy, anche se dopo qualche tempo i due lo abbandoneranno  per proseguire singolarmente  la loro ricerca spirituale. Proprio con Carlos Santana darà vita ad una importante collaborazione culminata nella pubblicazione di Love, devotion, surrender (1973). I due chitarristi si sublimano a vicenda e da quelle session esce il brano Flame/Sky (pubblicato sempre nel 1973 in Welcome di Santana) probabilmente, ad oggi,  il culmine della loro arte chitarristica. 

John McLaughlin diviene gettonatissimo tutti lo vogliono ospitare nei propri dischi  anche i grandi del rock rock (James Taylor etc) . Raccontare la sua carriera in un articolo  è praticamente impossibile tanti e tali i dischi, i concerti, le formazioni che lo vedranno sempre da protagonista

Parimenti alla attività della Mahavishnu Orchestra che, con differenti formazioni, si protrarrà per alcuni anni, il chitarrista rivela una natura più intimistica muovendosi sul versante della musica acustica, frutto anche dello studio in giovane età di piano,  violino e del flamenco. Con la pubblicazione dell’ album My goal’s beyond  (1970)  delimita i prodromi di questa svolta ..

L’amore per la musica indiana lo porta a formare la band Shakti, è il 1974, accanto a sè  chiama degli autentici maestri: Zakir Hussain (tabla) divenuto uno dei suoi più cari amici, Thetakudi Harihara Vinayakram (noto come Vikku) al gotham, Lakshminarayana Shankar,al violino, Ramnad Raghavan (mridangam). Con questa formazione incide nel Shakty with John Mclaughlin  (1975) a cui faranno seguito A handful of beauty  (1976), Natural elements  (1977). La  band inizia a diffondere in tutto il mondo questa “nuova” musica dove le matrici rock, jazz e blues del musicista si fondono mirabilmente con la musica indiana. La band si presenta sul palco nei tipici vestiti indiani suonando nella posizione del loto, a volte supportata da due musiciste impegnate all’armonium. Anche in veste acustica McLaughlin stupisce per la tecnica, e la strepitosa velocità. Desta curiosità lo chitarra  utilizzata in concerto creata da   Abraham Wechter  rielaborando una chitarra acustica Gibson apponendo delle corde trasversali che vibrando per simpatia le conferiscono delle sonorità simili al sitar.

Grandissimo il successo in tutto il mondo tant’è che delle band di McLaughlin, seppure con variazioni di formazione (ad eccezione di Zakir Hussain) questa rimane la più longeva. Nel 1980 è la volta dell’incredibile trio formato insieme a Tony Williams e Jaco Pastorius.A questo punto 

John McLaughlin decide di sfidare l’impossibile. Sempre nel 1980 forma un trio insieme al più grande chitarrista di flamenco vivente, il leggendario Paco de Lucia, insieme a Larry Coryell poi sostituito dal giovane Al Di Meola. Ancora una volta Mc Laughlin lascia a bocca aperta fan, critici ed appassionati che lo venerano come un autentico maestro.

Vance Anderson divenuto uno dei più grandi tour manager (poi con Milton Nascimento, Toni Bennett, Pat Metheny) gli sarà a fianco per diverso tempo.

“Non finirò mai di ringraziarlo per quello che mi ha dato, insegnandomi come essere un buon sound engineer e un bravo tour manager. Per me come per tanti  musicisti è stato un’autentica guida, un vero maestro” (Vance Anderson).

 

La formazione REMEMBER SHAKTI festeggia quest’anno i quaranta anni di attività dalla nascita di Shakti con un lungo tour europeo iniziato il 24 ottobre ad Aix En Provence con ventidue concerti che stanno toccando Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Polonia, Gran Bretagna, Slovenia, Grecia, Lussemburgo e Turchia e ovviamente Italia.

Il concerto al Teatro Verdi di Pordenone  è stato fortemente voluto dagli organizzatori del Circolo Controtempo per aprire  la rassegna “Il Volo del Jazz” che proseguirà al Teatro Zancanaro di Sacile. Buona acustica, pubblico attento e partecipe, sala gremitissima, hanno fatto da degna cornice all’attesissima esibizione (presenti appassionati da ogni parte d’Italia).

La formazione presentata in questo tour vede oltre a McLaughlin, Zakir Hussain (tabla) unico superstite della prima formazione,  Shankar Mahadavan (voce), Uppalapu Shrinivas (mandolino), Selvaganesh Vinayakram (kanjira, ghatam, mridangam).

Rispetto alla originaria formazione è balzato subito evidente la totale  assenza della chitarra acustica, John McLaughlin ha difatti utilizzato esclusivamente una elettrica, programmata da un p.c. portatile posizionato alla sua sinistra. Gli anni passano e come gli appassionati sanno, l’acustica non concede nulla, anche ad una mano ancora calda e ben in arnese come quella mostrata dal chitarrista. Qualche tappeto di archi, tanto per creare armonie ed atmosfere ed è partita quella sorta di sfida a quattro fra i due percussionisti e Mc Laughlin e il giovane mandolinista Uppalapu Shrinivas. Sicuramente la musica ha risentito della mancanza degli strumenti acustici, ma lo spettacolo è stato all’altezza, in certi momenti entusiasmante. I celebri break, i riff mozzafiato del chitarrista, sono stati proposti ed hanno colpito ed emozionato come una volta. 

Il repertorio è spaziato fra nuove e vecchie composizioni partendo da Bending Rules, passando per brani come 5 in the Morning, 6 in the Afternoon, Anna, Finding the Way, Bridge Of Sighsche, come ha precisato McLaughlin, è stata composta anni fa proprio a Venezia, Ma No Pa, Sakhi, Finding The way. Quando Zakir Hussain ha iniziato quella sorta di sfida vocale e dialettica con Selvaganesh Vinayakram, figlio del grande Vikku Vinayakram, il teatro è esploso in un boato avendo riconosciuto dal primo riff di chitarra  La Danse Du Bonheur( composta da John McLaughlin e Lakshminarayana Shankar)  cavallo di battaglia degli Shakti contenuto in A handful of beauty. All’improvviso ci è sembrato di ritornare indietro nel tempo a quella incredibile stagione musicale che non avrà più eguali.

 All’altezza i componenti del gruppo, dalla intrigante ed evocativa voce di Shankar Mahadavan, al mandolino di Uppalapu Shrinivas un po’ in ombra nella prima parte del concerto e poi uscito alla distanza, grazie alla guida dello stesso McLaughlin. Sontuosi i percussionisti Zakir Hussain e V. Selvaganesh il quale con un a solo a dir poco strepitoso ha strappato il più grande applauso della serata. Grande successo, con il pubblico che sciamava soddisfatto  seppure con una vena di tristezza. Ad inizio concerto gli organizzatori hanno infatti rammentato  la grave situazione del pordenonese (con diverse grandi fabbriche in chiusura) oltre a ricordare le vittime del ciclone delle Filippine alle quali parte dell’incasso è stato generosamente devoluto.





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